Måneskin
Teatro d'ira - Vol. I
"Teatro d'ira - Vol. I" se escludiamo il mini cd "Chosen", è il secondo album dei Måneskin.
Se con l'album precendente, il gruppo romano era conosciuto perlopiù da un pubblico giovane, grazie ai due pezzi "Morirò da re" e "Torna a casa", è con questo album che arrivano alla consacrazione italiana, europea e planetaria.
Suona strano a dirlo, mai era accaduto un succcesso del genere ad un gruppo italiano.
Ma torniamo un attimo indietro.
Il brano di apertura "Zitti e buoni" vince il Festival di Sanremo 2021. Il testo non è dei migliori, ma è graffiante al punto giusto. Aggiungiamo l'ottima presenza scenica e la presenza di basso, batteria e chitarra in bella evidenza.
Il successo del brano non si ferma all'Italia, perché vincendo il Festival, i Måneskin portano il pezzo anche all'Eurovision Song Contest, vincendolo.
L'approvazione del pubblico diventa quindi europea, perché il gruppo vince anche grazie ai voti stranieri di chi guarda il programma.
E' quindi evidente una tendenza, dopo anni inflazionati da rap e trap, oltre all'onnipresente pop, di ritornare agli strumenti suonati, premiando chi si mette a studiare uno strumento e l'utilizzo della voce. Questa non è una cosa da poco, perché tra imparare a leggere un pentagramma, applicarsi su uno strumento musicale e cantare con l'autotune, c'è un abisso culturale. Una voragine in qui molti erano sprofondati, perdendo di vista generi che richiedono decisamente più competenze musicali..
Si materializza una tendenza a (ri)scoprire sonorità che negli ultimi anni erano un po' assopite nel mainstream. Nei giovani, la sirena di Spotify che promette di fare ascoltare qualunque musica, nella realtà dei fatti ha lasciato una aridità culturale senza precedenti. Non essendoci più il fratello o l'amico che ti presta gli album di una vita di ascolti, perché l'impianto stereo ormai è cosa per pochi, spesso i giovani utenti rimangono soli con lo smartphone di fronte agli algoritmi dello streaming, orientati solo alla generazione di profitti per l'azienda stessa. L'ascoltare un album intero inotre non è facile con questo mezzo di ascolto che ti porta a saltare sempre.
Chiamamente il marketing ha la sua importanza, perché tramite l'utilizzo dei social permette di arrivare prima a certi risultati, rispetto a chi suonava 20 anni fa. Ma di contro la scena è molto più affollata e questo pareggia abbastanza la difficoltà.
In una tendenza generale di voglia di un certo tipo di ascolti, sono arrivati nel momento giusto, con il pezzo giusto, l'entourage in grado di supportarli al meglio, una capacità di calcare il palcoscenico con forte presenza scenica, la presenza di una donna al basso.
Sono finti? Cosa significa? Certo, mostrano una trasgressione e una ribellione "finta", che esiste solo nel circoscritto momento musicale, ma ne più che meno di tante altre finte ribellioni avvenute nel passato. Non erano forse finte le ribellioni fatte di borchie nell'heavy metal, tanto per parlare un genere che amo da sempre? E quelle del punk? Non era finto il concetto stesso di commerciale? Quante band considerate poco commerciali nell'adolescenza di chi ha una certa età, hanno in realtà fatto molti più soldi di tanti gruppi pop della stessa epoca?
"I maneskin copiano dai grandi gruppi del passato". Spesso ho letto questa considerazione, ma quale artista non si è ispirato a dei gruppi precedenti? Malgrado questo è innegabile che i brani del gruppo abbiano un loro marchio di fabbrica.
Quanto sopra è per cercare di spiegare come i Måneskin abbiano potuto ottenere così tanto successo. Non si tratta di un singolo motivo, ma di un insieme di caratteristiche, che non sono facili da mettere assieme. Altrimenti Sony ne creerebbe tanti di questi fenomeni Italiani da esportare nel mondo. Certo che lo farebbe, visto che è una azienda e come tale vuole creare più profitti possibili. Ma facile non è, anzi fin'ora possiamo dire che questa amalgama di ingredienti è stata unica per un gruppo del nostro paese, in un'ottica di esportazione del prodotto musicale nel mondo.
Non capisco poi come possa essere vista negativamente questa situazione. La musica traina, ci sono persone che decidono di imparare a suonare uno strumento musicale, persone all'estero che scoprono l'Italia, addirittura si mettono ad imparare l'italiano, fanno ricerche sul nostro paese, desiderano visitarlo....
Si potrebbe discutere per ore su questi temi, Manuel Agnelli sintetizza la questione dicendo che si è trattato di un "momento magico".
