TANNOY LEGACY EATON: UN NOME VINTAGE, UN NUOVO DIFFUSORE

Pubblicato il 18/07/2018 - Última actualización: 10/07/2018

Topic: Riproduzione audio hi-fi

C'è chi pensa che Tannoy abbia reinserito la serie Legacy solo per un mero scopo commerciale, che cavalca la mentalità vintage. Tuttavia non si tratta di un ritorno al 1974, anno in cui fu ideato il primo driver HPD, più che altro il design cerca di catturare l'occhio, ma la qualità è del tutto attuale.

 

IMPIANTO

Cavi: autocostruiti

Ciabatta: Ladysound Multipresa 6

Amplificatori: ANAVIEW AMS 0100_2300, doppio TA2022, amplificatore autocostruito in classe AB, Icepower 50ASX2.

Preamplificatore: Pathos INPOL EAR

DAC: TEAC UD503

Lettore CD e DAC: Métronome Le Player 2S

Sorgente per musica liquida: PC assemblato dotato di lettore Foobar 2000.

 

DESCRIZIONE

Il diffusore dal punto di vista estetico è identico al suo predecessore, se lo si guarda frontalmente, senza togliere la tela acustica, non si riesce infatti a distinguere di quale Eaton si tratti. Tuttavia se ci spostiamo sul posteriore del diffusore è ben visibile la prima differenza: qui troviamo infatti 5 morsetti WBT. Questi sono predisposti per il biwiring, o la biamplificazione; inoltre il quinto morsetto è utile per quegli amplificatori e cavi che permettono la messa a terra del diffusore. Tuttavia non è l'unica differenza; infatti il cuore del diffusore è un driver Dual Concentric da 10 pollici. Questo, come per le Cheviot, è dotato di una sospensione rigida a doppia onda in tela trattata. Il cono è in carta, mentre il tweeter è in una lega di alluminio e magnesio. Il cestello del driver è in alluminio pressofuso e i magneti sono in ferrite. Inoltre il driver è accoppiato al cabinet usando vari materiali che permettono di ancorarlo saldamente. Nel contempo, al fine di dissipare riflessioni non desiderate, attorno al driver è posto uno strato in gomma. L'uso della tecnologia Dual Concentric è dovuto a varie motivazioni, personalmente credo ce ne siano tre da considerare come particolarmente importanti. La prima è certamente storica, dato che questa tecnologia fu introdotta proprio da Guy R. Fountain nel lontano 1947. La seconda è tecnica, infatti, i driver Dual Concentric permettono una delle migliori dispersioni in ambiente andando a ricreare fedelmente la sorgente puntiforme. La terza viene riportata direttamente da Tannoy sul suo sito: “I driver Dual Concentric basati sulla famosa tecnologia HPD del 1974 portano una coerenza d'immagine di altissimo livello"; in via del tutto personale aggiungerei che Tannoy è i suoi driver Dual Concentric.

Il driver non è l'unica parte tipica del marchio d'oltremanica: sotto al driver c'è infatti il caratteristico pannello di controllo che permette di personalizzare il suono in gamma alta aggiustandone il roll off ed un'equalizzazione impostabile in un range di +-3db.

Tuttavia tutto ciò sarebbe ben poco funzionale, se non ci fosse un crossover degno di nota all'interno. Tolto il driver sulla destra trova posto un crossover particolarmente esteso che permette di gestire le molteplici scelte di impostazione della gamma alta; non solo, ma i componenti al suo interno sono tutti di altissima qualità: induttanze in aria, resistenze ceramiche e condensatori marchiati Tannoy, ma creati da Clarity Cap (i rimandi alla serie ESA di questo marchio sono infatti evidenti).

Per completare l'alta qualità del prodotto in modo ottimale, abbiamo un cabinet in multistrato di betulla rifinito con una sottile lamina in noce. Tuttavia il vero fiore all'occhiello è che Music Group, proprietaria di Tannoy, ha voluto che le Legacy fossero totalmente assemblate a mano in Scozia e questo è certamente il lato più importante, dato che oggi tutto sembra essersi spostato in estremo oriente, servendo più il dio denaro che l'uomo.

