The Backlash
MindTrap
Sull'emblematica copertina del loro secondo lavoro i Backlash ci fanno sentire spettatori con gli occhi puntati sulla pista di un circo, punto focale di convergenza di tutti gli sguardi. Un modo simbolico forse per dirci che il loro progetto è finalmente diventato oggetto di giudizio “universale”. I quattro componenti di questa avventura provengono dal panorama underground milanese e dal 2013 (data del loro primo concerto) hanno progressivamente saputo affermarsi come una realtà consolidata all'interno del circuito indie calcando i palchi più cool della Milano alternativa (dal Tunnel all'Alcatraz per citare i più famosi).
Veniamo ora a Mindtrap il loro primo LP autoprodotto e pubblicato in questi giorni. Da Milano alla Terra d' Albione è un attimo soprattutto se, diciamolo senza remore, questo lavoro risulta il manifesto del British sound. Non vogliamo scomodare gli Stone Roses perché si tratterebbe di una partita persa in partenza il solo cercare di evocare una band stratosferica dalla tecnica mostruosa e dalle capacità mai troppo decantate di creare uno stile riconoscibile in soli due album. Non vogliamo credere che tanto manierismo al limite del maniacale sia solo il frutto di una manifesta “adorazione” per un certo tipo di cultura musicale. E' evidente però che questo disco percorre in lungo e in largo degli assi spazio temporali ben riconoscibili che puntano su un carattere identitario molto forte e una predisposizione oscenamente pop. Pop non in senso strettamente musicale, ma da un punto di vista prettamente culturale e artistico da intendere come tentativo di fare un' opera inclusiva anziché esclusiva. Siamo di fronte a tanti pacchi, uno per ogni track, che racchiudono e imballano in maniera certosina un mix di imprinting spesso mescolati con dovizia di particolari e precise ricostruzioni stilistiche. E' così che nel primo brano sentiamo l'eco dei Black Rebel Motorcycle Club, mentre nel secondo Slow Flow ci si spinge su ritmiche meno cupe e più energizzanti per non dire frizzanti sulla scia delle scorribande Arctic Monkeys. Dream in a Cage è forse la traccia che convince di più fino a questo punto con il suo andamento a due voci, ma soprattutto con un ritornello degno di un archetipo di gallagheriana memoria. Le valigie fin qui riposte ci stanno sempre più imbarcando verso il Gate targato Manchester. Another time sembra sì anch'esso Arctic Monkeys per riff e velocità dei giri di chitarra, ma cos'è se non la sublimazione dei tormentoni da stadio delle più riuscite cavalcate chitarristiche dei fratelli Gallagher?
Bounds invece parte citando in maniera quasi imbarazzante i Dandy Wharol di Bohemian Like you per poi incedere sulla Verviana Lucky man con un richiamo rigorosamente legato alla sola produzione di Urban Hymns senza mai riprendere l'insegnamento dei Verve primordiali e decisamente più avanguardisti. Time being è una perfetta miscela tra D’You Know What I Mean e Fucking in the bushes degli Oasis; mentre Mindtrap risulta alla fine un pezzo ben confezionato, indie al punto giusto e sorprendentemente fresco. Il finale è tutto un giganteggiare della band di Manchester con un attacco che ricorda Hindu Times per poi svoltare su una parte di ottoni che riporta ai cori di Noel sul cantato di Liam come nelle migliori B-sides confezionate a inizio carriera. Behind A Loocked Door è proprio il giro di Champagne Supernova con tanto di tamburello in apertura, ma stupisce per riuscire a mixare anche stavolta nello stesso brano due tracce agli antipodi della storia della band, stereotipi come quello appena citato e Soldier on dell'ultimo album Dig out your Soul.
In mezzo a un prevedibile repertorio rispolverato lungo tutto l'arco degli anni novanta fino alla prima decade del nuovo millennio, possiamo affermare che questo lavoro risulta stucchevole a tratti, ma nella sua semplicità lascia ancora lo spazio a una considerazione di fondo:
la musica che fu è stata e sarà sempre la scintilla per far iniziare una nuova genesi che passa anche per la tentazione revivalistica, ma alla fine insegna anche a riprodurre e produrre buone melodie e soprattutto canzoni che funzionano. Una trama musicale rimane totalmente inespressa se non riesce a circoscriverne l' espressione in un'opera a tutto tondo che si chiama ancora canzone, quella che ascolterai a distanza di tempo e ti legherà indissolubilmente a quel ricordo e a quella tua esperienza personale. The BackLash adesso ci devono raccontare quest'ultime e faranno un altro passo avanti verso l'emancipazione.
The Backlash
MindTrap
Genre: Indie , Psichedelica , Britpop
Traks:
- 1) Third Generation Anthem
- 2) Slow Flow
- 3) Bright
- 4) Dreams in a Cage
- 5) Another Time
- 6) Breakaway
- 7) Bounds
- 8) Time Being
- 9) Mindtrap
- 10) Knock it Back
- 11) Behind A Locked Door
- 12)
- 13)