Kina
Se ho vinto,se ho perso
Canciones:
- 1) Sfoglio i miei giorni
- 2) Camminando di notte
- 3) Cosa farete
- 4) Questi anni
- 5) Intro
- 6) Quanto vale
- 7) Occhi sbarrati
- 8) La forza del sogno
- 9) Occhi di rana
- 10) Non credere
Aún no está presente ninguna opinión del disco "Se ho vinto,se ho perso" Kina.
Kina
Se ho vinto,se ho perso
Género: Punk
Información tomada del disco
Si lo so anche io che tutto e' spettacolo, soltanto spettacolo. Lo spettacolo e' al posto della vita, la ricerca disperata di equilibrio ha sostituito la vita vera con la sua immagine. Tutto e' spettacolo e lo spettacolo e' merce. I film di denuncia vendono bene e sembra anche i "dischi di protesta", tutti si vivono la loro contestazione sullo schermo, si riempiono l'intestino di rivoluzione, tutti ne parlano e nessuno la fa. Non ci sono piu' grandi verita' da scoprire, il disastro ce l'abbiamo di fronte agli occhi tutti i giorni. Ora posso soltanto stare zitto e rimboccarmi le maniche finche' mi restano le mani. Vogliamo dedicare questo nuovo disco a tutti i centri sociali sparsi in Italia e all'estero. Una dedica che vuol essere un invito a non dimenticarli. In questi ultimi anni forse e' stato un po' troppo facile criticarli, a volte snobbarli e dimenticarsi che tutto e' nato li. Il centro sociale autogestito come il luogo dove si produce il nuovo, la nuova musica, nuovo modo di stare insieme, nuovi modi di vedere e vivere il mondo. Il luogo dove, nei limiti del possibile, le leggi economiche valgono relativamente poco. Si propone e si crea il liberta', in allegria. Chiaro, noi ed altri abbiamo criticato e criticheremo i centri sociali perche' a volte gli impianti voce sono penosi, volendo ci si puo' dormire in modi selvaggi e sovente non c'e' lira. Ma la nuova cultura non si crea di sicuro nel club da L. 15.000. Mi viene in mente un esempio: tour 1987 dei Sonic Youth, concerto al Leoncavallo a Milano, L. 4.000 per l'ingresso e 1.500 persone, nel tour precedente suonarono al Rolling Stone per L. 15.000 e 200 persone, in quello successivo al Big Club per £ 15.000 e 300 persone. La gente vuole cultura ma non vuole alimentare altre mafie oltre a quelle gia' esistenti. Siamo sempre stati contro le gabbie. I centri sociali credo che siano importanti in quanto espansione, dare piu' possibilita', essere una variabile in piu', non un'altra galera. Io non sono diverso se suono in un club e se il 30% dei nostri dischi e' venduto nei negozi. Non sono diverso, ve lo assicuro. Posso incontrare altra gente, avere e dare piu' idee. Non ho piu' 14 anni. Le mie idee sono le mie dappertutto, qualunque cosa faccia, in qualunque posto sia. Suoneremo sempre per benefits, viaggeremo sempre su un furgone sgangherato. Un concerto in un club, un passaggio in R.A.I. o un articolo su una rivista non ci fa diventare uguali ai Duran Duran. Io credevo che fosse scontato, non lo e' ,lo devo scrivere e questo, a dire il vero mi rattrista un poco. Mi piace di piu' scrivere poesie o metafore, ma a volte bisogna parlare in prosa per chi capisce solo la prosa. Questo disco e' ancora rabbia, sudore, allegria, risate, gioia, liberta', idee pazze, stonatura, noia tremenda e un po' di felicita'. Spero che ci onorerete leggendo questi nostri deliri e ascoltando i nostri rumori. Quello che e' qui viene dal cuore, puo' non piacere, puo' essere strano ma e' tutto reale, assolutamente vero. Nulla di prefabbricato e studiato a tavolino. 1 solo suono campionato; il gong. Tutto il resto e' stato sudato nello studio di Beppe Crovella a Colombaro Po (To), nel maggio e settembre 1989, registrato su 32 piste e masterizzato in analogico e digitale.
Sai una cosa strana? Mi piace guardare i contachilometri delle macchine dei miei amici. Una simpatia viscerale per chi ha superato i 100.000. Non credete che sia così banale, i chilometri si vedono sulla faccia degli amici, si sentono nelle frasi, nei dubbi. Sono strani gli autogrill alla 3 di mattina, odore di croissants freschi, il caffe' di chi deve arrivare all'alba guidando, quel parlare sottovoce per non svegliarsi troppo e poi il freddo, la pioggia fuori dalla porta. Non e' così stupido. Come parlare di Zen e riparazione di motociclette ti puo' insegnare a riparare cio' che ti si e' infranto dentro di te, fare chilometri non e' solo viaggiare sull'asfalto. Puoi viaggiare invece giu', sempre piu' dentro di te oppure su, ancora piu' su verso idee che non sarebbero mai nate prima. E allora forse un semaforo rosso non e' così importante, il viaggio continua lo stesso. E' veramente piu' bello viaggiare che arrivare. Tutto cio' per cosa? Forse per dire che tu non sei ancora arrivato, non lo sono neppure io e spero di non arrivare da nessuna parte. Finire il viaggio e' anche morire, non essere niente altro che cio' che eri ieri e che sarai domani, troppo simile ad un cadavere. Per dire che le risposte non le ho e non le ha nessuno. Se vuoi ti posso parlare dell'ultimo autogrill dove mi sono fermato, ma il casello non lo so dov'e', insomma, non seguitemi, mi sono perso anch'io!
G.P. (8.1.'88)
E' soltanto una tribu', un assembramento di tipi un po' folli che hanno deciso che il verbo essere e' molto piu' importante del verbo avere, che gli esseri sono piu' importanti degli averi. Anche noi con la nostra musichetta siamo di quelli, esponenti clown di quella razza di folli che non e' a casa sua da nessuna parte. Quello che hanno un sogno dietro gli occhi, che non sono felici perch? hanno trovato un lavoro. Forse ci potrete riconoscere per i segni sulla pelle, tatuati, bastonati, criminalizzati. Forse un po' noiosi ma con tanta voglia di vedere fuori, un giorno, quel mondo ce ci portiamo dentro.
G.P. (20.08.'87)