Edoardo Bennato
Le vie del rock sono infinite
Abbi dubbi sempre è l’insegnamento del sempre vivo pirata.
Il pirata Edoardo è tornato a solcare le acque e lo fa con un album che presenta tutti i topos del suo mondo musicale, ritroviamo pirati, briganti, isole, re, l’america sognata, ritroviamo la sua splendida armonica e il rock ‘n roll, un rock che gode di ottima salute e allora? Dove sta la novità?
Beh, lo dico subito, se Bennato già con “L’uomo occidentale” sembrava essersi definitivamente affrancato da un certo torpore creativo, in quel caso forse eccedendo solo di furore creativo, qui realizza un lavoro perfetto sotto ogni punto di vista e che, musicalmente, oscilla tra l’amato rock e tenere ballate, suonato alla perfezione da una compagine di tutto rispetto e con uno sguardo rivolto a 360° all’attualità e, quel che più convince, è che non troviamo né qualunquismo né il facile schierarsi ponendosi sulle barricate, il suo messaggio semmai è quello che già aveva dato il titolo ad uno dei suoi lavori più riusciti del passato “Abbi dubbi”, sempre, aggiungerei io.
Ma passiamo direttamente all’ascolto del disco perché di carne al fuoco c’è n’è veramente molta, si comincia con “Mi chiamo Edoardo” un rock tirato, elettrico ed elettrizzante che fa da biglietto da visita per l’intero lavoro e ci mostra un Edoardo ancora in piena forma “Mi chiamo Edoardo son miracolato / i Santi del rock mi hanno salvato / perciò in America ci devo andare / in pellegrinaggio a ringraziare”, il sogno americano è sempre lì presente ed è quello che tiene artisticamente vivo e vegeto il nostro.
Cambio di tono immediato, entra in gioco la sua amata armonica per “Perfetta per me” una dolcissima ballata che sottolinea quelli che sono i veri valori della vita dipingendo le caratteristiche della donna perfetta “Lei non è una star della televisione / non rilascia interviste al telegiornale / lei cammina a piedi nudi come una contadina / ed in certi momenti sembra una bambina”, una grande canzone d’amore, un inno alla normalità che ormai sembra essere diventata diversità.
Ecco la title-track, parte lenta, poi si infiamma e poi rallenta, poi si infiamma ancora, scritta con il fratello Eugenio è molto autobiografica "Con un passato discutibile / senza un mestiere rispettabile / io giro il mondo e faccio il trafficante di rock 'n roll" e legata ai ricordi della sua Bagnoli “E quando nel sogno risento il ruggito delle ciminiere / risento la radio degli americani / che infetta di rock i conservatori”. Un bel brano rock.
Con “In amore” ritroviamo a suon di rock il tema dell’amore, in un gioco di verità e finzioni, di affermazioni e negazioni “Io sono quello che sono / e parlo d’amore e gioco col fuoco / ma quello che penso davvero / lo dico e lo nego per non finire sul rogo” perché canta chiudendo il brano “A volte che canta canzoni d’amore è stonato / e chi ha sempre promesso di spiegare l’amore / ha imbrogliato”, ecco tornare l’imperativo “abbi dubbi”!
"E' lei che proprio in questo istante sta nascendo / nell'angolo più povero del mondo / che forse questo mondo cambierà" con queste parole di speranza e di attenzione verso i più piccoli e più indifesi inizia “E’ lei”, quello che è stato il brano trainante del disco, un canto dedicato alle nuove generazioni che verranno che si chiude con una speranza ancor più grande "C'è un vagito lontano, forse il peggio è passato / e un futuro diverso forse è già cominciato". Un altro grande brano.
Molto orecchiabile anche se forse sa un po’ di dejà vu è la successiva “Io Tarzan e tu Jane” che narra di un incontro tra una bellona di buona famiglia che si innamora di un rude uomo della giungla, una storia d’amore ovviamente destinata a non durare, lei tornerà alla propria vita agiata perché, si sa, che “Nella scuola la teoria, ma la pratica sta qua / e per la sopravvivenza la leonessa sai che fa? / Per sfamare i suoi leoncini, un’altra mamma sbranerà”, non sembra uno dei tanti fatti di cronaca nera quotidiana? O no?
