Delirium
L'Era della Menzogna
I Delirium, band genovese (in cui suonò anche Ivano Fossati) nata sul finire degli anni sessanta, non hanno bisogno di presentazioni: alfieri del prog italiano e capaci di regalare pagine epiche nel corso degli anni settanta hanno saputo riprendere dal 1996 quella storia interrotta grazie a tre dei suoi ex componenti: Ettore Vigo, Pino di Santo e Martin Grice. L’ultimo risultato di questa nuova avventura è “L’Era della menzogna” un album fresco, fresco di pubblicazione presentato in anteprima durante il FIM Festival 2015.
Il lavoro, uscito grazie alla collaborazione con l’etichetta indipendente Black Widow di Genova, è chiaramente ispirato da tutto il background di cui i Delirium si fanno portavoce: si presenta nella tipica veste di un concept album, com’era consuetudine negli anni d’oro del progressive, mette in primo piano tutto il linguaggio polistrumentale tipicamente intrecciato e si anima di una mai doma volontà di andare controcorrente. Ovviamente tutto il format della produzione è qualcosa di più di un semplice album. Siamo nel campo dell’eccellenza per quanto riguarda la tecnica strumentale e la narrazione sociale. Naturalmente l’elemento catalizzatore è la libera espressione con architetture sonore molto spesso simili a delle vere e proprie jam session, con brani di conseguenza allungati e dal minutaggio oversize.
Il disco si presenta composto di sole nove tracce, ma la cosa è più che giustificata dalla durata media di ogni singolo episodio e dalla rinnovata compattezza del suo messaggio sotteso: una lunga e accorata critica agli abusi di potere e al perpetrato uso improprio di una sua retorica di regime, come sottolineato dal titolo stesso dell’opera. Il suono delle tastiere, spesso in primo piano, dà la linea melodica su cui si arrampicano via, via tutti gli altri strumenti: dalla chitarra, al basso, al sax, al flauto traverso. La batteria è forse essa stessa protagonista più che accompagnamento come in ogni gruppo prog che si rispetti; ma la vera forza di tutti questi piccoli affreschi sono sicuramente le linee di fiati.
Spruzzate di Jazz, funky, psichedelia si colgono qua e là nelle varie tracce, dove i pezzi più riusciti rimangono pur sempre quelli che si proiettano su un terreno puramente progressive tipo l’inganno del potere, La Deriva, L’era della menzogna e Il Castello del Mago Merlino. Il primo è un brano decisamente loquace che ci regala, oltre a una grandiosa linea di tastiere, un efficace teorema di comunicazione e politica analizzato con vena sarcastica: l’ormai consueto vizio italiano del trasformismo indolore e gattopardesco. Il secondo è una traccia completamente strumentale. Una pausa di classe e pathos che crea una ragnatela molto efficace e rende coeso l’intero prodotto. La title track è forse per esecuzione e groove il pezzo più bello dell’intero album con un ritornello a sei mani e assolo di sax pronto ad accendere un’atmosfera da jam session in studio. Un’impronta decisa per una raffinata costruzione melodica dal ritornello forte e brioso.
Un lungo tratteggio dai toni fiabeschi è invece, in estrema sintesi, la trama di Il Castello del Mago Merlino un sorprendente cocktail di delicatezza e grinta con la chitarra e il flauto in primo piano. L’autocitazione ad hoc e gli echi floydiani sono reminiscenze troppo evidenti perché siano sottaciute, ma quel sfaldare le note con poesia ed estrema dolcezza ci restituisce uno sfumato di alta scuola da immortalare senza recriminazioni. Una considerazione tecnica di fondo: soffermatevi sulla sezione ritmica nel brano il Nodo. Un ricamo continuo di batteria e basso che si annoda e poi lascia il posto all’entrata autorevole e solitaria delle tastiere. Un tappeto sonoro sublime da brividi.
Per concludere è del tutto evidente quanto questo lavoro lasci intravedere ancora una volta un bel po’ di arte e mestiere oltre ad alcuni lampi di assoluto talento. Da rimarcare poi come una calligrafia strumentale impeccabile tenga sempre in carreggiata lo sciogliersi delle trame melodiche più ardite. Disco consigliato che rinnova la nostra stima per una band storica della nostra terra. Un marchio di fabbrica capace di essere nel tempo testimone di certezza e bellezza artistica (ditemi se è poco)! Ascolto formativo.
Delirium
L'Era della Menzogna
Género: Melodico italiano , Psichedelica , Progressivo
Canciones:
- 1) L'Inganno del potere
- 2) Il Nodo
- 3) L'Angelo del fango
- 4) Fuorilegge
- 5) La Deriva
- 6) L'Era della menzogna
- 7) La Voce dell'anima
- 8) Basta
- 9) Il Castello del Mago Merlino