Negli ultimi anni si è visto un lento ma progressivo ritorno alle pubblicazioni su vinile, sovente nella (ennesima) riedizione (più o meno) rimasterizzata dei “soliti” dischi dei “soliti” autori, principalmente degli anni 60-70-80 e anche 90, ma sempre più spesso anche in occasione delle prime uscite di nuovi album di autori “vecchi” e “nuovi”.
Sono i sintomi di un ritorno al vinile?
Sì..e no! Diciamo le cose come stanno veramente, un ritorno al vinile così come era prima dell’avvento del Compact Disc è impossibile.
Primo ostacolo fra tutti, la mancanza di centri di produzione e stampa dei dischi in vinile a livello mondiale, sia per numero, sia per know-how tecnologico. Inoltre i pochi centri rimasti utilizzano spesso gli stessi strumenti tecnologici e le stesse attrezzature di quaranta anni fa, che si ritrovano ad essere molto spesso, quasi tutte obsolete, usurate e sovente non correttamente manutenute. In quest’ottica sarebbe impossibile anche solo pensare ad un ritorno di elevati volumi di produzione dei vinili.
Secondo ostacolo, il cambiamento nei modi di fruizione della musica e dell’evento musicale.
Una volta la musica veniva ascoltata dal vivo (per chi se lo poteva permettere) e a casa propria, in questo caso, soprattutto con la radio, con il giradischi e in ultima parte con le musicassette e con la TV. Ai giorni nostri, invece, grazie alla moltitudine di sistemi di riproduzione portatili, la musica si ascolta praticamente dappertutto: in palestra, in auto, in treno, in aereo, camminando, mentre lavoriamo, e chi più ne ha ne metta.
Mentre prima il giradischi era l’unico strumento con una buona qualità audio che ci permettesse di scegliere all’interno della propria abitazione cosa ascoltare e quando, secondo i nostri gusti e i nostri tempi, adesso ognuno di noi possiede almeno un lettore portatile o uno smartphone con il quale poter ascoltare la propria musica preferita ovunque.
Il concetto di supporto musicale fisico è gradualmente venuto meno e la musica, grazie soprattutto al computer, si è letteralmente smaterializzata o se preferiamo “liquefatta”. Infatti sempre più spesso, nelle case dei più giovani, l’impianto stereo non è più così come lo intendiamo noi ultraquarantenni, ma consiste spesso in un PC collegato a due casse desktop amplificate o in un telefonino con le cuffiette.
E’ cambiato il modo di ascoltare musica, e non possiamo far finta di niente o arroccarci su posizioni anacronistiche; si ascolta sicuramente di più in termini di quantità e ci sono più generi musicali fra cui scegliere, e spesso ci si accontenta di modalità di riproduzione non propriamente ad alta fedeltà in cambio della facilità e flessibilità di fruizione.
Il vinile è tornato in auge negli ultimi anni (anche se in verità non è mai stato del tutto abbandonato dagli audiofili più incalliti), non tanto perché anche il disco nero, se messo nelle condizioni giuste, si può sentire molto bene (pur con i suoi limiti intrinsechi), non sfigurando poi troppo con il suo rivale argentato, ma soprattutto perché è un supporto fisico di cui ancora adesso, in piena era “liquida”, si percepisce e si riconosce un valore intrinseco ed economico, cosa che non accade più per il CD, in quanto eccessivamente e inevitabilmente banalizzato.
Si dice sempre che anche l’occhio vuole la sua parte, ebbene, è innegabile che la sensazione nel maneggiare un vinile con la sua bella e grande copertina di cartone, con i suoi testi e le foto all’interno, sia enormemente più appagante di quella provata maneggiando un CD.
