Partiamo da una domanda: “Chi è il pubblico di questo articolo?”
Onestamente vorrei rivolgermi a tutti quei ragazzi che, non conoscendo i microfoni, vorrebbero capirne un pelo di più, ma non voglio rivolgermi a chi invece vorrebbe capire come scegliere un microfono per registrare un certo qualcosa. Per questa seconda domanda ci vuole esperienza pratica anche da parte del lettore, invece ho pensato questo articolo proprio per chi non ha esperienza, ma vorrebbe capire cosa c'è dietro alla musica che ascolta.
Oggi come non mai ci troviamo in mezzo a faide circa vinile vs CD vs liquida … oggi … va bhé son discorsi che hanno più o meno gli anni del sottoscritto, ma diciamo oggi giusto per non far sembrare tutti dei mentecatti.
Oggi come ieri si pubblicano tabelle con scritto quante frequenze si sentono ad una certa età e si fa a gara per dire che ad 80 anni si sentono perfettamente i 30kHz.
Oggi si deve parlare di DSD e di HDres come se il fonico che sta dietro a tutto, i fonici a dir la verità, non servisse altro che a schiacciare un paio di pulsanti.
Tuttavia in questa gara al numero “duro” ci si dimentica una cosa fondamentale: che tutt'oggi la musica e la voce sono registrate con dei microfoni.
Questi elementi sono estremamente caratterizzanti per il suono in uscita, al di là della grande distinzione valvolari/mosfet, tanto cara a chi forse dovrebbe tacere anziché riempirsi d'aria la bocca, abbiamo una grandissima differenza apportata dai tre tipi di diaframma oggi maggiormente usati: largo (superiore al centimetro, solitamente parliamo di diaframmi di 18mm o più), stretto (diaframmi di un centimetro o meno, solitamente quelli per la registrazione si aggirano attorno ai 10mm), ribbon (in cui l'elemento che permette di trasformare le vibrazioni d'aria in elettricità è un foglio di metallo molto sottile... meno di un millimetro tanto per intenderci).
Quello che spesso trae in inganno gli audiofili e i tecnici cantinari è una considerazione di base molto semplice: non considerano le diversità di sonorità ottenibili anche solo con un microfono.
Al di là della differneziazione sul diaframma infatti vanno inserite le differenziazioni sulla dimensione dello stesso, sulla circuiteria, sulla polarità e sulla risposta in frequenza (grafico non indicazioni numeriche).
Insomma i microfoni sono un modo assai vario e complesso tale per cui una minima variazione porta enormi differenze.
Lo sapevate che per registrare alcuni pezzi di Purple Haze usarono un microfono a diaframma largo in configurazione cardiod attorno a cui facevano roteare un paio di cuffie? L'obiettivo era quello di ottenere la sensazione che la voce roteasse attorno all'ascoltatore. Come mai questa pazzia funzionò? Di certo né per tecnica né per conoscenze esoteriche avanzate; i ringraziamenti vanno tutti al fonico ed alla sua conoscenza di cosa sono e come funzionano i microfoni.
Cos'è poi questa polarità di cui parliamo? Dovete sapere che i microfoni hanno un determinato campo angolare di registrazione. Le più usate sono: cardioid, ripresa frontale; super cardiod, come cardiodi ma ad angolo più stretto; omnidirectional, ovvero un campo più o meno sferico; figure 8, che è all'incirca un doppio cardioide davanti e dietro... ma comunque con campi leggermenti diversi). La polarità ci dice più o meno la posizione di miglior registrazione del microfono, il che vuol dire che anche se parlo da dietro il microfono in modalità supercardioid, la mia voce viene captata. Tuttavia questa non solo è più debole, ma anche con sonorità differente perchè un microfono non capta in modo uguale tutte le frequenze.
Nella figura “Campo di un microfono – evoluzione delle frequenze” questo discorso diventa assai chiaro ed evidente. Per spiegarlo mi sono limitato a sfruttare il materiale già presente sul sito Neumann per quanto riguarda l'U89 i mt, microfono che presenta tutte le configurazioni polari prima brevemente descritte. Ovviamente stiamo parlando di un microfono da 2500€ e le imperfezioni in figure 8 e omnidirectional sono solo accennate; tuttavia non si può non notare che il campo di registrazione a 1kHz è diverso dal campo di registrazione a 16kHz. Non solo ma è lampante come una certa stabilità di campo sia presente solo entro i 1000Hz nelle sole figure 8 ed omnidirectional mentre per tutte le figure cardioid il campo varia in modo costante anche in bassa frequenza.
