Area - 1978 gli dei se ne vanno gli arrabbiati restano!

Suivre texte "Il bandito del deserto"

Cd , 1978 , Cramps Records
Parto al mattino Vento e destino Sciacallo grigio argento dai magri fianchi Sappi che io son l'uomo della Leina Rivesto l'armatura sul cuore della iena Ora sono in povertà Ora in ricchezza Desiderio, paura, libertà Bisogno di chiarezza Nella polvere un rifugio ripara dall'offesa un ritiro per chi teme il nemico e la resa. Shànfara, poeta e bandito dell'Arabia pagana, il suo François Villon del deserto, di cui come reliquie ci restano pochi versi, un'ottantina in tutto, è l'autore della "qasida" da cui abbiamo liberamente tratto le parole di questo pezzo. Una "qasida" che canta la libertà, la rivolta e la vita nomadica. Shànfara visse alcuni decenni precedenti la missione profetica di Maometto, visse una vita raminga e avventurosa nello Higiàz meridionale e nello Yemen, e su di lui fiorirono moltissime leggende, come questa. Respinto dalla tribù a cui si era aggregato fece voto di uccidere cento dei suoi antichi compagni. Ne uccise novantanove prima di cadere sopraffatto in una imboscata, ma nel suo teschio abbandonato e disseccato al sole inciampò e si ferì a morte un centesimo nemico, compiendosi così il suo voto. Shànfara è il poeta della solitudine disperata, dell'ethos della rivolta, degli scenari desertici sui quali si muovono branchi di sciacalli affamati, lo stormo degli uccelli qata che in formazione serrata cercano una pozza d'acqua, i sinistri fruscii degli animali da preda e dei demoni funesti.

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