Con “Un aereo per l’Afghanistan”, scusate la metafora, si torna al rock e si torna a volare alto ed il dubbio qui si fa più lacerante, perché quanto accade laggiù dice Edoardo “Sembra un film di fantascienza / ma non è sicuro che ti piacerà / sembra il nostro medioevo / ma non è finzione, questa è la realtà / questa è l'alba del duemila in Afghanistan” ma soprattutto la questione vera è un’altra, il “Nono reggimento di soldati italiani nell’inferno di Kabul / strumento di aggressione o missione di pace / cos'è decidilo tu”.
“Il capo dei briganti” è un altro brano al top, che comincia lento e cresce di giro in giro, fino a comprendere anche un frammento di tarantella in napoletano. Ad essere sotto accusa è lo stato italiano, a partire dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano verso il quale Edoardo non usa certo parole tenere “Sono il capo dei briganti, inseguito, braccato / ma sono il vero napolitano / quell'altro è un rinnegato” perché aggiunge “Questa è terra di frontiera questa è terra di nessuno / se il tiranno la rivuole sarà muro contro muro”, forse Saviano insegna?
Si cambia decisamente tono con “Wannamarchilibera” brano introdotto da un hammond in pieno stile soul, che vuole certamente divertire senza, però lasciarsi sfuggire all’occasione di far riflettere, insinuando ancora una volta tanti dubbi su tutto ciò che ci circonda, perché dice Bennato “Però in nome della sacrosanta teoria / di giudicare tutti con la stessa misura / o tutte le canaglie vadano in galera / oppure dentro nessuna” e a ben guardare i nostri politici sembrano far prevaler la seconda linea di pensiero.
Ecco tornare l’amato rock con “Vita da pirata”, un’amara riflessione sulla propria esistenza spesso fuori delle righe e soprattutto sulla sua Napoli “sempre la stessa / che si esalta, / che si detesta / tra le promesse degli invasori / e gli agguati degli indiani / tra le scintille dei vulcani / e il mare nero di Bagnoli / da quella rabbia, dov’è iniziata questa mia vita da pirata”. C’è molta amarezza in questo tornare sempre al punto di partenza.
“Cuba” con quel suo andamento sognante, che ci culla come fossimo tra le onde, porta alla mente ”L’isola che non c’è” perché dice Bennato “Cuba da cartolina / sempre in vetrina / allegra signorina / oppure prigioniera / Cuba quale è quella falsa / quale è quella vera”, il dubbio e il rovescio della medaglia sono sempre presenti e allora ecco confondersi “Guajira guantanamera / Guajira di Guantanamo”.
Geniale, rabbioso e trascinante, con tanto di armonica e tamburelli come usava un tempo, è il successivo pezzo “C’era un re”, secondo me il miglior brano dell’album, in cui il nostro pirata ripercorre l’intera storia d’Italia sposando la tesi dell’allora nemico austriaco Metternich che affermò che l’Italia non si doveva fare perché si trattava in fondo solo di un’espressione geografica. Si chiude così “Chi è fedele alla Padania e chi a Napolitano / ma che bella rimpatriata / ma che bella fregatura / c’è chi brucia la bandiera / e chi incendia spazzatura”, da che parte stare? Beh ardua scelta davvero.
Dopo un brano così denso di rabbia e malumore è il momento forse di riappacificare gli animi e allora ecco arrivare “Per noi” brano lento e dilatato che tra suoni, rumori e voci radiofoniche lontane, ci parla finalmente di un “noi”, con un senso di pluralità e di condivisione che lascia aperto uno spiraglio di speranza “Per noi, contenti o scontenti / per noi, volenti o nolenti / per noi, che anche in questo momento / insieme ci stiamo e insieme ci siamo muovendo”.
