Claudia Pastorino: Interview sur 17/05/2012

Posté le: 17/05/2012


Claudia Pastorino ha appena pubblicato “Tango che ho visto ballare”, un disco che è un sentito omaggio ad Astor Piazzolla, in occasione del ventennale dalla sua scomparsa avvenuta il 4 luglio del 1992 nella sua Buenos Aires, ma è anche la testimonianza fedele di uno spettacolo che è stato portato in giro per l’Italia e non solo dall’artista ligure per più di due anni, con grandi soddisfazioni. Ecco cosa ci ha raccontato di questa sua esperienza.

Vorrei partire dal titolo che hai dato a questo tuo ultimo lavoro “Tango che ho visto ballare”, come mai proprio questi versi che sono tratti dalla canzone “Alguien le dice al tango” presente nel disco stesso?

Perché parlando di repertorio di Astor Piazzolla, quella fu la prima canzone che io studiai e di cui m’innamorai, quindi questo verso segna un po’ l’inizio della mia storia musicale con il repertorio di Astor Piazzolla, storia che è iniziata circa dieci anni fa, anzi forse prima. Quella comunque fu la prima canzone che aprì poi tutto un filone, ne seguirono tanti concerti, tanti incontri fino ad arrivare a questo disco.

Come mai quest’amore per la musica di Piazzolla?

Io mi sono appassionata alla sua musica addirittura negli anni ’80, ero molto giovane, una ragazzina e devo dire di averlo fatto attraverso Milva. Ho sempre seguito Milva e ritengo sia la più brava di tutte, insieme a Giuni Russo.

Quindi l’averti accostata nella recensione del disco a Milva non t’è dispiaciuto.

No, mi ha lusingato tantissimo, non potevo crederci, per me, come ti dicevo, Milva e Giuni Russo sono davvero le migliori che ci sono o che ci sono state, nel caso di Giuni. Ho sempre seguito Milva, un’artista che ha sempre fatto lavori squisiti, seguendo scelte artistiche di altissimo livello. Negli anni ’80 uscì il suo lavoro con Astor Piazzolla e attraverso lei conobbi artisticamente Piazzolla, ma anche Horacio Ferrer e me ne appassionai tantissimo. Da quegli anni a oggi è stato naturale per me tentare di riproporre quel repertorio, fino a quest’occasione del ventennale dalla sua scomparsa che è sfociata nel disco.

E’ stata voluta la scelta di un disco dal vivo piuttosto che quella di un disco tributo registrato in studio?

Beh, era un po’ di tempo che portavamo in giro questo lavoro per locali e teatri per cui ci siamo detti, perché anziché scrivere ogni sera sulla sabbia, il che è comunque bellissimo, non fotografiamo una volta il tutto? La scelta della location è stata invece abbastanza casuale, dettata più dalla disponibilità del fonico ad amplificarci e registrare al meglio lo spettacolo.

E’ stato quindi registrato totalmente in presa diretta?

Si, con tutti gli eventuali difetti o le piccole sbavature che si possono sentire nei dischi live e che, tutto sommato, preferisco alla perfezione dei dischi registrati in studio.

Tu arrivavi comunque da un altro disco dal vivo, precedente a questo.

In verità quel disco lì (“Live and let live” – 2006) era solo parzialmente registrato dal vivo, parte dei brani, erano stati, infatti, registrati in studio e il titolo stesso, in realtà, è uno dei principali precetti jainisti, che appunto dice “Vivi e lascia vivere”.

Comunque sono tutti dischi che ti vedono nella veste d’interprete, giusto?

Si, mi vedono nella veste d’interprete questo disco che dicevi e, anche quello registrato con il Quartetto di Violoncelli CelloFans (“Sogno di mare” – 2005) e dedicato a Fabrizio De André, anche lì ci venne spontaneo, dopo un po’ di anni che ripetevamo questo repertorio, lasciare una testimonianza, nacque così questo disco il cui titolo “Sogno di mare” è anch’esso, è tratto da un verso di una canzone di De André contenuta nel disco stesso.

Tre dischi come interprete, hai deciso di abbandonare definitivamente il ruolo di cantautrice?

Abbandonare no, però ho cercato di spaziare anche oltre le cose scritte da me, era un’idea che mi piaceva molto e quindi sono stata molto contenta di realizzare questo disco tributo a Piazzolla, così come quello dedicato a De André, perché questi musicisti, durante il mio percorso artistico li ho amati e cantati molto e, soprattutto quest’ultimo, mi ha molto divertito nel portarlo in giro e, tra l’altro, mi ha regalato tanti bei momenti perché sia durante il 2009 sia durante il 2010, m’è capitato, infatti, di collaborare dal vivo con Horacio Ferrer e sono state esperienze molto gratificanti.

