Bulldozer
Unexpected Fate
Nei primissimi anni 80, tre band in particolare diedero il loro contributo alla svolta estrema della scena italiana: Necrodeath, Schizo e Bulldozer. Ogni singolo gruppo aveva un modo personale per esprimere la sua rabbia sotto forma di musica. I Necrodeathsi distinguevano per il loro furioso black/thrash, gli Schizo per il loro hardcore/thrash che sovente sfociava in un death primordiale ed i mitici Bulldozer, così ancorati ai Venom da esserne a volte una sorta di riedizione con influenze che spesso e volentieri ripescavano dagli esperimenti occulti dei Death SS e dalla brutalità di una primissima forma di black/speed. AC Wild, Andy Panigada, Dario Carria ed Erminio Galli rappresentarono la prima line-up dei Bulldozer da Milano, quella che andava dal 1980 al 1985. In questi anni il gruppo si sciolse perché alcuni membri dovevano adempiere il servizio militare, ma finalmente nel 1985, dopo lo storico 7” Fallen Angel del 1984, il primo album fu dato alle stampe e si trattava di The Day of Wrath.
La ferocia di questa band non conosceva limiti e presto altri mitici album furono prodotti. The Final Separation, IX e Neurodeliri sono immancabili tasselli di truce, crudo come sushi, black/speed che allora raccoglieva pessimi consensi all’estero ma che fu presto oggetto di un’incredibile rivalutazione. Il peso artistico che i Bulldozer avevano in quel periodo, non poteva lasciare indifferenti, così molte altre band da ogni parte del mondo presto cominciarono ad osannarli, rendendoli oggetto di venerazione e culto. Vari cambi di formazione portarono alla registrazione del loro primo live album, Alive…In Poland, registrato davanti ad una platea di 5.000 fans ed infine al mini-CD sperimentale, dal nome Dance got Sick!, ponendo fine alla storia una band gloriosa. Gli anni passarono senza che questo gruppo fosse mai dimenticato finché alcune voci su una possibile reunion si fecero molto insistenti ed ecco qui che mi trovo a recensire il loro ritorno ufficiale: Unexpected Fate.
Tutti voi sapete che c’è sempre un certo timore nell’affrontare un album di ritorno di una band famosa e dopo tutti questi anni…è normale. Beh, lasciatevi tranquillamente alle spalle ogni tentennamento e buttatevi a capofitto in questo nuovo album perché ne vale veramente la pena. Ancora una volta la Scarlet si offre per produrre un gran ritorno, dopo quello dei Necrodeath nel 1999 e quello degli Schizo nel 2007. La line-up 2009 comprende il mitico AC Wild (voce, basso e tastiere), il fiero Andy Panigada alla chitarra e il nuovo arrivato alla batteria, Manu, direttamente dai thrashers Death Mechanism. La sfuria scatenata da questi musicisti trova già sfogo nella title-track posta in apertura, grazie ai suoi blast beats, alla voce malata ed immutata di un grande AC Wild e alla chitarra pesantissima di Andy. Tutto rimanda agli anni 80, sia per la produzione volutamente “old fashioned” che per l’immutata attitudine a suonare veloce ed incazzato.
L’atmosfera è plumbea e ciò contribuisce a dare un fascino ancora maggiore ad una Ace of Blasphemy da paura, la quale si contraddistingue per il tocco lievemente più melodico dei riffs (derivante dalle influenze speed metal) e per i classici cori alla Bulldozer che ormai sono nella storia del metal tricolore. I tempi rimangono su binari veloci al fine di donare quel tocco ancora più primordiale, ispirandosi ancora una volta ad un periodo in cui la voglia di unire generi come black, speed e thrash stava mietendo vittime un po’ ovunque. Salvation for Sale e le sue granitiche sezioni in mid-tempo tra le varie sfuriate, presto cattura l’attenzione, per poi non parlare della tecnica solista dell'ospite speciale Jennifer Batten che marchia a fuoco i suoli assoli di chitarra, unendo uno stile irruente ma anche variegato. Use Your Brain ha un inizio cadenzato con tanto di sinistri arpeggi in tonalità pulita e ciò non fa presagire le future varie sezioni nettamente più impulsive ed accattivanti al fine di distruggersi le ossa sotto il palco.
Le influenze dei primissimi Slayer sono pesanti, come anche testimoniato dalla successiva Micro VIP la quale, tuttavia, si contraddistingue per un tocco maggiormente melodico che molte volte viene sostenuto dal sezioni in mid-tempo per dare risalto alla macchina macina riff Andy. Bastards è un macigno di proporzioni gigantesche che pone in risalto il classico ritornello alla Bulldozer anni 80, facendomi tornare più volte un sorriso di goduria che non facevo da un bel po’ di tempo. In Buried Alive by Trash possiamo veramente notare il bagaglio tecnico dei chitarristi ospiti Olaf Thørsen, Kiko Loureiro e Anders Rain quando si tratta delle partiture soliste, mentre più volte un sottofondo macabro creato dalle tastiere ammanta la struttura anche se il classico, violento thrash up-tempo non si fa attendere molto e presto invade anche la successiva The Counter-Crusade la quale si fa notare ancora una volta per i mitici, inimitabili cori nel ritornello e per le sue oscure sezioni che trasudano di occultismo grazie agli arpeggi, senza abbisognare della distorsione.
The Prediction è solamente un tenebroso intermezzo a base di note di tastiera e distorsioni varie ad opera della chitarra, annunciandoci la finale, spettacolare In The Name. Per l’atto conclusivo, le atmosfere plumbee si fanno più forti, con l’entrata dell’immancabile parte veloce e violenta verso la conclusione di un gran ritorno tricolore. I livelli degli album passati magari non potranno essere raggiunti con questo Unexpected Fate, tuttavia mi sento in dovere di ribadire la grande bontà di un prodotto che affonda le sue radici in una scena che non ritornerà mai più, ma che grazie a band come i Bulldozer, non facciamo tanta fatica ad immaginare, ancora una volta.
Bulldozer
Unexpected Fate
Genre: Thrash metal
Tracks:
- 1) Unexpected Fate
- 2) Aces Of Blasphemy
- 3) Salvation For Sale
- 4) Use Your Brain
- 5) Micro Vip
- 6) Bastards
- 7) Buried Alive By Trash
- 8) The Counter-crusade
- 9) The Prediction
- 10) In The Name
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"AC Wild": voce, basso, tastiereAndy Panigada: chitarra
Manu : batteria