Chudiamo quindi questa parentesi doverosa sul perché loro e non altri dei tantissimi gruppi rock italiani (dai Litfiba, ai Marlene Kuntz, passando per i Prozac+) hanno avuto così tanto successo all'estero.
Abbiamo appena detto che "Zitti e buoni" ha un testo efficace ma non eccelso e come secondo brano troviamo "Coraline" che è difficile invece non considerare una capolavoro di scrittura, per come descrive questa tristissima storia, aggiungengo a poco a poco tasselli che diventano chiari nella loro agghiacciante verità, solo nelle ultime strofe del brano. E' un pezzo che davvero trasmette fortissime emozioni, così profondamente triste e dolce allo stesso tempo. Come intensità e tema trattato ci sono pochi brani del genere in Italia. Poi il fatto di creare video con testo in italiano e in inglese dà una marcia in più, poche volte l'ho visto fare da altri artisti italiani. Perché? Seppur di genere diverso, come tematiche Coraline lo associo ad un'altro brano profondamente malinconico e fiabesco, "Laura degli specchi" di Eugenio Finardi.
Bello il tiro di "Lividi sui gomiti" che con il suo cantato rappato va in crescendo per poi riabbassare la tensione e rialzarla con grande maestria.
"I wanna be your slave" è un perfetto pezzo internazionale, ripreso anche in una versione cantata insieme a quell'icona musicale che è Iggy Pop, già leader degli Stooges e poi con la sua carriera solista. Nella versione giapponese che sto recensendo sono presenti entrambe queste versioni.
"In nome del padre" parla delle difficoltà di un ventenne a raggiungere i propri obiettivi, ma la passione, che nel brano diventa quase sacrale, permetterà di avanzare nel loro percorso.
"For your love" è il secondo pezzo in inglese, meno orecchiabile del precedente, ma ben costruito. Perfette le linee di basso.
"La paura del buio" esprime un conflitto tra momenti di euforia e momenti in cui si è giù, ma in ogni caso si va avanti senza avere la paura del buio, cioè del futuro ignoto e oscuro.
"Ventanni" è la celebrazione della loro età, è un bel pezzo utilizzato come primo singolo e pubblicato il 30 ottobre 2020. "Spiegare cosa è il colore a chi vede in bianco e nero" è una frase tratta da questo brano, che sarebbe da stampare a memoria e incollare su migliaia di commenti ridicoli che si leggono su Facebook, scritti dai cosidetti professori tuttologi che esprimono giudizi perentori e definitivi su qualunque argomento.
Quali sono le influenze dei Måneskin? Direi Red Hot Chili Peppers, Rage Against the Machine per il cantato rappato e alcuni crescendo, i gruppi anni '70 per lo stile di musiche come Coraline e per alcuni momenti dal vivo in cui eseguono degli assoli di basso, chitarra e batteria.
Si tratta quindi di un buon album, che tra l'altro è registrato molto bene, sentitelo in cuffia con un buon lettore DAP o sull'impianto di casa. I singoli strumenti sono registrati e mixati davvero con grande capacità.
In ultimo una considerazione sulla versione che sono andato a recensire. Eh si perché i Måneskin hanno avuto così tanto successo in molti paesi, che sono uscite versioni specifiche anche per il mercato giapponese, dove tra l'altro hanno fatto un tour.
Tale versione, rispetto a quella italiana ha in più come ultimo pezzo la versione "I wanna be your slave" con Iggy Pop.
Oltre al libretto di 12 facciate con tutti i testi in italiano è presente anche un libretto di 20 facciate con tutte le traduzioni dei testi in giapponese. Nel cd c'è un foglio/copertina in più con foto diversa da quella italiana, presente nel libretto. Anche per il retro del cd c'è un foglio aggiuntivo con tutti i titoli in giapponese.
Una versione fatta benissimo, pensate al valore che ha per un disco straniero, avere a disposizione tutte le traduzioni dei testi. Magari fossero fatti con questa cura i cd di artisti stranieri nella versione italiana. Tra le centinaia di cd stranieri che ho, mi pare che solo l'omonimo di Tracy Chapman ha le traduzioni nel libretto interno.
L'album successivo, Rush! come produzione sarà molto più orientato verso il pubblico estero, con tanti brani in inglese. Ma ne parleremo un'altra volta...
Måneskin
Teatro d'ira - Vol. I
Genre: Rock , Hard rock
Traks:
- 1) Zitti e buoni
- 2) Coraline
- 3) Lividi sui gomiti
- 4) I Wanna Be Your Slave
- 5) In nome del padre
- 6) For Your Love
- 7) La paura del buio
- 8) Vent'anni
- 9) I Wanna Be Your Slave con Iggy Pop