The War on Drugs
Lost In The Dream
Lost in the Dream è uno di quei dischi che possono essere annoverati tra i casi emblematici. Rappresentano, per dirla in breve, la dimostrazione vivente che la musica di qualità ha sempre bisogno di un ascolto prolungato prima di fare uscire la sua vera essenza. The War on Drugs sono di Philadelphia (Pennsylvania), ma hanno nelle vene il tipico spirito sognante californiano della West Coast. Il loro ultimo lavoro, a un primo ascolto, colpisce più per l’equilibrio e le somiglianze disseminate qua e là che per il suo valore intrinseco. Questa recensione tardiva però è la testimonianza più fulgida che un album può ammaliare piano piano e in crescendo, trovando la forza nella sua capacità di essere piacevole nel divenire e non risultare tedioso sulla lunga distanza.
Credo che nel parlare di musica, soprattutto quando si ha l’onore e l’onere di giudicarla, sia sempre più irrinunciabile crearsi mentalmente un sistema di valutazione più articolato del solito in cui compaiano almeno due assi cartesiani: sulle ascisse io metto il grado di emozione che mi procura l’ascolto, sulle ordinate il suo valore tecnico oggettivo e razionale.
Insomma ammetto di appartenere a quella categoria di persone per cui, finito il primo giro di canzoni, ha pensato: “Beh tutto qui?” Un simpatico ed educato space pop da bersi in un sol sorso senza farsi tante domande. Saltano subito all’orecchio (di solito queste cose si notano meglio al primo ascolto) certi richiami, o forse qualcosa di più, a certe arie di Dire Straits e Bryan Adams o, per andare ancora più indietro, ai Procol Harum; ma in realtà con il tempo quello che stupisce è la freschezza e il sobrio trasporto che cominciano a creare certe sonorità nella propria mente. Effettivamente mai come in questo caso il titolo dell’album è stato così profetico e significativo. L’aspetto onirico della sua musica è davvero inebriante e ipnotico; un viaggio in solitaria attraverso lande desolate e paesaggi da natura incontaminata. Una delicatezza e al contempo un’energia che è il vero cambio di passo del disco. Sotto i raggi di un mite sole primaverile sbocciano così a più riprese le sensazioni più inconfessabili e intime di una persona, tra estrema raffinatezza e capacità evocative fuori dal comune.
E così che non stanca mai risentire la splendida e vitale ouverture di Under the Pressure o lasciarsi andare sulle note di Disappearing dai nostalgici echi Tears for Fears. La carica emotiva è tanta che anche nelle successive Lost in the dream e In Reverse ci si dimentica di tutte le possibili accuse revivalistiche per rimarcare invece l’accentuata grandiosità melodica di fisarmoniche, piuttosto che di tastiere prog o linee di tromba appena accennate. Il tutto con molta misura e un’incommensurabile attenzione a modulare il sogno con la realtà. La vera vocazione transitiva del disco si percepisce in modo netto con la corposa e inedita The Haunting idle uno stacco psichedelico profondo che ridisegna il raffinato minimalismo in salsa country verso nuovi orizzonti meno scontati e pur sempre seducenti.
Il nostro brutto anatroccolo passa così dall’essere una fragile delizia a un affascinante distillato di passioni. Non avrà la ruvidezza e la schiettezza di un lavoro di Bob Dylan, né la poesia inarrivabile di un Nick Drake; ma questo Lost in the Dream è come un sole che splende con il suo tepore ristoratore.
The War on Drugs
Lost In The Dream
Genre: Neofolk , Dream pop , Progressivo
Tracks:
- 1) Under The Pressure
- 2) Red Eyes
- 3) Suffering
- 4) An Ocean In Between The Waves
- 5) Disappearing
- 6) Eyes To The Wind
- 7) The Haunting Idle
- 8) Burning
- 9) Lost In The Dream
- 10) In Reverse