Waines
STU
Hanno studiato i ragazzi… Al primo grande vero appuntamento con la fama, il trio palermitano arriva con un’opera convincente e ricca di spunti.
Sì, perché a scorrere le varie tracce dell’album (uscito in Italia l’11 settembre 2009) emergono tra le note una buona dose d’ironia e citazionismo d’autore.
Sull’intero lavoro chiaramente aleggia il fantasma degli stones … ma non solo! Come direbbe Paolo Conte riferito alla sua musica jazzy e non jazz, noi diciamo che questa composizione è spruzzatamente stoniana, ma né preponderatamente, né preminentemente figlia delle pietre rotolanti…
Si parte con “Flower river flow” e “Wooooo” un omaggio tra le righe agli AC/DC degli esordi e a un suono più hard-rock, ma sempre sulla scia del suono sudista e americano … nel solco della migliore tradizione.
Il seguente “Let me be” il primo vero tormentone internettiano, grazie anche a un video per così dire “coinvolgente”, ci porta alla prima vera mutazione genetica tra lo stile stones/Hendrix e un groove danzereccio che rimanda in un certo senso alle prime intuizioni anni ’90 degli Stones Roses di “second coming” o alla produzione in generale dei Primal Scream.
Fanno seguito “Have you heard the news” e “Server”, dove emerge prepotentemente la seconda mutazione genetica:
dalla vera essenza del power blues dei loro incontestabili maestri (John Spencer and the Blues Explosion) alla dance contaminata dei fratelli chimici ( Chemical Brothers) che danno all’album quel tocco di aggiornamento e novità ormai di moda sin dalla prima lezione degli Artic Monkeys e che tolgono dal lavoro quella patina di classico e stantio ormai davvero insopportabile nella produzione odierna.
Con “Again” rallentano i ritmi quanto basta per estirpare le radici della musica nera e godersi i riff di chitarra. Si ritorna così a un classicone in salsa Led Zeppelin, Who e (a rimorchio…) dai richiami Oasis degli ultimi lavori più groove e seventies…
Il lavoro nel suo complesso scorre via compatto, sulla falsa riga delle premesse già elencate, su cui di tanto in tanto fanno capolino dei richiami ai classici del rock, gemme che illuminano la via e guidano all’ ascolto.
“Ready to taxi” suona forse un po’ più Sixties in pieno revival blues secondo la lezione dei maestri Doors e Credence Clearwater revival; ma anche la seguente “I’m northbound, babe” accelera e rende più frenetici i ritmi blues-country con un crossover in stile ZZ Top.
In “NY excuse” splendida cover dei Soulwax possiamo trovare tracce dei connazionali dEUS, soprattutto nelle parti parlate “al citofono” con voce metallica, che rimandano ai lavori quali “Worst Case Scenario” e “My sister = My clock”…
Passando tra hard rock e rock psichedelico arriviamo a “Red cross store”, dove dal cassetto del “già sentito” possiamo tirare fuori gli eclettici Motorpsycho e gli eterni Led Zeppelin… per inscenare un pezzo robusto e dal tiro avvolgente…
Si finisce con la brevissima “Stu”: strozzata, strumentale, struggente. Il giro da “lentone” nostalgico starebbe bene in un concerto dei Mad Season o come b-side di un pezzo del loro “Above”.
Insomma elencare tutti questi riferimenti musicali potrebbe fuorviare sulla formazione del giudizio finale:
l’originalità e bravura di questi palermitani non sta nella composizione dei singoli pezzi, ma nell’articolazione e sovrapposizione dei generi musicali che creano in definitiva un album coeso e ben studiato … (oltre che divertente!)
Waines
STU
Genre: Rock , Hard rock , Hard rock
Tracks:
- 1) Flow river flow
- 2) Wooooo
- 3) Let me be
- 4) Have you heard the news?
- 5) Server
- 6) Again
- 7) Ready to taxi
- 8) I'm northbound, babe
- 9) NY Excuse
- 10) Red cross store
- 11) Stu