Orlando Andreucci – Simonetta Bumbi
Notediparole
Notediparole è un libro, Notediparole è anche un disco, Notedi parole è un libro con allegato un disco che mi gira tra le mani da molto tempo, troppo tempo. Questa lunga attesa non è però legata al fatto che non ho nulla da dire in merito a questo progetto, anzi, semmai il problema era quello di riuscire rendere con parole adeguate ciò che non è solo canzone e non è neppure sola narrativa.
Ci proverò…
Notediparole è un incontro tra due mondi, quello della canzone d’autore nella sua forma più classica e quello della narrativa nella sua forma meno classica in assoluto, quella cioè derivante come stile da un blog aperto in internet ed in cui l’autore (una donna) mette più che a nudo se stessa.
I protagonisti di questo incontro, come detto, sono due:
Simonetta Bumbi, nata a Roma il 28 settembre del 1958, così si definisce a fine libro “prende il cognome bumbi dopo tre giorni, dopo ventidue anni ne prende un altro. e dopo quarantasette non si chiama più. non ama le maiuscole, fanno la differenza fra tutto, specialmente tra le persone, ma le usa quando scrive di Lui (Dio). per gli amici è simy: occhi di pelle, e pelle rivestita d’anima. ha pubblicato altro, ma scopritelo voi, cosa, se vi va..”, io non aggiungo altro, se non il consiglio di andare a spulciare il suo blog (trovate il link sotto) e a cercare anche il suo libro IOSTOCONLETARTARUGHE (Ed. Smasher 2009), vi accorgerete così che Simonetta ha una grande particolarità, mentre ognuno di noi tende a serbare la propria anima ben custodita dentro il proprio cuore, lei è invece come rivestita dalla propria anima, quindi sincera alla follia e perciò ahimè vulnerabile alle ipocrisie.
Orlando Andreucci, nato a Roma il 7 giugno 1947, cantautore al suo quarto lavoro, con una notevole esperienza musicale alle spalle, è un personaggio schivo, antidivo per natura, umile nei toni, direi discreto, questo forse è l’aggettivo che meglio lo descrive, ha una voce calda, interessante, decisamente classica, che non è mai invadente, mai urlata, semmai è una voce che entra piano piano nel cuore dell’ascoltatore, non è mai colpo di fulmine è un amore che cresce piano piano per poi farsi sincero e duraturo.
Entrambi si affrontano qui sullo stesso terreno, lo spunto sono 10 canzoni di Orlando Andreucci in parte tratte dai precedenti lavori e altre inedite come Vado, Sorrido, Nina e Treni, cui si affiancano parallelamente i testi di Simonetta che in comune con le canzoni hanno il titolo.
Dentro questo volumetto di sole 59 pagine troviamo davvero molto, a partire dalla dedica iniziale di Simonetta intitolata “Allei”, la riporto integralmente perché penso renda molto l’idea della sua personalità:
La vita non ha sesso.
appartiene, ma non è di nessuno.
è un prestito.
arriva, si ferma, accoglie, pronuncia, urta, inciampa, corre sorseggia, si pavoneggia, s’allieta, rimangia, infrange.
a volte si rompe, ma se non hai le palle per tenerle testa, te le mangia, e la perdi.
è un’onda, e come il mare, s’affaccia, ma ai piedi ha la terra. e se vuole, quando cadi, ti sbuccia l’anima.
e spiaggia, che ti piaccia o no, si vive, finché non se ne va.
La scrittura di Simonetta è davvero spiazzante, influenzata com’è dalla lingua parlata, ha uno stile fluido, simile ad una colata di lava incandescente che fuoriesce in quanto non più trattenibile, il suo scrivere non è ricerca di compassione, neppure di comprensione per la propria situazione, è semmai una valvola di sfogo come un vomitar parole per non affogar nel proprio vomito, ecco alcuni stralci:
«ci scandalizziamo di fronte alla pedofilia, ma desideriamo scoparci i bambini. evitiamo i transessuali, eppure paghiamo per avere a letto l’innaturale. aberriamo le guerre, ma siamo pronti a sterminarci in famiglia per niente. dentro di noi, e non solo, facciamo di tutto e di più. non mi tiro assolutamente fuori da ciò che ho appena detto, perché io ho fatto di molto peggio.
quando lui mi costringeva a scopare vedendo film porno o con falli di gomma, mi sentivo di merda, ma lo facevo, e in quel momento godevo, ma dopo l’orgasmo passavo notti intere a farmi pippe mentali. potevo rifiutarmi. potevo scappare. potevo fare tutto, ma non l’ho fatto. credevo che in camera da letto tutto fosse lecito. credevo che m’amava, credevo di amarlo. credevo che nel petto l’amore m’avrebbe perdonata. credevo che così facendo l’avrei avuto solo per me, che non lo avrei perso, perché dicono che le famiglie si sfasciano per mancanze. si dicono tante cazzate, ed io ne ho fatte molte di più. infatti così non è stato, perché quando ho aperto gli occhi mi sono sentita una povera demente.»
(tratto da “Vado”)
«sento discorsi assurdi, e alcuni rimpiangono il vecchio tranvetto. quello c’è anche adesso, ma non è più lo stesso. lì dentro ci salgono solo gli extracomunitari, ché tanto nessuno li controlla e possono tranquillamente non pagare. non pagano nemmeno sul 105, però lì qualche volta un controllore sale e così qualcuno può respirare in pace.
non lasciano solo la puzza, ma la totale indifferenza al rispetto verso gli anziani, curvano sempre più le spalle, appesantiti dagli sguardi strafottenti di quegli sconosciuti. colpa nostra? colpa loro? colpa mia? ma esistono poi le colpe? ma poi, esistiamo, o cerchiamo di r-esistere a noi?»
