Rita Botto: Interview 25/11/2013

Posted on: 25/11/2013


Rita Botto è un'artista che ha tra i suoi scopi principali quello di mantenere vive le tradizioni canore dialettali della Sicilia. E' nata a Catania, ha esordito musicalmente a Bologna e successivamente è ritornata nella sua regione d'origine.

Tutto per te parte dalla Sicilia. La scelta di recuperare le radici sonore, il dialetto, ecc. Quanto è importante portare avanti le tradizioni della propria terra?

Il mio viaggio per la Sicilia ,il recupero del dialetto e delle tradizioni nasce lontano dalla mia Terra.Tutto è partito da Bologna ,città dove sono nata musicalmente,dove ad un certo punto avviene la scoperta del repertorio tradizionale. Trovo che sia magnifico cantare in dialetto i propri sentimenti,significa cantare con la pancia,oltretutto in un mondo così proiettato in avanti in una corsa sfrenata,mi piace poter rallentare questa accelerazione trasportando chi mi ascolta in un viaggio a ritroso verso le radici,memoria che và mantenuta, fonte di grande poesia.

Ho avuto modo di ascoltare i tuoi ultimi due lavori. Ninnaò è un cd molto particolare, una raccolta di ninne nanne cantate in siciliano. Come è avvenuta la scelta dei brani?

Per questo lavoro mi sono rifatta in gran parte ad una raccolta di ninnnanne siciliane dell’etomusicologo Antonino Uccello ,in effetti tra i materiali più belli e significativi in questo campo,ma ho inserito anche alcuni inediti,come Ninnaò ,che dà il nome al cd per esempio,o come la favola che chiude l’album riscritta sulla leggenda di COLAPESCE,e molto altro ancora.Ho anche voluto fortemente la presenza di altre due voci femminili in questo lavoro ,sto parlando delle cantanti Simona di Gregorio e Clara Salvo perché il colore della loro voce riportava ad un sapore antico,come le ninnananne d’un tempo!Fondamentali gli arrangiamenti volutamente scarni del contrabbassista Giovanni Arena,del chitarrista Vincenzo Gangi,e infine dell’organettista Riccardo Tesi che ha partecipato nel brano “E la ò lu figghiu miu “,vera chicca.

Nel cd “Terra ca nun senti”, sei accompagnata dalla Banda di Avola. Il suono delle bande è generalmente associato a esibizione di paese.

Si, in effetti nel repertorio bandistico non è contemplato l’accompagnamento alla voce,per questo l’accoppiata è abbastanza insolita e direi vincente,visto la risposta di pubblico.Oltretutto riportare il suono della banda nel repertorio di canzoni popolari,ha contribuito a donare un clima gioioso così come avviene nelle feste paesane a quasi tutto il cd,perché non dimentichiamo che a sud le bande accompagnano anche i funerali,così non ci siamo fatti mancare ,ad opera del Maestro Sebastiano bell’Arte ,di arrangiare il brano “Terra can un senti”in pieno stile funebre ,che ben si addice alla tematica del pezzo.E poi devo dire che l’impatto che si ha nel vedere e nel sentire una Banda al completo di 50 elementi,per lo più composta da giovanissimi elementi ,raggianti di forza che mettono in musica ,è uno spettacolo da non perdere!

Hai anche un legame “sentimentale” con il world jazz, sempre filtrato in chiave mediterranea.

Si devo dire di si,il primo amore non si scorda mai,così ho cominciato ,lo testimoniano i miei primi 2 dischi,ed ogni volta che ritorno a cantare con gli amici jazzisti mi sembra di tornare nel ventre materno.Ma non mi pento, anzi sono felice di aver esplorato altri territori alquanto felici in questi miei ultimi 2 dischi,cioè in quello di ninnananne e con la Banda.

In questi cd tutti i brani sono cantati in siciliano. E’ senz’altro meritevole il fatto che nei libretti interni ci sia la traduzione in italiano, ma non pensi che una scelta “più morbida”, come ad esempio cantare una parte dei brani in italiano e una parte in dialetto ti favorirebbe, dal punto di vista della notorietà?