Tuttavia non solo il campo non è stabile; anche la risposta in frequenza varia al variare della figura polare.
Per proseguire il discorso ci faremo dare una mano sempre dal Neumann U89 i mt … ci torna comodo perchè ne abbiamo già scorto i diagrammi polari, ma se vi siete interessati all'argomento da Samson a Telefunken noterete quello di cui stiamo parlando.
Nell'immagine “Risposta in frequenza in base al campo” non facciamoci distrarre dai filtri di 80Hz e 150Hz, ma manteniamoci sulla risposta senza filtri.
L'U89 i mt è un microfono assai stabile in gamma bassa, quindi andiamo nella parte dai medi in poi (sopra 1kHz). Da questo punto in poi vedete da voi quanto possa cambiare la risposta in frequenza in base alla figura polare.
Nell'U87, o anche nell'U67 (che sono microfoni più famosi dell'U89) la risposta cambia in modo più vistoso anche in gamma bassa; ne allego un immagine giusto a corollario di quello che avete già potuto vedere con l'U89 i mt.
Un altro elemento interessante è che i microfoni che sfondano il tetto dei 20kHz sono pochi. Sempre sfruttando il sito Neumann possiamo vedere come gli U89, U87 e U67 pur mostrando un'estensione da 20Hz a 20kHz mostrano delle risposte in frequenza non solo differenti, ma che arrivano a 20kHz approssimativamente tra i -6db e i -8db. Sololo il Neumann KM183 e KM184 arrivano a tale limite ad approssimativamente a -1db.
I microfoni a diaframma stretto genericamente permettono di arrivare più in alto dei microfoni a diaframma largo, i quali permettono genericamente una maggiore dinamica. Tuttavia non dobbiamo considerare ciò alla stregua di una legge fisica: il KM185 arriva a 20kHz sempre a -8db, ed inoltre sussistono importanti differenze tra un marchio e l'altro.
Solo pochi microfoni superano la barriera dei 20kHz... per lo meno nominalmente. Uno di questi è il Sennheiser MKH 800 nelle sue varianti. La risposta in frequenza dichiarata è 20Hz-50kHz. Nel datasheet (https://assets.sennheiser.com/global-downloads/file/11578/004927_SpecSheet_MKH_800-P48_EN.pdf) potete notare come si ripetano le stesse osservazioni di prima, anche se in questo caso i dati rispecchiano in toto il dichiarato.
Microfoni che arrivano ancora più in alto sono quelli ultrasonici caratterizzati da capsule inferiori anche ai 3mm, questi microfoni non vengono usati nelle registrazioni, al massimo si usano dei microfoni di misura (capsule inferiori ai 5mm), ma spesso il loro è un compito puramente panoramico poiché non sono dotati del miglior sound, nonostante la linearità e l'estensione di risposta in frequenza.
Finora non ho parlato dei ribbon, che sono microfoni particolari. Spesso la loro risposta in frequenza giunge ad appena 5kHz e spesso si usano per scopi particolari, anche se talvolta vengono usati anche live... comunque spesso non vuol dire sempre e tra i ribbon troviamo troviamo anche microfoni che arrivano tranquillamente a 15-18kHz.
Come mai tutta questa disquisizione? In essenza per far comprendere come tutta la lotta in alta frequenza di questo o quel formato è abbastanza assimilabile al prendere una seggiola ed andare a vedere i treni che passano. I microfoni che captano i 25kHz o più sono ben pochi e non sono usatissimi in registrazione. Infatti il 99% dei microfoni usati stenta ad arrivare anche ai soli 20kHz, per lo meno al livello 0. Perciò quello che noi andremo a sentire all'interno di una registrazione, anche la schifosissima 16bitt 44.1kHz (che quando il fonico non è del tipo schiaccio il bottone e va riesce a suonare da dio) non sono le onde armoniche a 60kHz, bensì le differenze delta tra armoniche; perciò, se tra le varie armoniche uno strumento emette contemporaneamente allo stesso livello un'armonica a 60kHz ed una 55kHz, noi andremo a sentire quella differenza di 5kHz, esattamente come i microfoni, che non registreranno altro che quella differenza di 5kHz.
Per concludere direi che poco ci importa del formato o di quanto registra o emette in kHz un qualcosa: il fattore più importante di una registrazione è e rimarrà sempre la bravura del fonico; il fattore più importante per godersi la musica è e rimarrà sempre il conoscerla dal vivo.