In occasione di OGR club, iniziativa che porta a Torino la migliore musica nazionale ed internazionale, lunedì 2 dicembre Andrea Appino suona per un’ora e mezza nel Duomo, una sala che in effetti richiama una grande cattedrale: soffitto altissimo e un tocco di architettura industriale, con le pareti di mattoni a vista, le scritte sul muro (interessante “DISCIPLINA” scritto a specchio in un vedo-non vedo in una nicchia), lo stile minimal.
Appino si presenta in versione solista, non con gli Zen circus di cui è penna, voce e chitarra dal 1995. Davanti alla scritta al neon rosso con scritto OGR CLUB, senza palco, all’altezza del suo pubblico, si presenta vestito integralmente di pelle nera, con gli occhiali da sole. Spiega che le lenti gli servono per vedere. Probabilmente il filtro anti-UV lo aiuta a concentrarsi meglio sulla sua interiorità. Spiega infatti al pubblico, tra cui spiccano fan sfegatati che cantano e urlano pezzi delle sue canzoni, che i suoi concerti sono una terapia in cui lui è il paziente e il pubblico lo psicologo, però è lui ad essere pagato. Aggiunge che questo accade di solito, perché stavolta il concerto è gratuito. Rientra nel tour 2024 “APPINO (sei) SOLO - Una terapia collettiva”, che chiude la carriera solista a tempo indeterminato. Gli album toccati dal concerto sono “Grande raccordo animale”, “Il testamento” e “Humanize”.
Il cantautore è molto ironico ed autoironico: mantiene il leitmotiv della terapia anche quando si stupisce che alla fine del concerto si sia ancora lì, ad ascoltarlo e addirittura ad applaudirlo, ché gli applausi ai narcisisti come lui piacciono molto, come anche i fischi: basta essere al centro dell’attenzione, ma gli applausi sono più graditi.
Un’armonica davanti alla bocca, Appino propone canzoni che ricordano un mix tra Bennato, De André e Gaber. I testi sono profondi e propongono parallelismi interessanti e non banali: la vita come un rapporto di lavoro in cui la gioventù è l’apprendistato, e poi iniziano gli scatti di carriera; il grande raccordo da anulare diventa animale.
I“Humanize” doveva essere una raccolta di testimonianze, ma alla fine è andata male, dice, ed è diventato un album. Voci di persone che spiegano di cosa hanno paura echeggiano tra le pareti profane del Duomo, per fondersi con la voce del cantautore. La location garantisce un’acustica fenomenale, per un risultato tecnicamente di alta qualità.
Un concerto sicuramente interessante, raccolto e unico nel suo genere, dato che non si sa bene quanto tempo sabbatico si prenderà l’Appino solista dopo questo ultimo concerto torinese.