 

ASCOLTO

Sebbene ad oggi ci siano ancora troppe persone che ritengono questo passaggio come puramente accessorio, noi con forza riproponiamo come esso sia il cardine di ogni recensione. L'ascolto è infatti il momento dove l'uomo diventa il principe dell'interpretazione. Come potrebbe essere diversamente dato che la dea Musica è un qualcosa di totalmente umano? Eppur qualcuno, giovane e vecchio, crede di poter far fuori l'uomo, di potersene sbarazzare.

Tuttavia, sebbene potrebbe essere interessante addentrarsi in questo discorso filosofico, siam qui per capire come le Eaton suonino.

Due elementi colpiscono velocemente l'attenzione dell'ascoltatore: la vastità della scena e l'equilibrio timbrico. La scena è ben riprodotta: ampia, estesa e profonda, anche se non sempre estremamente precisa nello spazio. La timbrica è abbastanza naturale e grazie all'ottima velocità di risposta ai transienti e l'ampia gamma dinamica le Eaton riescono ad ingannare agevolmente il cervello facendo percepire una ragguardevole naturalezza dell'evento musicale.

Il bilanciamento tonale è ottimale e nessuna gamma predomina sulle altre, il basso è profondo e di ampio respiro, le medie sono controllate. Gli alti invece sono personalizzabili ed ho preferito tra tutti i comportamenti quello considerato “Normal” dagli ingegneri Tannoy, le altre opzioni inserivano al mio orecchio delle differenze interpretabili come difetti, sottolineo: al mio orecchio, tra questi abbiamo la metallicità degli alti se equalizzati in modo da aumentarli, oppure la mancanza di vivacità se equalizzati in modo da diminuirli.

Qualora volessi trovare qualcosa che non mi è piaciuto in modo particolare dovrei parlare proprio della gamma alta, infatti, anche impostando tutto su “Normal” mi sembrava mancare un qualcosa definibile come filigrana che donasse una maggiore vivacità all'ascolto. In fin dei conti sebbene siano Scozzezi il loro comportamento è profondamente English e preferiscono concentrarsi sull'interezza dell'evento, che sul dettaglio.

Tuttavia soffermiamoci su alcuni album che mi sembrano interessanti, anche per il fatto che non vengono annoverati tra le normali discografie.

Kaleidoscope di Siouxsie and the Banshees. Sono passati appena tre anni da Nevermind the Bollok dei Sex Pistols, ma il loro unico disco ha certamente lasciato il segno e Siouxsie ne è certamente l'esempio. Kaleidoscope tuttavia non va inteso come un album Punk, bensì come Post-punk/Pop: un qualcosa che prendeva alcuni elementi del Punk e li trasformava in un movimento embrionale che avrebbe influenzato il Pop e l'Alternative Rock. L'album è pieno di effetti elettronici, che mescolati a quelli degli strumenti e dalla voce di Siouxsie rendono l'ascolto dell'album un'esperienza simile a quella di guardare all'interno di un caleidoscopio. I temi sono cupi ed angoscianti, ma come disse la stessa Siouxsie, questa band era diversa da quella di partenza ed effettivamente la musica stessa e l'innovazione portata da Peter Clarke e John McGeoch portava una luce diversa nei loro testi ed era per loro un vero e proprio caleidoscopio.

Tracy Chapman Collection, collezione edita nel 2001. Probabilmente avrebbero potuto intitolare la raccolta col nome Singles, ma effettivamente avrebbero dovuto inserire tutti i singoli di questa grandissima cantautrice americana. L'unico difetto a mio avviso è che avrebbero potuto creare la tracklist in ordine temporale, così invece di avere soltanto una playlist avremmo avuto anche un qualcosa che ci avrebbe guidato nella sua carriera musicale. Tracy è giustamente considerata una delle più interessanti cantautrici afroamericane: dotata di una voce modulare e profonda e di un carattere umile e schivo, che l'ha portata a creare una propria via per il successo cantando dapprima un Folk-rock socialmente impegnato, e poi, in un secondo momento, creando un qualcosa che sotto l'emblema del Folk riuniva Blues e Rock, il tutto con un gusto strettamente statunitense di questi generi. Se solo le tracce fossero in ordine temporale questa evoluzione sarebbe ben orecchiabile.