Quanti di voi che leggete, come me si sono accorti che di molti dischi originali non hanno mai sfogliato il libretto? E’ solo pigrizia? Non credo, a volte i libretti sono così incastrati nella copertina frontale di plastica che proprio non ne vogliono sapere di uscire e le volte che si riescono ad estrarre facilmente, spesso riportano dei caratteri così piccoli che risultano difficilmente leggibili già a chi ha superato i quaranta anni come il sottoscritto ;-)
Guardiamo anche sul discorso della tenuta del valore nell’usato: un CD anche di pochi anni e tenuto bene, difficilmente si riuscirà a vendere a più della metà del prezzo di acquisto al momento della sua uscita, mentre un vinile spunterà sempre cifre proporzionalmente maggiori, fino ad arrivare a vere e proprie rivalutazioni anche fin troppo esagerate per le edizioni più vecchie e rare e a volte anche per quelle più recenti, semplicemente perché già esaurite.
Tutte queste cose probabilmente sono state ben percepite dagli esperti di marketing delle case discografiche che con l’avvento della musica liquida hanno evidentemente subito un vero e proprio crollo nelle vendite dei Compact Disc. Quegli stessi che si sono anche resi conto della tenuta del vinile con la sua nicchia di mercato, nei confronti della musica in formato digitale, hanno fiutato le possibilità di business e si sono adoperati in questi ultimi anni, per offrire, pur se in misura molto ridotta o limitata, le nuove uscite musicali anche in versione vinile o in versione vinile + CD o vinile + MP3.
Il vinile è infatti con molta probabilità il supporto che riesce ancora ad invogliare all’acquisto una tipologia di potenziali acquirenti e pur se in numero molto minore rispetto alle quote di mercato del CD, rappresenta comunque una “domanda” a cui le case discografiche possono dare seguito offrendo nuove uscite musicali o ristampe dei “classici”.
Alla fine quindi, i dischi in vinile vengono riproposti perché i CD si vendono (o acquistano) progressivamente sempre meno e le case discografiche cercano comprensibilmente di recuperare le quote di vendita con quello per cui c’è ancora una domanda che seppur piccola non accenna a diminuire ulteriormente, anzi, il vinile è infatti in leggera crescita.
In effetti, tra le varie strade “tecnologiche” (CD HDCD, DVD Video/Audio, Super Audio CD, Blu-Ray Video/Audio), tentate per riportare le vendite discografiche a quelle degli anni migliori, l’idea di proporre una opzione combinata vinile + altro formato digitale, mi sembra interessante e appetibile per i potenziali acquirenti.
Così si accontentano sia i nostalgici del disco nero e/o i curiosi di questa “vecchia” tecnologia, sia gli utilizzatori più tradizionali che badano più alla facilità di utilizzo che alla materialità del supporto musicale.
Come si sentono i vinili nuovi?
Le nuove uscite su LP si sentono generalmente molto bene (accettando naturalmente qualche leggero rumore tra una traccia e l’altra e ogni tanto anche durante la riproduzione :) e basta avere anche un giradischi economico ma degno di questo nome, per rendersene conto. Molti ritengono che il naturale roll-off tipico del vinile renda lo stesso disco più piacevole all’ascolto e/o con meno sibilanti del corrispettivo su CD. E’ difficile fare un confronto tra i due formati, dato che non è detto che la stessa registrazione su Compact Disc sia stata effettuata partendo dallo stesso master originario; il CD, proprio per la sua natura di supporto universale e di massa, viene spesso ricavato da master in cui il range dinamico viene compresso in modo molto marcato e se il corrispettivo vinile proviene dallo stesso master, suonerà comunque in modo molto simile.
Perché questa compressione? La spiegazione è che il Compact Disc verrà ascoltato oltre che nell’impianto Hi-Fi di casa, anche in altri luoghi sicuramente più rumorosi o con rumori di fondo, come l’automobile, il PC dell’ufficio e così via, tutte situazioni in cui è necessario che i vari suoni presenti, si sentano forti allo stesso modo e bene in evidenza, permettendo all’ascoltatore la percezione di quei dettagli che altrimenti si perderebbero nel sottofondo di rumore esterno. Tutto ciò viene percepito dall’utilizzatore finale come una (effimera) migliore qualità di registrazione dello stesso e le case discografiche sanno bene che l’album che si sente più forte è anche quello che poi si vende di più, siamo di fronte a quella situazione denominata “Loudness War”.
