5 luglio 2016, ore 18.00 circa, comincio a prendere il biglietto dalla scrivania, acquistato circa un mese e mezzo prima perchè non è possibile lasciarsi scappare tre mostri sacri come Guthrie Govan, Steve Vai e Joe Satriani quando suonano a meno di 30km da casa.
Guardo un pò preoccupato la coltre di nubi da temporale estivo che si forma sul torinese, faccio i vari scongiuri e parto alla volta di Grugliasco.
Arrivo ai cancelli circa un'ora prima dell'apertura in modo da riuscire a guadagnare un buon posto vicino al palco.
Ore 20.30 iniziano gli ingressi e, una volta nell'area concerti, mi fermo a circa una ventina di metri dal palco dove c'è già una discreta folla. Si sente l'attesa e alcuni riferiscono di aver sentito da addetti alla biglietteria che il concerto non sarebbe iniziato prima delle 22 poichè ci sono state poche prevendite. Nel frattempo sul palco...
e sì...per chi riconosce quella chitarra che si vede nella prima foto inizia una leggera agitazione...
Per fortuna, puntuali alle 21.00, appaiono tre tizi sul palco
i Tres Caballeros, come da titolo del loro ultimo album e da cui eseguono pezzi come "Stupid 7", "Pressure Relief" e "The Kentucky Meat Shower", annunciati dallo stesso Guthrie. Ottima l'accoglienza del pubblico ricambiata da una gestione ottimale della scena, con aneddoto raccontato da Govan sulla genesi della traccia "The Kentucky Meat Shower".
La parte tecnica: dannatamente precisi. Per chi non conosce Guthrie consiglio di andare a vedere e sentire alcuni suoi lavori in solo per capire fin dove un essere umano può spingersi nell'abilità su di un manico di chitarra. Spettacolare la parte ritmica: Marco Minneman alla batteria e Bryan Beller alla "Bass Guitar" come dice il buon Joe. Ottimo il lavoro di gruppo, musicale, dove nessuno è passato in secondo piano anche grazie alla buona gestione dei suoni da parte degli addetti al mixer
Circa cinquanta minuti di concerto e i tre lasciano lo spazio a un'altro mostro sacro che appare dal buio del backstage:
il grande Steve Vai inizia il suo spettacolo.
Purtroppo una nota dolente subito: la gestione dei suoni, a differenza degli altri segmenti del concerto, è stata decisamente poco ottimale. La parte ritmica, Philip Bynoe al basso e Jeremy Colson alla batteria, strabordava slabbrando in misura importante la gamma bassa che andava a coprire le due ottime chitarre di Dave Weiner e del grande Steve. Per fortuna, verso la fine dello spazio dedicato alla Steve Vai's, alle prime note della "For the Love of God" qualcuno ai mixer ha dato un sussulto, dopo alcune grida dal pubblico "abbassate la batteria!", e sono stati parzialmente ripristinati gli equilibri.
Si avvicina la mezzanotte e dopo un ulteriore rapido cambio palco, fa il suo ingresso il padrone di casa, Mr. Joe Satriani o, se volete, Giuseppe (e c'è una spiegazione a questo).
Subito riconoscibile con i suoi occhiali neri, maglietta nera, pantaloni neri (no, non è uno dei Blues Brothers). Con lui ci sono nuovamente Marco Minneman e Bryan Beller, così come il grande Mike Keneally alla seconda chitarra, oltre che tastiera e voce. Si apre questa terza parte del viaggio con "Shockwave Supernova" e la stupenda "Flying in a Blue Dream" subito seguite da "Ice 9" e dalla coinvolgente "Crowd Chant" dove era tutto un botta e risposta tra la chitarra di Joe e la folla. A chiudere, dopo il momento "Always With Me, Always With You", Satriani cala due assi: "Satch Boogie" e "Surfing With The Alien". Conseguente delirio finale del pubblico.
Ora, come da tradizione G3, sul palco si raggiunge la massa critica con la presenza in contemporanea di tutti e tre i mostri sacri. La serata si conclude con virtuosismi su riprese di pezzi come "Message in a Bottle" dei Police, "Little Wing" di Hendrix dove lo stile di Vai impera, "Smells like Teen Spirit" dei Nirvana e "Rockin' in the Free World" di Neil Young.
Un gran concerto, musicisti allo stato dell'arte. Tutti sul palco dove, durante i saluti, si spiega il perchè di Giuseppe...Satriani... che come vedete tiene in mano una maglietta con scritto proprio Giuseppe Satriani
Peccato non abbia lanciato quella maglietta alla fine, ma probabilmente ci sarebbero stati molti infortunati nella feroce lotta per aggiudicarsela.
Alessandro, Torino