Necrodeath
Draculea
A volte bisogna andare un po’ controcorrente per salvaguardare i soldi dei consumatori, soprattutto oggigiorno che un appassionato di musica spende sempre meno per comprare CD. A volte bisogna dire le cose come stanno e non far passare un album mediocre come un capolavoro cercando di mantenere sempre alta la media d’ogni uscita discografica italiana. Non è così che si esalta il nostro panorama, anche se si tratta di band storiche come, in questo caso, dei Necrodeath con la loro ultima fatica discografia “Draculea”. Bisogna chiarire subito che non concordo affatto con molte testate specializzate le quali diedero responsi più che positivi al nuovo album.
È giusto non guardarsi indietro e non fare un raffronto con album ormai ineguagliabili come “Into the Macabre” o “Fragments of Insanity”, tuttavia non si può restare indifferenti davanti a cotale miseria e povertà d’idee che rispondono al nome di “Draculea”. Non è esaltando album del genere che si espande il metal italiano, ma, invece dando più importanza a molte altre valide band che si fanno in quattro per avere un contratto. Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. I Necrodeath del 2007 soffrono abbastanza e, nonostante un album come “100% Hell” riaccese le speranze dopo il non fantastico “Ton(e)s of Hate”, si ricade nel baratro della musica più noiosa e scontata. Soffro a dire queste cose, ma lo faccio per chi ha voglia di comprarsi quest’album, per evitare che faccia il mio stesso errore.
L’album in questione si snoda a fatica attraverso nove tracce per quasi 50 minuti di musica. Sin da qui, vista la durata, si dovrebbe presumere che la band si fosse impegnata per rendere il tutto molto dinamico e coinvolgente, altrimenti si rischia seriamente la sonnolenza, ma così non è stato. Il concept, come potete immaginare dal titolo, si sviluppa sulla vita del “Principe Impalatore”, ovvero Dracula. S’incomincia con quasi cinque minuti d’intro, con arpeggi e vocalizzi estremi a narrare, accompagnati dalla voce femminile di Lady Godyva in veste di guest star. Le danze vere e proprie incominciano con “Smell of Blood”. I tempi sono più veloci e compatti, anche se ormai i Necrodeath sono diventati un po’ troppo freddi e calcolatori nell’esecuzione. Tuttavia, non mi posso lamentare di questa canzone; è veloce, abbastanza maligna e pesante.
“Party In Tirgoviste” è un plagio a loro stessi. L’arpeggio è praticamente uguale alla canzone “Black Soul”, presente sull’album “Mater of all Evil”. Il ritmo è lento e doomeggiante, mentre Flegias è abbastanza convincente al microfono con i suoi black metal screams che sono diventati un trademark dei nuovi Necrodeath. Dopo poco, la noia mi assale e la cover di “Fragments of Insanity” di sicuro non rende giustizia all’originale. Si, i suoni sono molto più potenti, ma è abbastanza? L’aura maligna della versione originale è presente in pochissime parti e tutto è troppo banale…il drumming di Peso è buono ma quasi irritante nel suo uso continuo di quella specie di bongo che oramai ha sostituito tutti i suoi tamburi per ridurre la batteria ai minimi termini.
La title track è di una banalità sconcertante nel suo voler essere lenta e maligna. L’unica cosa che riesce a trasmettermi è noia pura. Le parti soliste di chitarra sono piatte e scontate e la voce le segue a catena, accompagnandoci verso la cover de Venom “Countess Bathory”. Quest’ultima è ben eseguita e riesce a rialzare i tempi e la velocità di un disco piatto, ma possiamo veramente affermare che si tratti farina del loro sacco? Essendo una cover, non mi sento di considerarla una vera e propria canzone dei Necrodeath, nonostante sia di buona fattura. “The Golden Cup” è un’altra traccia, questa volta strumentale, ai limiti della sopportazione. I tempi sono sempre troppo lenti e per nulla incalzanti. Le parti soliste di chitarre si perdono in inutili e prolungati assoli e gli arpeggi sono tutto tranne che terrificati ed evocativi. “Impaler Prince” finalmente ci dà uno scossone e si segnala come traccia più riuscita del lotto insieme all’opener. Non si tratta, tuttavia, di capolavori: qui la band fa il suo compitino e il loro black/thrash ormai è troppo modernizzato nei suoni e nelle parti, come dicevo prima. L’outro finale è ancora fatto di voce e melodie strane ma per nulla oscure o chissà cosa. Fanno persino sorridere a volte. Non ci siamo ragazzi; qui c’è ben poco da salvare, anche se non voglio essere troppo cattivo con il voto, come invece lo sono stati altri per l’opposto. Su quasi 50 minuti di musica, io ne salvo solamente una decina, quindi fate voi. La mia idea è che molte volte, prima di mettersi al lavoro, si debba aver in testa il da farsi e calcolarlo bene invece di riempire un album con pezzi più che trascurabili e inutili. Questa è la mia idea…ci risentiamo alla prossima.
Necrodeath
Draculea
Género: Thrash metal
Canciones:
- 1) V.T. 1431
- 2) Smell of Blood
- 3) Party in Tirgoviste
- 4) Fragments of Insanity
- 5) Draculea
-
6)
Countess Bathory Cover Venom
- 7) The Golden Cup
- 8) Impaler Prince
- 9) V.T. 1476