Certo, senz’altro favorirebbe la comprensione ,ma sarebbe un’altra cosa.A questa possibilità di inserire l’italiano nel contesto siculo non avevo pensato…..grazie per questa domanda.

Come è nato l'incontro con Carmen Consoli? Ci vuoi raccontare qualcosa di lei?

L’incontro con Carmen è stato ad opera di Puccio Castrogiovanni ,suonatore formidabile di marranzano e di altri strumenti,amico caro che ci teneva ad avermi per una registrazione nel disco “Arrè” dei Lautari ,di cui è componente,e dove Carmen faceva da produttrice.Era il giorno di Pasquetta e registrammo a casa Consoli nella villa che ha sull’Etna,giorno di festa ,mangiate e registrazioni,tutto in un clima molto rilassato .Da lì in poi furono tante le occasioni d ‘incontro con la cantantessa, perché cominciarono le collaborazioni nei concerti ,ed in tutte le circostanze ha sempre mostrato di essere una grande professionista,dotata di un suo gusto personale,e grande generosità nei confronti nei confronti dei musicisti di cui ha stima.

Hai anche collaborato con Roy Paci...

Non ho mai visto mangiare tanto peperoncino tutto in una volta così come fa lui. Da non credere..però quando suona si sente l’effetto del peperoncino! Ho lavorato per lui in qualche data nel suo proggetto di Banda Ionica ,in seguito ho avuto il piacere di averlo come ospite nel mio cd “Donna Rita”.Una persona bella sanguigna, sempre sorridente, insomma un uomo del sud.

Proprio in questi giorni, Gino Paoli, da sempre legato a Genova, fa uscire un nuovo disco intitolato “Napoli con amore” e cantato interamente in dialetto napoletano.
Te canteresti mai in un altro dialetto?

Perché no?Il problema, come qualsiasi lingua anche straniera ,è rispettarne la pronuncia.Per esempio il repertorio napoletano lo cantavo ancora prima di quello siciliano.Le canzoni che mi sono rimaste nel cuore :”So’ Bammenella”di Viviani e ” Tu can nun chiagne”.Ma poi cosa non trascurabile ,importante è quanto e c’ è di tuo nei sentimenti o nelle tematiche che vai ad interpretare,anche se appartenenti ad un’altra cultura,……il sentimento prima della pronuncia.

Com’è l’attuale scena musicale siciliana? Come è cambiata nel corso degli anni?

Sono tornata a vivere stabilmente a Catania dal 2004,e in questi anni ho visto crescere e moltiplicarsi il ritrovato gusto per la musica popolare,sulla scena moltissime realtà diverse,grande fermento musicale ed apertura a contaminazioni.
Interessanti il gruppo dei Percussonici, I Beddi, Mario Incudine, ma la perla rimane Alfio Antico che non è certo una novità.

Ci consigli qualche perla musicale siciliana da scoprire o riscoprire? Hai dei “maestri” o tuoi miti personali, con cui confrontarti?

Rosa Balistreri, la più grande cantante folk siciliana, per tutti rimane un esempio sempre vivo.
Il mondo è pieno di esempi di grandi artisti,tutti imput preziosi per il nostro lavoro, ma il confronto deve servire a tirare fuori le proprie capacità, a trovare una propria personalità, a diventare maestri di se stessi.

Qual’è il tuo rapporto con i nuovi modi di fruire la musica, come internet, gli mp3, ecc?

Tra amici ci scambiamo i dischi dei nostri lavori, ma effettivamente da un po’ non mi capita più di entrare in un negozio per comprare dei dischi, tutto è cambiato,ormai si scarica dalla rete, il disco ormai si vende solo nei concerti.

Hai già in mente quali saranno i tuoi progetti futuri?

Al momento sò di sicuro che in aprile canterò a Tunisi, All'Acropolium de Carthage, con una  piccola formazione della Banda di Avola che verrà completata da musicisti che troveremo sul posto.
Per il resto, diciamo che ci sono idee che ancora fanno parte del mondo dei sogni,devono  prendere una forma,vanno cotte a fuoco lento!

Rita Botto