Warhead

Sand'son

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Publicado el 14/03/2022 - Última actualización: 04/04/2022
Votar: 7/10

Un album dimenticato torna ora sinistramente attuale, a causa del momento burrascoso in cui ci troviamo a vivere.

Sand'son, acronimo di Sights and Sounds of Netherworld, contiene una serie di canzoni rock dai testi pessimistici a tema antinucleare1, tutte interamente composte dal leader del gruppo, Fabio Scipioni.

 

Tematicamente perturbante e perturbato, ma gradevole nelle sue vibrazioni influenzate dal grunge anni '90 (nonostante il gruppo si sia formato ben prima della nascita del movimento), il disco è uscito nell'ormai lontano 1998 per opera della New LM Records. Sand'Son è una credibile via italiana al rock dei '90 di qualità e di respiro internazionale che però, come spesso accade, è passata ampiamente inosservata.

 

Quindi che rock fanno, di preciso, questi Warhead di Sand'Son? Se volessimo rimanere sul generico, diremmo che i pezzi sono tutti "contaminati" e contrastati nell'indecisione perenne “tra un sottogenere e l’altro”, suonando semplicemente un rock moderno possente, per riassumere il tutto. Più in dettaglio, si parla di hard rock con contaminazioni doom metal, stoner e psichedeliche, in cui le imprese di Alice in Chains, Screaming Trees e Soundgarden (Shootin' Stars, Foolkiller, I Lose Control) si incrociano con le più antiche eredità di Black Sabbath, Deep Purple, Judas Priest e con la “nuova” ondata metallica dei primi anni '80 (si sentano Fire from Within e Black Out in Cell-Block 10), nonché qualche cadenza mortifera memore di Saint Vitus e Trouble (In Mission for God) di fianco al lato meno cupo e più blueseggiante di Paul Chain. Quest'ultimo è coinvolto per di più in prima persona: produttore dell'album (all’epoca direttore artistico della New LM Records), oltre a prendersi cura dell'ingegneria del suono e del missaggio negli studi Day Records situati in casa propria, si esibisce in tre assoli di chitarra, probabilmente improvvisati come da suo solito.
 

Una tale miscela si amalgama dando vita a un fluido sonoro digeribile, piacevole, immediato, di brani dalla struttura compositiva semplice e diretta. Accanto al fido chitarrista Colasanti, ospite alla voce in questo album è Kevin "Hell" Throath, storico cantante dei Revenge, mentre alla sezione ritmica figurano i due Valter: Vincenti e Sacripanti. Dal punto di vista più strettamente stilistico, i Warhead abbandonano quasi del tutto l'indole punk e hardcore mostrata agli esordi - ma non l’ideologia anarchica - per spostarsi verso i detti territori metal e più classicamente rock.

 

Le danze sono aperte dalla splendida Shootin' Stars, forse la miglior canzone del lotto, forte di uno spiccato e travolgente gusto melodico, che regala ondate di piacere assicurate; altri due brani indubbiamente da menzionare sono The Downwinders, in cui la ripetizione ossessiva di pochi riff rende bene l'idea di un clima opprimente e malsano2, concedendosi una tantum quella monotonia certo cara anche a gruppi come Sleep, Electric Wizard e Kyuss, e Keep Inside, con un testo tipicamente stoner, appropriatamente chiusa da uno psichedelico assolo dell’illustre Paul Chain. In quegli anni la neonata scena alternative rock nostrana non aveva ancora minimamente assimilato le sonorità stoner: non erano ancora arrivati i Queens of the Stone Age3 a farle conoscere a un pubblico ormai mainstream e a renderle "cool", rispetto all'underground di Kyuss, Fu Manchu, Desert Sessions e fratelli. Per il debutto di gruppi come OJM (prodotti proprio da Paul Chain) o Ufomammut mancava ancora qualche annetto, e la comparsa di realtà un po’ più prossime al mainstream anche in Italia, come i Verdena di Requiem, era ancora un miraggio.

Qui, tuttavia, dalla nascente corrente stoner si prende già, senz'altro, un po' d'ispirazione per suoni e melodie, ma non vi è traccia alcuna delle dilatate e spaziali jam session tanto care ai suoi praticanti, e il tutto tende a mantenersi sempre il più secco e diretto possibile, fino all’epilogo sabbathiano e tribale di S. And S.O.N.. L’ugola di Kevin Throath (vero cognome: Ugolini!) si dimostra adatta sia al metal più classico che al contesto alternative del decennio e quindi alle soffici linee melodiche “doppie” tipiche degli Alice in Chains, senza mai fare una piega, al punto che due brani dalle sonorità molto simili, Cosmic Collision e Mindblower, sempre con Throath alla voce, verranno pubblicati sull'”album d’addio” di Paul Chain Unreleased, vol. 1.4

Ben suonato, cantato e prodotto, con suoni convincenti e melodie orecchiabili, Sand’son potrebbe rivelarsi un disco da non perdere per chiunque non disdegni una certa amicizia fra grunge e stoner-doom.

