Monteguglielmo, sovrastato dall’ottagonale Zizzola, il 28 giugno 2024 accoglie sul palco di Artico due cantautori che fanno faville, in tema con le mille scintille che caratterizzano il festival quest’anno: Lucio Corsi e Vasco Brondi.
Il pubblico sale per le pendici della collinetta a piedi o in navetta, accolto dalla verde erba in una serata stranamente senza pioggia. L’età è eterogenea: si vedono anche bambini non ancora in età scolare e pensionati, a indicare la trasversalità del gradimento per il doppio concerto.
Verso le 21,20 sul palco sale Lucio Corsi: troppo secco, decisamente un ragazzo che con il vento vola, faccia bianca, pantaloni aderenti e maglietta trasparente, spalline gialle così grandi che sembrano ali atrofizzate, indecise se tenerlo giù, sul palco, o farlo volare su. La band inizia a suonare e la sua voce sicura inizia a dipingere mondi fatati, con lepri sulla luna, persone che volano, un vento spesso presente, ma che è una spinta, non un freno. La poesia, in italiano, si accompagna a un glam rock accattivante, che porta il pubblico a ballare sotto le stelle.
Ecco la scaletta del concerto, che convince grazie a una performance che dal vivo acquista qualcosa di non definibile ma sicuramente palpabile:
• Freccia bianca
• Danza classica
• La bocca della verità
• Amico vola via
• Trieste
• Orme
• Radio myday
• La lepre
• Senza titolo
• Francis Delacroix
• La ragazza trasparente
• Il lupo
• La bocca della verità
• Dottor Jekyll e mister Hyde
• Astronave giradisco
• Cosa faremo da grandi?
Dispiace quasi quando la band abbandona il palco alle 22,30. A Lucio Corsi piace fare concerti lunghi, anche di due ore, ma oggi apre Vasco Brondi, che si presenta sul palco con tutt’altro stile: pantalone nero, camicia blu, cappello tipo borsalino marrone. Dato che è nell’unica data piemontese, ricorda con nostalgia un suo concerto all’Hiroshima e anche il giorno in cui ha deciso che la sua band si sarebbe chiamata “Le luci della centrale elettrica”. Commento dei presenti all’epoca: che nome di merda. Ma ha portato bene. Il pessimismo cosmico che ha caratterizzato i suoi esordi (e anche le continuazioni) si è stemperato. L’album nuovo “illumina tutto”, è zeppo di fuoco, come constata pure lui. La scaletta alterna canzoni nuove e antiche, perfino la prima che ha scritto, “Piromani”, in cui le luci della centrale elettrica, a turbogas, si vanno a vedere, come un film al cinema .Il cantautore parla parecchio, con voce caratteristica dall’accento emiliano: viaggi in India, filosofie di vita e di morte, riscaldamento globale. Rispetto al passato, dal 2017 c’è una nuova energia in lui, oltre ad un look diverso, con folta barba: decisamente un segno di vita, che è anche il titolo di questo album della maturità, che ha visto la luce con i suoi 40 anni. Ora prova gioia e pace, non più l’inquietudine che trasudavano i suoi album degli inizi, pur essendo consapevole che è arrivato il momento di fare la rivoluzione.
La scaletta attinge da tutto il suo percorso ed è questa:
• Illumina Tutto
• Le ragazze stanno bene
• Meccanismi
• Qui
• Fuoco Dentro
• Incendio
• La Terra, l’Emilia, la Luna
• L'amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici
• Cara catastrofe
• Stelle marine
• Quando tornerai dall'estero
• Ti vendi bene
• Va' dove ti esplode il cuore
• Chakra
• Piromani
• Mistica
Prima delle canzoni del bis, tris e quater, Brondi recita “Ciò che ti offro” di Borges.
• A forma di fulmine
• Un segno di vita
• Nel profondo veneto