Questo nuovo disco di Bennato è ad oggi il miglior album tra quelli da me ascoltati in questi primi mesi del 2010, certo non c’è nulla di nuovo, in fondo si tratta del “solito” rock 'n roll, ben scritto e ben suonato, c’è si molto del Bennato degli inizi, ma ciò non può essere che un pregio, per la grande coerenza intellettuale e soprattutto perché sta lì a dimostrare che il più che sessantenne Edoardo è più vivo che mai, ancora capace di realizzare un disco fatto di ribellioni, sofferenze, amarezze, ma anche di speranze, un disco più attuale che mai perché le vie del rock sono appunto... infinite.
Edoardo Bennato
Le vie del rock sono infinite
Genre: Cantautorale , Rock , Rock
Tracks:
- 1) Mi chiamo Edoardo
- 2) Perfetta per me
- 3) Le vie del rock sono infinite
- 4) In amore
- 5) E' lei
- 6) Io Tarzan tu Jane
- 7) Un aereo per l'Afghanistan
- 8) Il capo dei briganti
- 9) WannaMarkiLibera
- 10) Vita da pirata
- 11) Cuba
- 12) C'era un re
- 13) Per noi
Renseignements pris à partir du disque
Edoardo Bennato: voce, armonica (2, 12), cori (1, 2, 3, 4,5, 6, 7, 8, 10, 12), arrangiamento archi (5)
Alfredo Golino: batteria (1, 2, 4, 5, 13), percussioni (2)
Cesare Chiodo: basso (1, 4, 5, 8)
Giuseppe Scarpato: chitarre (1, 2, 3, 9), pianoforte (3), chitarra elettrica (4, 5, 6, 7, 8, 10, 12, 13), chitarra acustica (4, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13)
Gennaro Porcelli: chitarra elettrica (1, 12)
Raffaele Lopez: tastiere (1, 2, 3, 4, 8, 10), celesta (2), archi (2, 7), arrangiamento archi (5), programmazioni (8), hammond (9), arrangiamento orchestra ottoni e percussioni (10)
Paolo Alberta: programmazioni (1)
Franco Li Causi: basso (2, 3, 6, 7, 9, 10, 11, 12, 13)
Cristiano Dalla Pellegrina: batteria (3, 6, 7, 9, 10, 11)
Cesare Petricich: chitarra elettrica (4), e-bow (7)
Fabrizio Barbacci: chitarra acustica (4), arrangiamento orchestra ottoni e percussioni (10), pianoforte (11)
Davide Rossi: archi (4, 5),arrangiamento archi (5)
Nicolò Fragile pianoforte (5), hammond (6), programmazioni (6, 8)
Daniela Carelli: cori (9)
Drigo: chitarra solo (10)
Massimo Tassi: cori (10)
Gino Magurno: programmazioni (12, 13), tastiere (12, 13)
Patrix Duenas: cori (11)
Angela Luglio: cori (11)
Luca Pellegrini: programmazioni addizionali (12)
Testi e musiche di Edoardo Bennato, tranne “Le vie del rock sono infinite” (Edoardo Bennato / Eugenio Bennato), “In amore” (Edoardo Bennato / Alex Britti)
Arrangiamenti archi: Davide Rossi, Raffaele Lopez, Edoardo Bennato
Arrangiamento orchestra Ottoni e Percussioni (Fabrizio Barbacci, Raffaele Lopez)
Prodotto da Fabrizio Barbacci
Produzione esecutiva Giorgio Bennato per Edizioni Musicali Cinquantacinque / F.De Lucia Edizioni
Registrato da Paolo Alberta al Mulino Recording di Acquapendente (VT)
Mixato e masterizzato da Paolo Alberta e Fabrizio Barbacci
Preproduzione settembre 2007 / novembre 2009
Mastering: Antonio Baglio - Nautilus - Milano
Art director: Sergio Pappalettera / Studioprodesign