Praticamente impossibile intuire le origini punk del gruppo dall'ascolto di questo album, anche nel constatare quanto la band si trovi a proprio agio nel tuffarsi in un ambiente sonoro simile; i Warhead si erano del resto distinti negli anni proprio per l'"anarchico" anti-dogmatismo: per quanto leggibile in un’ottica tipicamente punk, si veda il folle divertissement natalizio di Xmas Bop/ White Christmas, singolo del 1987 ancora una volta realizzato in collaborazione con Paul Chain, che in quell'occasione figurava all'organo hammond, oltre a esibirsi autoironicamente nelle sue proverbiali e "malefiche" risate, che chiudevano il lavoro.

 

E proprio Paul Chain, con Whited Sepulchres del 1991 firmò già, se mi è permesso osare tanto, il primo disco stoner italiano (!), addirittura precedendo di un anno il fatidico Blues for the Red Sun dei californiani Kyuss (!!), che sarebbe poi divenuto la Sacra Bibbia del filone desertico, plasmandone tutta la mitologia legata ai climi aridi, isolazionisti e "intrippanti" del rock "fumato". Il deserto cui faceva riferimento il disco di Chain era invece quello del vuoto interiore provocato dal lutto, come testimoniato dalla bianca copertina ispirata ai biglietti per le condoglianze; ancora più esplicito il riferimento a un “deserto” morale: quella landa desolata della coscienza ove serpeggia e prolifera l’ipocrisia.5 A voler essere scettici e pignoli a tutti i costi, rifuggendo le tentazioni del campanilismo e del fanatismo, si potrebbe giusto puntualizzare che gli mancassero appena un pizzico d'iper-amplificazione e ultraviolenza in più per rientrare appieno nel genere.

La psichedelia di Chain, d'altro canto, era di natura dichiaratamente spirituale e ben poco aveva a che spartire con il "relax" e il divertimento associati alle droghe ricreative, racconti di cui è ben condita la letteratura legata a questo ennesimo filone del rock'n'roll. In quegli anni, fra l’altro, a Seattle i Soundgarden iniziavano pian piano ad accostarsi a sonorità affini, qualificandosi se non come "padrini" dello stoner, quanto meno come "fratelloni". Del resto, sul fatto che i nonni siano stati Jimi Hendrix, Blue Cheer, Black Sabbath, Budgie e compagnia suppongo che siamo tutti d’accordo… no?

 

Tornando a noi e alla produzione discografica dei Warhead, dopo questo piccolo “viaggio mentale” che gli appassionati del genere sapranno perdonare, concludo riferendo di come i nostri ci riproveranno ben nove anni dopo, nel 2007, con Sky Fab, che dopo un lungo silenzio proseguirà sullo stesso percorso stilistico ma con un nuovo cantante, Nayarana Minozzi, partorendo un lavoro ancora una volta moderno e accessibile ma senza, ovviamente, scadere mai per questo in pecoreccio bubblegum da classifica, classifica in cui infatti non finiranno mai: parliamo comunque di underground! Per capirci: di gente che con la musica non ci paga neppure mezza bolletta.
 

How many bombs, how many deaths
Bring us to beginning point
Again

(“Shootin’ Stars” – Sand’sonWarhead, 1998)

 

1 Le tematiche su cui è incentrato questo disco, a ben vedere, sono da sempre urlate a pieni polmoni dal nome stesso del complesso il cui significato, tradotto letteralmente, è testata con esplicito riferimento, quindi, all’ambito bellico - nucleare.

2 Il termine Downwinders indica le persone che sono state esposte a contaminazione con sostanze radioattive, a causa di esperimenti nucleari effettuati negli Stati Uniti.

3 Che sì, debuttarono proprio in quell’anno con il disco omonimo, ma il tempo della fama e della gloria (e del capolavoro) non era ancora giunto.

4 Seguito ovviamente dal vol. 2, andando a formare una doppietta pensata per "salutare" e "uccidere" il personaggio Paul Chain, lasciando spazio a una bizzarra rinascita della carriera artistica del polistrumentista pesarese in altre vesti, stavolta a stretto contatto con la pittura astratta.

5 Riporto fedelmente dal libretto: «Viviamo nel mondo dei sepolcri imbiancati dove “apparire” è più importante di “essere” ma noi detestiamo i nostri carnefici !!??». Paul Chain - Whited Sepulchres, Minotauro Records, 1991, dedicato alle vittime «dell’ingiustizia generata dalla violenza della stupidità degli esseri».

Warhead - Sand'son

Warhead

Sand'son

Cd, 1998, New Lm records
Género: Hard rock , Grunge , Stoner

Canciones:

  • 1) Shootin' Stars
  • 2) The Downwinders
  • 3) Follkiller
  • 4) Fire from Within
  • 5) I Lose Control
  • 6) In Mission for God
  • 7) Keep Inside
  • 8) Black Out in Cell-Block 10
  • 9) S. and S.O.N.

Información tomada del disco

Formazione:
Fabio Scipioni - chitarra elettrica
Fausto Colasanti - chitarra elettrica
 
Kevin Throath - voce
Valter Vincenti - basso
Valter Sacripanti - batteria
 
Paul Chain - chitarra solista in The Downwinders, Fire from Within, Keep Inside
Riccardo Maronghi - percussioni in S. and S.O.N.
 
Testi e musiche di Fabio Scipioni
Ingegneria del suono, missaggio e produzione a opera di Paul Chain
Produttore esecutivo: Luigi Mariani
Assistente al missaggio: Mario "Broz" Mariani
 
Registrato ai Day Records studio
 
Crotalo ed. musicali 1998
 
Paul Chain Production

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