Deathrage

Self conditioned,self limited

Critique
Posté le 10/12/2008
Vote: 7.6/10

Dall’underground italiano degli anni 80, vi presento l’album di debutto dei milanesi Deathrage. Self Conditioned, Self Limited è un LP che usci nel 1988 e tuttora è oggetto di culto per molti collezionisti. Lo stile del gruppo si rifaceva molto alla corrente thrash meta/crossover del periodo proveniente dagli Stati Uniti d’America, perciò aspettatevi un disco discretamente veloce e compatto ma che mostrava ancora segni d’immaturità a livello compositivo.

I Deathrage erano veramente giovani allora e, nonostante tutto, abbastanza abili nel maneggiare gli strumenti per comporre pezzi che riprendevano la velocità dell’hardcore e la pesantezza del thrash metal. I primi termini di paragone che mi vengono in mente sono Acrophet e Atrophy, ovvero bands provenienti dall’estero con un solido background a base dei succitati generi. S’incomincia con la velocità e la compattezza di “Hard Times are Coming”, probabilmente la traccia migliore dell’album. I riffs di chitarra si susseguono senza sosta e i vari cambi di tempo sono discretamente eseguiti anche se ancora leggermente forzati.

Il tempo è veloce e la voce segue uno stile che punta maggiormente su una tonalità mai troppo brutale. Anche i tempi più lenti sono pieni zeppi di riffs e ciò non fa altro che rendermi felice. Il batterista è molto compatto e usa perfettamente la doppia cassa, mentre un’altra traccia veloce fa la sua comparsa; si tratta di “Killing For Fame”. Il ritornello prende molto dalla corrente hardcore per i riffs e i suoni meno brutali. Qui la voce mi ricorda molto i Darkness dalla Germania (non i THE Darkness…), che allora stavano pubblicando i loro primi dischi. Il primo pezzo che si assesta quasi completamente su tempi lenti è “United States of RedSkins” ed è una traccia in strumentale.

Le partenze al fulmicotone sono bene eseguite e donano più varietà ai break meno impulsivi. Gli assoli di chitarra sono semplici sfoghi di brutalità e si assestano su livelli mediocri. La title track parte abbastanza lenta per poi crescere in velocità in più punti. Essendo abbastanza lunga, la traccia in questione non riesce ad essere sempre coinvolgente e alcune volte i riffs di chitarra non sono così accattivanti o mordenti. Il ritornello è ripetuto fino allo sfinimento e sicuramente non aiuta a dare un tocco di fantasia… “Call of Death” si segnala ancora una volta per le partenze improvvise e la varietà di riffs. Qui la band suona veramente più compatta e convincente.

“Black & White Progress” è zeppa di cambi di tempo e le chitarre suonano senza sosta. I tempi meno veloci sono più forti questa volta e “Master of Nothing” ci accoglie con le sue tonalità cupe e gli strumenti a rilento nella primissima parte. Ancora una volta le parti veloci sono ancorate all’hardcore e possiamo notare dei buoni assoli di chitarra. Certo, qualcosa manca in queste tracce affinché diventino realmente grandi, ma la struttura c’era. “Deathrage” chiude l’album in totale velocità ed è giusto così, poiché i pezzi più lenti erano già stati utilizzati prima e le idee stavano scarseggiando.

Dopo di tutto, il debutto dei Deathrage è un simpatico e diretto esempio di thrash metal made in Italy. Certo, la band dovrà ancora migliorare in strutture e alcuni riffs ma la solidità era già presente. Self Conditioned, Self Limited scorre abbastanza tranquillo, senza ne far urlare al miracolo ma neanche far addormentare…

Deathrage - Self conditioned,self limited

Deathrage

Self conditioned,self limited

Lp, 1988, Discomagic
Durée totale: 34:11

Genre: Thrash metal

Tracks:

  • 1) Hard Times Are Coming (03:32)
  • 2) Killing For Fame (02:45)
  • 3) United States Of Redskins (04:17)
  • 4) Self-limited (06:31)
  • 5) Call Of Death (05:31)
  • 6) Black & White Progress (04:18)
  • 7) Masters Of Nothing (04:19)
  • 8) Deathrage (02:58)

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