Giua e Armando Corsi: Entrevista del 13/03/2012

Publicado el: 14/03/2012


Se a un matematico dovessi dire che 1+1 è uguale a 3, mi darebbe sicuramente del matto, ma la musica non è la matematica e se allora una brava e giovane cantautrice (nonché pittrice) come Maria Pierantoni Giua (più conosciuta come Giua) e un grandissimo chitarrista come Armando Corsi incrociano i propri percorsi artistici, ecco che dal loro incontro ne esce un valore aggiunto, la musica allora diviene il vero motore di un disco chiamato “TrE”, dal quale emerge tutto il piacere di suonare e giocare insieme di questi due straordinari artisti.

“TrE” è addirittura un doppio album, un primo disco di  quindici brani inediti e un disco con sei splendide cover che costituiscono una babele di lingue e di mondi musicali di grande fascino.

Ecco allora i due protagonisti impegnati in un’intervista in parallelo.

Nome?

Giua - Maria.
Corsi - Armando.

Luogo di nascita?

Giua - Rapallo.
Corsi - Genova.

Professione?

Giua - Cantautrice e pittrice.
Corsi - Musicista.

Come vi siete incontrati?

Giua - Cercavo un maestro di chitarra e sono arrivata alla porta di Armando.
Corsi - Ho incontrato Maria nella mia scuola di musica.

Che ricordi hai della prima volta?

Giua - E' stato emozionante, non sapevo cosa aspettarmi e Armando faceva fuori qualunque cliché.
Corsi - Ho un bel ricordo, mi aveva colpito che Maria scrivesse già canzoni.

Com’è nata l’idea di realizzare questo progetto?

Giua - E' nata dal piacere di suonare con Armando e dalla nostra amicizia: volevo raccogliere in un disco tutti questi anni passati insieme suonando e viaggiando.
Corsi - E' nata dal suonare tanto assieme e suonare vuol dire conoscersi. Vita è musica.

Chi ha scelto il titolo "TrE"? Perché proprio "TrE"?

Giua - L'ho pensato io, una sera mentre andavo a dormire. L'idea è 1+1= 3, l'unione di due persone se è buona dà sempre un frutto. La musica e l'altro sono il 3°.
Corsi - L'ha pensata Maria e mi è piaciuto molto, anch'io penso che 1+1 faccia 3.

Il disco è stato preceduto da un videoclip realizzato per uno dei brani più belli e immediati dell’intero lavoro “Totem e tabù”, il brano è interamente firmato da Giua, sua anche la scelta di partire da lì? Perché? Io trovo rappresenti magnificamente lo spirito del disco? Siete d’accordo?

Giua - Abbiamo scelto insieme di iniziare con questa canzone, anche a partire dall'idea di Giada Messetti di girare il video. Rappresenta bene lo spirito del disco, ironico e sfaccettato, ricco di sfumature e dal sapore latino.
Corsi - Penso che in gran parte presenti lo spirito del disco, anche perché è stato realizzato in un modo particolarissimo, fuori norma: è più difficile togliere che aggiungere per il buon andamento del brano. Questo è un disco ironico e inusuale, come questa canzone, costruita con suoni originali e idee che seguono il nostro modo di sentire la musica.

Che cosa aggiunge di nuovo "TrE" al panorama musicale italiano e non solo? Non solo perché penso che abbia le potenzialità di oltrepassare i nostri angusti confini? E’ questa la motivazione della presenza dei testi tradotti in inglese?

Giua - "TrE" parte dal piacere di far musica e di condividerla, porta questa voglia di incontrare e di proporre. Abbiamo scelto di tradurre i testi in inglese perché vogliamo rivolgerci a più persone. La musica ha la forza di non fermarsi a nessun confine.
Corsi - Fare le traduzioni in inglese vuol dire pensare a un mercato internazionale. Quando si è consapevoli di aver fatto alcune scelte, si va a osare e a toccare sia argomenti letterari sia argomenti musicali non usuali. "TrE" aggiunge ulteriore musica colta.

C’è un brano tra i quindici del primo disco (il secondo raccoglie sei belle cover d’autore) che ritieni irrinunciabile? Se si, perché?

Giua - Irrinunciabile è “come fa una mela”, una canzone di cui ho scritto il testo, la musica è di Armando. Ha una grazia che mi sorprende ed emoziona tutte le volte che la canto.
Corsi - Il brano che ritengo irrinunciabile è “come fa una mela”, di cui ho scritto la musica e Maria il testo; non avrei mai pensato che diventasse una canzone. E' irrinunciabile perché fa parte delle mie corde. Se potessi rifarlo, lo registrerei con la London Simphony Orchestra per una sua ulteriore completezza.

Io credo che un altro brano di facile accesso, adatto a un’eventuale programmazione radiofonica sia “Pop Corn”, com’è nato?

Giua - Ho scritto questa canzone in seguito a un incontro con un discografico: per l'ennesima volta ho capito che la visione consumistica del “cotto e mangiato” che regola il mercato discografico proprio non mi piace! Con Armando ci siamo divertiti a fare una canzone “pop” ironica e sensuale: a buon intenditor poche parole.
Corsi - Io sono ancora innamorato degli anni '80 e Maria a volte, non sempre, mi sembra una donna degli anni '80 come gusto e cultura musicale. Ci siamo divertiti a creare questo brano usando suoni e armonie vintage. Avevo in mente la discoteca di quegli anni; abbiamo unito sensualità e musicalità.

