Club Dogo
Non siamo più quelli di Mi fist
Sono due le cose che colpiscono maggiormente dopo il primo ascolto di "Non siamo più quelli di Mi Fist" dei Club Dogo: l'orecchiabilità dell'album e i testi.
Quando dico che siamo di fronte ad un album estremamente orecchiabile, intendo ostinatamente commerciale, che a confronto un disco di Anna Tatangelo è più ostico. Suoni moderni, produzione ammiccante, ritornelli esageratamente ed esasperatamente sottolineati, fanno trasparire un'ossessione per la creazione di canzoni che devono per forza di cose avere successo, essere trasmesse alla radio e piacere ad un pubblico generico.
Nei testi troviamo ossessioni per i soldi, il sesso e la droga, per il successo, i "followers", le visualizzazioni, la fama. Vuoto totale... Perdita di punti di riferimento... Un tono generale di auto-elogio e di auto-stima irritante (che sia chiaro, è presente in molti gruppi dell'ambiente rap). Poveri noi se i cantautori, o i gruppi rock di successo se ne uscissero con questi atteggiamenti...
L'album si apre con "Sayonara" (di cui è stato realizzato un video), forse il brano un pochino più "duro", grazie alle chitarre di Emanuele Spedicato, il chitarrista dei Negramaro. Tutto sommato ne esce fuori un brano discreto, anche se con un testo un po' sfuocato ("sono troppo boss, troppo grosso, prendo tutto il lusso che posso, scopo con tutte le collane addosso" [...] "Vita amara, i miei fratelli con più polvere che nel Sahara, la vita è cara, voglio portarmi i soldi nella bara".
In "Saluta i King" nel testo c'è un omaggio(?) a Sergio Endrigo, "per fare un albero frate ci vuole il legno, per fare fuori un mc cu vuole Jake o Pequeno [...] Per fare un etto ci vogliono 100 gr, ti spezzo il fiato frate, ti ci vuole il ventolin, saluta i king Milano Dream Team, veni vidi vici fra con più bitches che al Bada Bing". Penso che chiunque abbia più vent'anni possa rimanere interdetto...
In "Weekend" c'è un campionamento di "Un cuore con le ali" di Ramazzotti. Mentre cantano "dove si va, dove si va, questa sera, cosa si fa, cosa si fa, fuori un'idea, prima che ci soffochi la noia", il contro coretto dice "porta tutte le tue amiche, chiamami bomber, passami il dompe".
In "Sai zio" troviamo lo Zucchero di "c'è bisogno d'amore, sai zio?", ma non la sua poesia: "voltami sto amore in camerino oppure vai via". Permane la preoccupazione continua per i soldi "in pratica sono delle groupie e tutte queste groupie che vogliono sbranarmi il conto in fondo in pratica sono lupi", poi "ste tipe corrono dietro ai miei soldi come fa Equitalia". A parte questi argomenti, pare non interessi altro: "mettete i fiori nei vostri cannoni, basta che non mi rompete i coglioni".
"Soldi" è una ballata che cerca di ritrovare un po' di auto riflessione, mentre in "Fragili", di cui è stato realizzato anche un video, la protagonista è "Arisa" che canta il ritornello "Siamo fragili se tutti ci toccano, siamo fatti di sogni che non ci fanno dormire".
"Siamo nati qua", inizia con un "Ho venduto le speranze dal compro oro", parla del periodo di crisi con un ritornello in cui sembra di ascoltare gli 883, ci sono alcune idee, ma rimane un pezzo minore all'interno del disco.
"Lisa" fa un utilizzo massiccio dell'auto-tune, un software utilizzato per correggere l'intonazione, mascherare errori e creare effetti di distorsione. Il testo purtroppo è poco credibile... "Scaccia i problemi con la visa, sei così fatta che ti tocca cambiare narice, il fratello è morto sotto una mitragliatrice". Oltre a ciò la sotria raccontata è molto somigliante a quella del brano "Mary" dei Gemelli DiVersi. Anche per questo brano è stato girato un video.
Anche "Zarro!" mi ha lasciato perplesso, con un testo come "La tua tipa c'ha un bel culo ma di faccia è un cane, me la faccio con il sacchetto del pane", che (forse) potrebbe fare bella figura in un disco demenziale, ma qui...
"Start it over" parte con una base iniziale reggae ed inizia con le parole "Fumare sdraiato, dopo aver scopato". Proseguiamo con "Come ti chiami, dammi il tuo numero, sarà come la prima volta, ti ruberò". Ancora riferimenti al fatto che loro possono avere tante donne. Ma agli ascoltatori interessa?
"Dicono di noi" inizia con una base "la la là" e risulta noiosa, con la sua "Ti amo e mi ami. Mi ami e ti amo" ripetuti all'infinito. Almeno i pezzi di Al Bano e Romina Power rimangono nella memoria collettiva, questi no.
In "Quando tornerò" c'è di nuovo lo stereotipo del sesso (maschilista) con "una tipa diversa ogni notte".
In "Un'altra via non c'è" si parla di droga come se si parlasse di una ragazza. Il ritornello auto-tune indica l'unica soluzione, il taglio netto: "morte tua, vita mia, un'altra via non c'è".
In "Dieci anni fa" è sintetizzato il problema dei Club Dodo: autocompiacimento e autoreferenzialità. Dicono il vero quando cantano "dieci anni fa avevo soltanto un milione di lire, ma avevo un milione di rime e un milione di cose da dire".
Non è capitato solo a loro, molti artisti hanno fatto le loro cose migliori nei primi lavori. Quello che non è accettabile è la superbia che sgorga da ogni poro e ascoltare "Siamo il rap italiano, tu bacia le mani", fa solo sorridere.
Parlando di rap mainstream, il confronto tra un Jovannotti e i Club Dogo è impietoso per questi ultimi e sotto ogni aspetto...
Forse questo album si sarebbe dovuto intitolare "Non siamo più felici come ai tempi di Mi Fist", questo è quello che a mio giudizio traspare. Ed è un peccato, perché le registrazioni fatte a Los Angeles hanno portato risvolti positivi nei suoni e nello stile, ma la mancanza di umiltà, il rincorrere il successo a tutti i costi, porta solo all'auto distruzione. Un involucro di lusso, per nascondere il vuoto interiore: i temi trattati lo dimostrano, oltre a sesso, droga e soldi non troverete altri argomenti.
Club Dogo
Non siamo più quelli di Mi fist
Género: Rap
Canciones:
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1)
Sayonara feat. Lele Spedicato "Negramaro"
- 2) Saluta i king
- 3) Weekend
- 4) Sai zio
- 5) Soldi
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6)
Fragili feat. Arisa
- 7) Siamo nati qua
- 8) Lisa
- 9) Zarro!
-
10)
Start It Over feat. Cris Cab
- 11) Dicono di noi
-
12)
Quando tornerò feat. Entics
- 13) Un'altra via non c'è
- 14) Dieci anni fa