Athwart

Trademark of Hegemony

Critique
Posté le 21/11/2011
Vote: 7/10

I Friulani AthWart sono una delle nuove realtà italiane nel campo del death/thrash metal. La loro formazione risale al 2006 e, dopo la pubblicazione dell’EP autoprodotto BlowBack, la Copro Records decise di metterli sotto contratto per dare loro la possibilità di registrare l’album del debutto ufficiale. Il nome scelto per il lavoro è Trademark of Hegemony . L’album in questione annovera undici canzoni composte da liriche impegnate, a trattare di guerre passate, recenti e fattacci anche del nostro Paese.

Musicalmente parlando, il combo alterna sapientemente sfuriate a inflessioni leggermente più accessibili che risiedono principalmente nel solimo della chitarrista Giulia Coletti. L’apertura di disco è nella mani di God Can’t See, composta di un thrash metal diretto di scuola teutonica con la voce possente di Michele Guerra, anche chitarra ritmica. Il sound è buono ma le sezioni soliste delle chitarre hanno una produzione più scadente che sarebbe più appropriata per un’uscita amatoriale. In esse si avvertono echi e sembrano completamente distaccate dai suoni possenti della sezione ritmica. Sovente i tempi medi lasciano trasparire un’influenza che rimanda ai tempi dei primi Machine Head per il groove marcato e i tempi stoppati. Italian History X si distingue per una ritmica ancora più tellurica rispetto alla canzone posta in apertura. I tempi veloci si susseguono in modo selvaggio ed a tratti si può capire come una band come i Soulfly possa essere usata come influenza per il gruppo, soprattutto per Michele al microfono. This is Not Progress si distingue per una doppia cassa che viaggia a velocità notevole, supportando riffs ancora una volta diretti, spezzati solamente da tempi medi reminiscenti del groove metal anni 90 che inglobano oscuri arpeggi a sostenere il solismo malinconico della sei corde di Giulia.

Passando attraverso la diretta, ma dal facilmente memorizzabile ritornello, Strain At The Leash, si arriva all’oscura By Blue Ontario's Shore. La traccia non si risparmia e pigia sull’acceleratore quando ce n’è bisogno ma riesce anche ad offrire momenti in tempi medi che donano profondità e portano anche alcune velate melodie. La furia della successiva Into the Barren Earth chiama in causa persino furiose sezioni in blast beats che accompagnano sezioni di chitarra a richiamare in qualche modo il mondo black metal, tale è la loro veemenza. Ci pensa la successiva Contaminated Blood a tirare in ballo una maggior “atmosfera”, anche se praticamente relegata solamente in apertura giacché il suo proseguimento vede ancora una volta blast beats di batteria e riffs con pochi fronzoli. Avvicinandoci alla fine del disco passiamo attraverso una Outskirts che non pensa a nessuna forma di mediazione musicale, proseguendo un massacro che continuerà con The Front. Solamente la finale Back To Sarajevo cede leggermente a sezioni meno impulsive nella sua prima parte e nel finale. Il resto sicuramente farà la gioia di chi ha apprezzato lo stile della band sinora.

Gli AthWart con il loro debutto ufficiale mi hanno piacevolmente sorpreso. Il loro stile diretto ha potenza e idee sufficienti per proseguire in futuro. C’è personalità anche, ma consiglierei alla band di mettere meno carne al fuoco con un futuro disco perché alla lunga questo stile diretto potrebbe annoiare leggermente l’ascoltatore. Meglio un quarto d’ora in meno, per quanto mi riguarda, ma sempre bello diretto. Ad ogni modo, trattasi di un debutto convincente, bello violento e pesante. Un ascolto consigliato per gli irriducibili del genere.

Athwart - Trademark of Hegemony

Athwart

Trademark of Hegemony

Cd, 2010, Copro Records
Genre: Death metal , Thrash metal , Thrash metal

Tracks:

  • 1) Intro (01:14)
  • 2) God Can't See (05:19)
  • 3) Italian History X (04:49)
  • 4) This Is Not Progress (05:15)
  • 5) Strain At The Leash (04:45)
  • 6) By Blue Ontario's Shore (04:09)
  • 7) Into The Barren Desert (03:32)
  • 8) Contaminated Blood (05:44)
  • 9) Outskirts (04:16)
  • 10) The Front (04:07)
  • 11) Back To Sarajevo (05:57)

Renseignements pris à partir du disque

David Predonzan  Basso
Giulio Gus Cervi  Batteria 
Giulia Coletti  Chitarra solista 
Michele Guerra  Voce, chitarra ritmica

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