L'America tuttavia non è solo quella cantata da Tracy, American Idiot dei Green Day apre infatti con una critica all'idiozia della società americana che si beve tutto quello che passano i media. É un concept album che descrive la storia di un americano medio, che vuole essere libero dalla società americana, ma alla fin fine si ritrova più invischiato che mai in essa (ascoltandolo mi sembra quasi che stiano parlando di sé e di vari altri gegni del panorama Rock). Tra tutti gli album è quello che più ha messo in evidenza che sulle alte le Eaton non le gradivo in modo particolare... poco importa il messaggio passa e non tutti hanno una mentalità che passa dal Punk portandoli a volere una gamma alta in evidenza.

Passando a qualcosa di certamente apprezzato dagli audiofili: Into the Labyrinth dei Dead can Dance. Ora permettetemi una frecciatina: non è possibile che tutti parlino del duo e dell'album come se fossero un'unica entità. Il duo sono i Dead can Dance, l'album è Into the Labyrinth. Parimenti vengono continuamente inseriti nel panorama Rock, ma col Rock han ben poco a che vedere, quasi sembra che per certi cultori tutto quello che va al di fuori di un certo schema debba essere obbligatoriamente catalogato come Rock. Daltronde probabilmente Wikipedia docet ed alla fin fine un gruppo che riprende la Musica Gotico-medioevale, Rinascimentale, Esotica (sto ricalcando l'enciclopedia... anche qui bisognerebbe specificare le influenze della Musica Araba, Indiana ed Etnologica, ma non basterebbe e probabilmente scriverei una decina di righe per elencare le influenze esotiche) e medioevale deve essere per forza inscritto nel panorama Rock, anche se col Rock non centra una beneamata fava di nulla. Insomma per dirla tutta i Dead Can Dance sono un gruppo dedito ad una ricerca musicale che vede il suo cuore nella fusione di suoni antichi e diversissimi tra loro. Tuttavia qualcosa di interessante c'è anche su Wikipedia da cui riporto <<Lo storico di musica australiana Ian McFarlane ha descritto la musica dei DCD come dei "paesaggi sonori di incommensurabile grandezza e solenne bellezza; percussioni africane, folk celtico, canti gregoriani, mantra mediorientali e art rock." >> Insomma la musica dei Dead Can Dance è qualcosa di unico al mondo che permette di viaggiare stando comodamente seduti sul proprio divano.

 

 

TESTS

Ora passiamo a quel paragrafo che i più interpretano come eliminazione dell'uomo, ma che personalmente indico come potenziamento dell'uomo grazie al suo stesso ingegno.

Insomma se prima non potevamo eliminare l'uomo, ora non possiamo nemmeno eliminare quegli strumenti che inventa per studiare il mondo... ci toccherà farcene una ragione e salvare l'uomo e i suoi strumenti. Ho l'ardire di pensare che molti giovani beneficerebbero della lettura di Fedeltà del Suono, gli permetterebbe di capire un po' di più la Musica e l'uomo, semplicemente capendo che nessuno sulla terra ha capito qualcosa. Cadrebbero un po' di miti moderni e forse si tornerebbe ad apprezzare anche qualcosa nella pratica funziona, anche se nella teoria non potrebbe.

La risposta in frequenza è abbastanza lineare, ma possiamo notare come le gamme bassa e media siano in maggiore evidenza alla gamma alta ed altissima. Il THD è molto basso e la risposta all'impulso è ragionevolmente bassa.

Meno entusiasmanti i dati elettrici: nell'impedenza vediamo alcuni picchi degni di nota, mentre nella fase elettrica notiamo un andamento tipico in un due vie caricato in bass reflex (accordato a 50Hz).

 

CONCLUSIONI

Il prezzo di listino è pari a 7000€ tuttavia devo dire che Tannoy giustifica coi fatti questo prezzo. In primis un suono veramente hi-end dotato di tutto quello che serve per ascoltare e farsi cullare o trasportare dalla Musica. In secundis un livello costruttivo di qualità notevole. Qualora si cercassero dei diffusori da stand corretti e completi certamente le Tannoy Legacy Eaton meritano un ascolto.

Foto por Marco Maria Maurilio Bicelli
Foto por Marco Maria Maurilio Bicelli
Foto por Marco Maria Maurilio Bicelli
Foto por Marco Maria Maurilio Bicelli
Foto por Marco Maria Maurilio Bicelli
Foto por Marco Maria Maurilio Bicelli
Foto por Marco Maria Maurilio Bicelli
Foto por Marco Maria Maurilio Bicelli
Foto por Marco Maria Maurilio Bicelli