Il disco in vinile, potendosi ovviamente ascoltare solo a casa, non avrebbe bisogno in teoria di essere inciso partendo da un master iper-compresso nel range dinamico, è però ovvio che tranne rari casi (costose edizioni limitate o speciali cofanetti dedicati), risulti più conveniente per le case discografiche, utilizzare gli stessi master impiegati per i CD; quello che si può dire è che se il disco nero è stato inciso partendo da un master ad hoc, restituirà una dinamica meno compressa e quindi una resa all’ascolto domestico anche superiore al corrispettivo disco argentato proveniente da master iper-compresso ;-)
Sembra assurdo, ma alla fine un vinile ben inciso può battere il Compact Disc proprio nella caratteristica tecnicamente migliore e superiore di quest’ultimo supporto, la dinamica. Ricordatevi però che potrete trovare ugualmente tanti vinili molto compressi nella dinamica e non ci potrete fare niente; o è stata trasferita su vinile la stessa identica versione (compressa) del CD, cioè è stato utilizzato lo stesso master di partenza, oppure dato il tipo di musica che vi è registrata, i potenziali acquirenti se la aspettano o sono abituati a sentirla così e per questo motivo vi viene incisa la stessa versione compressa.
Purtroppo anche moltissime ristampe dei classici vengono sottoposte a questo trattamento, cioè vengono incise partendo da master analogici restaurati e trasferiti in digitale, ma poi vengono riequalizzati e compressi nel range dinamico, ed è un vero peccato, perché il risultato è una incisione su vinile che si sente tutta forte come la corrispettiva registrazione su CD, snaturando quindi il primo e mortificando in prestazioni il secondo.
Se siete interessati all’argomento sulla compressione della dinamica a cui sono sottoposti i dischi, su Internet potrete trovare un mare di informazioni a riguardo, basta ricercare “Dynamic Range” e “Loudness War”, inoltre potrete trovare tanti database che riportano già il valore di compressione a cui sono stati sottoposti la maggior parte delle uscite discografiche italiane e internazionali.
Il valore verrà espresso ad esempio con una sigla DR-NUM dove NUM identifica il valore rilevato, ad esempio 14 indica una registrazione con un buon range dinamico, semplificando più grande è meglio è; infine se voi stessi vorrete verificare quale compressione è stata applicata ai vostri dischi, potrete scaricare le tante utility che misurano il valore DR, tra cui pure dei plugin già pronti per foobar2000 :-)
Per questo motivo, i vinili “classici” con la migliore qualità di incisione sono quelli originali prodotti al momento della loro uscita fino ai primissimi anni 80 (tranne alcune eccezioni), ovvio che chi ce li possiede (quelli belli ovviamente) se li tiene ben stretti o tenta la rivendita a prezzi esagerati; il consiglio tutto personale che mi sentirei di dare è quello di non cercare su vinile, dischi che già avete in altri formati, cercatevi qualcosa che ancora non avete o valutate le nuove uscite, evitate di collezionare lo stesso album in ogni formato prodotto o per ulteriore diversa rimasterizzazione.
Concludendo, il ritorno al vinile c’è, ma non è un ritorno di massa; c’è per coloro che già possedevano un giradischi e un certo numero di dischi, lasciati per anni solo a far bella mostra di sé in qualche scaffale o rinchiusi in qualche scatola e che ora si sono riavvicinati al disco nero un po’ per nostalgia e un po’ per riprendersi i propri tempi e riti anche nell’ascolto della musica, c’è per coloro che magari li avevano ma che poi hanno venduto tutto e si sentono ora un po’ come figliol prodigi che non hanno dimenticato, e c’è infine per chi pur non essendo cresciuto vedendo e ascoltando vinili, è comunque curioso ed ha (ogni tanto :) tempo da impiegare per vivere l’evento musicale in un modo diverso, meno di fretta…un po’ come, non me ne vogliano gli astemi, sorseggiare (ogni tanto :) lentamente un caldo brandy seduti in poltrona invece di bere una birra alla spina tutta d’un fiato al bancone di un bar ;-)