“Pop Corn” è proprio uno di quei brani che musicalmente vede la firma di entrambi, com’è stato scritto, vi siete seduti intorno ad un tavolo?

Giua - A partire da una mia idea, in studio mentre stavamo registrando con Armando, la musica ha preso tutta un'altra piega: il bello di fare le cose insieme è questo, si sa da dove si parte e non si sa mai dove si arriva!
Corsi - Un pezzo così realizzato non nasce mai sedendosi intorno a un tavolo: nasce vivendo certi momenti e delle magie particolari. Capito?

Belli sono anche i brani strumentali presenti nel disco, belli perché non costituiscono per nulla un intermezzo, ma sono pezzi con la stessa valenza di quelli con parole forse persino più evocativi come ad esempio “La culla di giunco”, c’è qualche altra vostra composizione strumentale che avreste voluto inserire e per qualche motivo è rimasta fuori?

Giua - No.
Corsi - No.

Uno dei brani più intensi è senza dubbio “Penelope”, che vede la partecipazione di Jaques Morelembaum al violoncello e Marco Fadda alle molle, mentre Armando ha una volta tanto ceduto le chitarre a Giua, suonando invece il rhodes. Soddisfatti dell’esito?

Giua - Moltissimo!
Corsi - Soddisfattissimo!

Bellissimo anche il vostro duello all’ultimo arpeggio di chitarra nella romantica “La via dell’amore”, brano interamente strumentale firmato da Corsi e che vede ancora la stupenda presenza del violoncello di Jaques Morelenbaum. Chi vince alla fine?

Giua - Non vince nessuno, questo è il bello.
Corsi - Alla fine vince Maria, perché si rivela una brava chitarrista.

Un altro brano che acchiappa sin dal primo ascolto è “Wonderwoman”? C’è qualcosa di autobiografico? Io credo che in fondo Giua sia un po’ wonderwoman, musicista, cantautrice, pittrice? E che dire allora di Armando Corsi, personaggio schivo di carattere, non è forse un superman della chitarra? Che dite a proposito di questi due “supereroi”?

Giua - Wonderwoman? Nasce da “le donne che non devono chiedere mai perché tutto gli è dovuto!”.   Ogni tanto capita di inciampare in questi errori e si finisce per scambiare una pretesa col desiderio. Ecco da dove nasce questa canzone!
Corsi - Con tante primavere come il sottoscritto si potrebbe pensare di essere già arrivati a dei traguardi: qualcuno ha mai pensato che vivere ogni giorno come fosse il primo e l'ultimo possa veramente essere un privilegio?

Abbiamo detto molto del primo disco, il secondo affronta invece sei brani di altri autori, partendo da “Volver” di Carlo Gardel e finendo a “ Beuga bugagna”, una filastrocca genovese musicata da Corsi, passando attraverso un classico della canzone napoletana come “I’te vurria vasà”, tra l’altro con un ospite d’eccezione come Fausto Mesolella. Chi ha scelto questi titoli? C’è stata qualche esclusione che invece avreste voluto inserire?

Giua - Abbiamo scelto tra le canzoni che da anni suoniamo insieme dal vivo, canzoni che fanno parte della nostra storia, della nostra cultura e che ci emozionano ogni volta che le suoniamo: diventano sempre nuove.
Corsi - E' stata una scelta dettata dal sentimento e dal modo di essere.

Io ho ascoltato più volte il vostro doppio disco e a ogni ascolto emergono nuove fragranze musicali, c’è un amore intrinseco per la musica che trasuda a ogni passaggio musicale, c’è amore per quel che si suona e molta complicità, insomma piacevolissimo e mai banale, doveste consigliarlo ad altri che parole utilizzereste?

Giua - Direi che è un disco curioso, che lascia spazio a chi lo ascolta coinvolgendolo.
Corsi - Senza presunzione lo definirei una scoperta interessante in tutti i sensi, che ti fa capire cosa vuol dire umiltà e semplicità.

Lavorando a questo progetto e dovendolo ora promuovere dal vivo, è ovvio che vi siate frequentati molto, qual è il pregio più bello del vostro compagno musicale?

Giua - La sua libertà.
Corsi - La fortuna di essere se stessa.

Il difetto, invece, se ne ha?

Giua - Ha un lato scuro in cui ogni tanto è difficile entrare.
Corsi - Non so cosa dire.

Appartenete entrambi allo stesso humus musicale, siete entrambi liguri, ci sono colleghi che stimate particolarmente e con i quali amereste collaborare magari in un futuro progetto, sempre che già non l’abbiate fatto?

Giua - Mi piacerebbe prima o poi scrivere e cantare con Caetano Veloso.
Corsi - Mi piacerebbe collaborare con Leni Andrade.

Due parole invece per salutare chi ci legge e soprattutto fornire loro un motivo per avvicinarsi a "TrE"?

Giua - Non c'è "TrE" senza Te! A presto!
Corsi - Un saluto a tutti, felice. Comprate il disco!

 

Giua e Armando Corsi
Giua e Armando Corsi