Questo disco, direi che ha il pregio di essere proponibile dal vivo, in maniera snella, poiché è nato per pianoforte e fisarmonica, è così?

Si, in effetti, è una rivisitazione, se vogliamo, non proprio fedelissima all’abito che aveva inizialmente, c’era un’altra formazione e c’erano altri strumenti, noi qui siamo una formazione trio e quindi l’abbiamo rivisitata in maniera più scarna. Però, come dicevi tu, ha il vantaggio di essere snello e obiettivamente c’è più facilità a proporsi che non con orchestra o anche solo in sestetto o ottetto. Credo poi che permetta di dare maggiore risalto alle liriche, alle poesie.

A proposito di liriche, c’è tra le varie canzoni, a parte quella da cui hai tratto il titolo dell’intero lavoro, una che più di tutte ti rappresenti o che più ami?

Si, c’è ed è “La ballata per un folle” che è un brano che adoro, in cui mi sento dentro e pienamente rappresentata. E’ forse una delle punte massime della poetica di Ferrer, in cui è riuscito a dipingere in maniera poetica, coinvolgente, commovente, questa figura così ricca di significati, ci trovo davvero tantissimi stati d’animo, tanti colori e credo che lì il connubio Ferrer-Piazzolla, che è sempre stato molto florido, abbia raggiunto un qualcosa di miracoloso.

Io trovo però che anche “Vamos Nina" sia una bellissima ballata, soprattutto per come l’hai interpretata nel disco, non trovi?

Si, tra l’altro quello è il brano privilegiato da Horacio, lui sempre mi diceva “questa è la canzone che ho più cara”. Qui poi l’ho voluta cambiare, perché in realtà sarebbe stata cantata, ho invece deciso di recitarla, ma so che è stato contento di questa scelta.

Stai portando in giro questo spettacolo per l’Italia?

Sì e abbiamo in realtà anche una data fuori Italia nella Svizzera Italiana (2 giugno al Teatro Sociale di Arogno – Lugano), dove potranno apprezzare le liriche in italiano, abbiamo date fino a fine settembre.

Come mai questa scelta di tradurre i testi in italiano, per rendere le canzoni più fruibili al pubblico?

Per renderle più godibili, perché non sempre lo spagnolo è conosciuto o facilmente compreso, penso che questo permetta di godere fino all’ultima goccia della poesia che è nei testi.

Ormai questo disco è stato realizzato e sarà portato in giro per farlo conoscere, hai però in programma qualcosa di nuovo per il futuro?

Beh, questa è una bella domanda, nell’immediato futuro inteso come 2012 e parte dell’anno prossimo, mi dedicherò tantissimo alla promozione di questo lavoro. Però, fra uno o due anni, mi piacerebbe ritornare a “I Gatti di Baudelaire”, a quella scrittura là, mi piacerebbe ripercorrere quell’intenzione che avevo agli inizi, vent’anni fa, nello scrivere, cercando di ritrovare questo filo oggi e vedere dove mi porta.

So che non ami i social network e ne stai ben lontana, ti riporto però un commento fatto da Max Manfredi su Facebook sulla mia recensione del disco: “Fabio, togli è inevitabile accostarla a Milva, dai”. Sinceramente, non gli ho chiesto il perché, però volevo approfittare per chiederti invece che ne pensavi del fatto di averti accostato anche a Max.

Guarda, io sono stata lusingata di entrambi gli accostamenti, Milva con Giuni Russo, come ti ho già detto prima, ritengo siano state le migliori interpreti mentre Max, dal punto di vista del cantautorato pure, nel senso che Max è unico, io lo seguo da sempre, lui lo sa benissimo che sono una sua fan, direi che per lui non ci sono aggettivi, la sua scrittura è unica e, come dice lui stesso nel suo sito internet, è simile solo a se stesso. Essere quindi stata accostata a queste due grandi figure è stata per me una gratificazione immensa.

Non hai mai cantato con lui?

Si, ogni tanto ci capita dal vivo.

Mai però su disco?

No, mai, sarebbe bello, io gli ho già chiesto più volte di scrivermi una canzone, ma non l’ha ancora fatto (ride). Tornerò alla carica così, se tra uno o due anni riuscirò a mettere a fuoco un nuovo lavoro come cantautrice, forse in quell’occasione mi potrebbe scrivere qualcosa o potremmo collaborare nella scrittura di un pezzo.

Per chiudere, vuoi aggiungere qualcosa sul disco attuale?

Direi di no, le tue domande sono state piuttosto esaurienti.

Allora l’invito è a seguirti nei concerti?

Beh si, il 25 maggio sarò a Parabiago (MI) all’interno della Rassegna DonneInCanto. Vi aspetto!

Claudia Pastorino