Verdena
Endkadenz Vol. 1
Tredici brani come accadeva solamente negli anni novanta. Sì, un decennio che ha saputo dare l’ultima scrollata al rock esamine, a quel corpo ormai dormiente destinato forse da allora a diventare qualcos’altro.
Erano gli anni dove i dischi uscivano in versione extra large per una questione commerciale, ma anche culturale. Erano gli anni dove si mescolavano senza darsi fastidio il grunge americano con il british rock d’oltremanica.
I Verdena non hanno bisogno di presentazioni e, dopo l’ultimo doppio Wow che ha portato la loro casa discografica sull’orlo di una crisi di nervi, (diventando però a posteriori uno stratosferico successo commerciale e di critica) provano adesso a fare la cosa più difficile: confermarsi su quella linea. La band nel frattempo ha messo alle spalle venti anni di carriera e se i tempi dei Nirvana sembrano lontani, non si può dire che una certa inquietudine non sia rimasta nella loro indole. Il disco risulta da subito schizofrenico come un marchio di fabbrica consolidato lasciando, quello sì, terreno a un novello però. Non è l’immagine che colpisce più di tanto, né le dilatazioni e i riverberi sonori che impreziosiscono il tutto, confezionando degli arrangiamenti estremamente ricercati per tutta la durata dell’album. Sono semmai le nuove composizioni che lasciano davvero lo spazio a un cantautorato più maturo, un sound più pragmatico e a dei ricordi sciolti qua e là al suo interno. Un’elaborazione più curata, una prosa più seducente, un atteggiamento riflessivo verso la vita concede all’ascoltatore più attento il privilegio di vedersi liberare sfumature orchestrali e passaggi nascosti del tutto inaspettati. I Verdena hanno così portato a termine la loro mutazione esaltando il tessuto narrativo, ma senza rinnegare il loro background genetico. Varietà figlia del tempo che cambia e li cambia, ma non per questo sinonimo di poca coerenza e lungimiranza sul da farsi per non perdersi nell’anonimato. E’ evidente fin dal titolo che anche questo lavoro sarebbe potuto diventare il secondo doppio consecutivo; ma questa volta per l’Universal sarebbe stato davvero troppo.
Il disco si esalta nella sua insolita lunghezza dovendo dispiegare quel rimescolio d’ingredienti diversi e risultare alla fine una pietanza semplicemente gustosa. Una track-list che non ha mai cali evidenti di tensione con almeno una terna di pezzi eccellenti come Rilievo, Derek e Funeralus. Davvero si sente un po’ di tutto in quest’ oretta scarsa di rock d’autore. Dalle influenze grunge e post-rock simil Smashing Pumpkins fino al british-rock anni novanta dei Radiohead. Dai giri di chitarra in salsa folk a timidi accenni new wave sino a virare con ipnotico realismo verso trasfigurazioni lessicali ermetiche. I Verdena sono tre ex ragazzi di provincia, nella sua accezione più nobile del termine, ancora talmente genuini da salutare con egual vigore l’ultimo dei paesani come, e tanto quanto, l’eminenza più prestigiosa del circondario. Diretti nei modi, ma ora anche eleganti nell’essere se stessi, il trio bergamasco si conferma a suon di gavetta e numeri sul campo la più grande speranza o certezza (fate voi) del rock italiano. Un ritorno rinvigorito da un’inesauribile vena artistica. Un suono talmente bene assortito e al contempo amalgamato da farci credere già ora di essere di fronte a un grande classico. Una volta si cantava 1979 e adesso?!
Verdena
Endkadenz Vol. 1
Genre: Rock
Tracks:
- 1) Ho una fissa
- 2) Puzzle
- 3) Un po’ esageri
- 4) Sci desertico
- 5) Nevischio
- 6) Rilievo
- 7) Diluvio
- 8) Derek
- 9) Vivere di conseguenza
- 10) Alieni fra di noi
- 11) Contro la ragione
- 12) Inno del perdersi
- 13) Funeralus