(tratto da “2455”)
Ne emerge un’autrice sincera a volte fino all’eccesso, fino al paradosso, che non si rifugia mai nella fantasia, ma affronta il suo trascorso ed il suo presente con occhi disincantati, a cuore aperto, non ha una meta o un progetto, è immersa caoticamente nel proprio quotidiano vivere, un vivere ansiogeno. Spesso le sue immagini sono crude, colpiscono, lacerano, è come se volesse renderci partecipi del suo soffrire, delle sue ferite costantemente aperte, pulsanti.
Scomodo per lei due nomi impegnativi che, però mi vengono alla mente, James Joyce per questo stile simile al fluire libero del pensiero della nostra mente e Pier Paolo Pasolini per quel suo scandalizzare mettendo a nudo le contraddizioni umane e vivendole pienamente in prima persona.
L’opera come detto sopra non è, però fatta di sola scrittura, allegato al libro c’è appunto un disco, si tratta della registrazione di un concerto tenuto da Orlando Andreucci al Teatro delle Emozioni in Roma il 28 aprile 2009.
Direi che non poteva esser scelta una migliore locazione, perché proprio “emozioni” ci regala questa sua esibizione che lo vede impegnato chitarra e voce, accompagnato da Primiano Di Biase alla fisarmonica ed Ermanno Dodaro al contrabbasso.
Il suo stile, come emerge dall’ascolto è totalmente diverso da quello di Simonetta, c’è un’attenzione direi quasi maniacale nella scelta di parole e verbi, nel legame tra musica e parole in una ricerca, mai paga, della perfetta armonia.
Orlando ha un modo di cantare molto posato, sempre preciso mai forzato, è la grazia la cifra stilistica del suo fare musica, una musica che ha molti richiami con il jazz e la musica latina, soprattutto con Antonio Carlos Jobim.
I temi trattati derivano da letture o da fatti di cronaca come in “2455” che parla della storia di Charyl Chassman, “il bandito della luce rossa” condannato a morte e giustiziato nel 1962 dopo 14 anni di braccio della morte e che durante tutto il processo si difese da solo, 2455 era il numero della sua cella, Orlando lo racconta così “Le luci si addormentano, ma solo per un momento / splende una stella inutile in una notte senza tempo / la vita si addormenta in un sonno senza fine / se ci sarà un risveglio è il segreto da scoprire” in una canzone sottolineata dalle calde vibrazioni del contrabbasso e dalle avvolgenti spirali della fisarmonica.
A volte si tratta di riflessioni sull’esistenza e le parole non sono mai banali come in “Vado”, canzone che apre il concerto con un’atmosfera ariosa e brillante, “Vado a fermare il vento con le mie mani con sentimento / vado senza parlare ma con due occhi che sanno guardare / le gambe fanno andare sugli elementi compreso il mare”.
In “Il coraggio”, invece, l’atmosfera è triste, dolente, con le cavate del contrabbasso come fondale e la malinconia della fisarmonica a disegnare la melodia, il testo è uno dei più ispirati, una storia d’amore bellissima che si chiude così “Poi il coraggio portato dal vento / li travolge basta solo un momento / e si scambiano sguardi incantati / incoscienti d’essere nati”.
Un’altra canzone particolarmente intensa è, secondo me, “Nina” dedicata ad una donna o forse ad un’ideale di donna “Nina che guarda con occhi chiari racconta cose che fanno sudare / non è mai stanca di ascoltare il suo futuro è lasciarsi andare / coglie dagli occhi i sentimenti non c’è l’ombra di pentimenti la sua saliva sa di perdono usa l’alito come profumo”.
Un tema molto presente è poi quello del viaggio sia reale sia metaforico, basta leggere i titoli delle canzoni tra cui troviamo “Viaggio” e “Treni”, che cominciano rispettivamente così “Arrivare con un viaggio ideale in una stazione che non dà risposte / e cercare con un gesto fatale le risorse quelle nascoste” e “La scena è una stazione / la pelle l’emozione / per un addio che parte e se ne và”, sono le stazioni ferroviarie a far da fondale ad entrambe le canzoni forse perché è proprio il treno il mezzo di trasporto che più avvicina fra loro le persone con tempi e modalità più a misura d’uomo.
Però mi sto accorgendo di scrivere troppo e non vorrei superare la lunghezza del libro e neppure togliere emozione alle emozioni di chi vorrà affrontare questo viaggio, questo percorso parallelo che parte da titoli comuni, ma si muove in mondi tra loro diversissimi, quasi antitetici ma perfettamente compatibili, una sinergia capace di un affondo deciso nei nostri cuori.
Vi auguro buon viaggio!
Orlando Andreucci – Simonetta Bumbi
Notediparole
Tracks:
- 1) Vado
- 2) Libero
- 3) Sarhita
- 4) 2455
- 5) Sorrido
- 6) Nina
- 7) Viaggio ideale
- 8) Vacanze argentine
- 9) Il coraggio
- 10) Treni
Renseignements pris à partir du disque
Crediti:
Orlando Andreucci: voce e chitarra
Primiano Di Biase: fisarmonica
Ermanno Dodaro: contrabbasso
Testi e musiche di Orlando Andreucci
Esibizione del 28 aprile 2009 al Teatro delle Emozioni in Roma.
La registrazione live è stata effettuata da STUDIOMOBILEROMA
Missaggio e Master realizzati da Luigi Piergiovanni presso lo Studio di Registrazione della Interbeat di Roma.
Realizzazione Editoriale: Giulia Carmen Fasolo