John Gorka

So Dark You See

Review
Posted on 05/11/2014

John Gorka, classe 1958, è un cantautore americano che si muove tra il country, il folk ed il blues ed alla sua carriera ormai ventennale (il primo album ‘I know’ è datato 1987) aggiunge quest’ultimo tassello che si intitola ‘So dark you see’.
Questo lavoro, uscito nel 2009 per la Red House Records, è formato da 16 canzoni, di cui 2 strumentali ed un parlato di 7 secondi; l’album dura complessivamente una cinquantina di minuti.
E’ un disco gradevole dove spiccano sopra a tutto la voce calda di John e la costruzione musicale che ruota su armonie composte prevalentemente dal suono della chitarra acustica.
Si parte con ‘A fond kiss’, con il testo affidato al poeta scozzese Robert Burns e la musica del nostro John, canzone lenta ed introspettiva per voce, chitarra e harmonium dove la voce di Gorka ed il suono dolente della chitarra si ergono a sicuri protagonisti di questo bozzetto.
Con ‘Whole wide world’ si alza il ritmo ed oltre alle chitarre sempre presenti fanno il loro ingresso le percussioni suonate da Gorka, Marc Anderson e Rob Genadek (produttore del disco insieme allo stesso Gorka) ed in particolar modo il supporto vocale di Eliza Gilkyson che accompagna John alla voce.
La traccia numero 3 è ‘Can’t get over it’ ed è a mio parere una delle canzoni più belle dell’album insieme alla precedente.
Il brano, dedicato all’inaspettata perdita di un caro amico, si apre solamente con la chitarra acustica e dopo qualche secondo entra in gioco in maniera squarciante e toccante la fisarmonica di Dan Chouinard che dà alla canzone quell’aura di tristezza (insieme alla voce sofferente di John) caratteristica del tema trattato.
Si va avanti con ‘Fret one’, il primo dei due brani strumentali scritti appositamente da John: appena due minuti dove fanno la comparsa ovviamente le chitarre ed il fretless bass insieme alle percussioni.
‘Ignorance and privilege’, canzone che indaga i vantaggi e gli svantaggi di un’era passata, si caratterizza musicalmente ancora una volta per la presenza costante delle chitarre e da segnalare le ottime armonie vocali della brava Eliza Gylkyson.
La sesta canzone, ‘Utah’, dura solo 7 secondi ed è la voce di Utah Phillips che praticamente introduce la traccia successiva intitolata ‘I think of you’.
Utah Phillips è stato uno degli ultimi interpreti della canzone di protesta americana (uno alla Woody Guthrie o Pete Seeger per intendersi) che ha saputo raccontare in musica le storie della gente comune e degli operai sfruttati.
John Gorka si dichiara profondamente influenzato da Utah e canta ‘I think of you’, canzone scritta proprio da questo architetto del folk.
La canzone è molto gradevole ed è arricchita ancora una volta dalle piacevoli armonie vocali stavolta affidate a Lucy Kaplansky, cantante che ha iniziato a cantare con John sin dal novembre 1984.
Si continua con ‘Where no monument stands’, poesia del poeta pacifista William Stafford musicata da Gorka: il tessuto musicale è formato solamente dalla chitarra acustica di Gorka e da quella elettrica di Dean Magraw oltre che dalla voce sussurrata del nostro John.
Si alza leggermente il ritmo (il disco tuttavia si mantiene su ritmi bassi ed intimistici) con ‘Night into day’, caratterizzata soprattutto dal violino di Peter Ostroushko che accompagna tutto il brano e dalle armonie vocali della solita Lucy Kaplansky.
Si arriva al secondo strumentale intitolato ‘Fret not’: un minuto e 18 secondi con il banjo unico protagonista della scena.
E’ il turno di ‘Live by the sword’, traccia in cui prevalgono le tastiere e le chitarre acustiche di Gorka e Magraw.
Si va avanti verso il rush finale con ‘Trouble in mind’, classico blues attribuito a Richard M. Jones e suonato da Gorka solo con voce e chitarra acustica e registrato a casa per creare quel tipico sound blues d’epoca.
Si continua con ‘The Dutchman’, un’altra ballata per voce e chitarra acustica scritta da Michael Smith: John Gorka anche solo con voce e chitarra riesce a non stancare l’ascoltatore tenendo la scena impeccabilmente, aiutato in ciò da una voce calda e profonda.
Sulla stessa scia, e cioè solo voce e chitarra acustica, è anche la traccia numero 14 ‘Mr. Chambers’, ultimo scampolo di un’idea per un musical.
La penultima ‘That was the year’ si apre con il suono di fisarmonica e percussioni e scorre via in maniera piacevole con le armonie vocali di Joel Sayles ad allietare l’ascolatore.
Il disco si chiude degnamente con ‘Diminishing winds’, dove l’iniziale mandolino di Peter Ostroushko tesse una trama musicale in cui si vanno ad innestare la chitarra acustica e le tastiere e soprattutto ancora una volta le armonie vocali della favolosa (come la definisce John Gorka nel libretto del cd) Lucy Kaplansky.
In conclusione un bell’album piacevole e gradevole anche se tende a privilegiare composizioni lente e riflessive a discapito di quelle movimentate e più country, e forse questo è l’unico appunto che si può muovere al bravo John Gorka.

John Gorka - So Dark You See

John Gorka

So Dark You See

Cd, 2009
Genre: Folk

Traks:

  • 1) A Fond Kiss
  • 2) Whole Wide World
  • 3) Can't Get Over It
  • 4) Fret One
  • 5) Ignorance & Privilege
  • 6) Utah
  • 7) I Think of You
  • 8) Where No Monuments Stand
  • 9) Night into Day
  • 10) Fret Not
  • 11) Live by the Sword
  • 12) Trouble in Mind
  • 13) The Dutchman
  • 14) Mr. Chambers
  • 15) That Was the Year
  • 16) Diminishing Winds

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