In Italia ,la costruzione degli strumenti ad arco si diffonde intorno al 1400 nell’area settentrionale ,la prima apparizione del violino in una forma simile a quella nota oggi avviene intorno al 1500 in un iconografia nel Duomo di Saronno, in un affresco raffigurante un angelo che strimpella una violetta a tre corde. La nascita del violino è attribuita a vari autori e diffusa in tutta Europa; siamo a conoscenza però tra le varie disdicenze che in Italia i veri caposcuola sono maestri di un certo calibro come Gasparo da Salò (1540-1609) capostipite della scuola bresciana e i suoi allievi, Andrea Amati (1505-1580)- il grande capo della scuola Cremonese , Testore il vecchio(1662-1740)- a Milano e a Venezia grandi famiglie che hanno conservato il mestiere tramandandolo da generazione in generazione. Il notevole sviluppo si ha nell’ area Padana intorno al 1500- 1600 ma le maggiori scuole si sviluppano tra Brescia e Cremona. E con la dinastia degli Amati che inizia a Cremona un fiorente sviluppo e la lunga tradizione costruttiva degli strumenti ad arco che ci giunge fino a noi ,nella scuola moderna di oggi … da quei tempi molte cose sono cambiate ma non la tradizione e l’amore che si ha in questa terra nella costruzione e nel metodo costruttivo nella scelta dei legni e nelle scelte dei modelli classici .Siamo a conoscenza che anticamente Venezia aveva stretti contatti commerciali con India , Africa del sud dove provenivano la Sandracca l’Ambra il Coppale , la cocciniglia ,le resine per le vernici i quali Alchimisti mischiavano e racchiudevano il loro segreto .. ancor oggi è molto difficile capire come gli antichi verniciassero poiché le resine sono molto secche e si sono solidificate , non è nuovo che l’abete invece era bene noto nei monti del bergamasco e nel Veneto dove tutt’oggi noi liutai ci riforniamo ..la Val di Fiemme per le tavole l’Acero per il fondo le fasce e la testa che proveniva dalla Bosnia e Dalmazia .Il segreto di Stradivari racchiuso secondo la mia opinione nella vernice … dagli studi fatti da alcuni ricercatori e studiosi veniamo a conoscenza che Stradivari utilizzasse proprio legni stagionati provenienti da queste zone. Comunque il periodo d’oro chiamato “Golden AGE”... è prorpio attribuito al grande maestro dei maestri Antonio Stradivari. Dalla dinastia degli Amati, allievo del figlio di Gerolamo I Amati, Niccolò il grande fu il suo maestro. Antonio Stradivari è il liutaio più importante, il genio più grande, che diede enorme importanza alla liuteria sino ad oggi modello stile suono e raffinatezza nella scelta dei legni.
Nacque a Cremona nel 1644 (secondo alcuni pochi anni dopo non conosciamo la data esatta ) da Alessandro Stradivari e Anna Moroni. Lavorò inizialmente per l’architetto Francesco Pescaroli e dal 1667 al 1679.
Dopo la morte di Nicola Amati, avvenuta nel 1684, divenne il liutaio più importante a Cremona.
Il primo periodo della sua produzione (chiamata periodo “amatizzato”), agli inizi del ‘700 realizzò alcuni tra i suoi strumenti più famosi come l' “Hellier”, il “ Toscano” e la viola “Medicea”. Sin dall’inizio aveva modificato i modelli del suo maestro, intervenendo sulle bombature, la forma, le “effe” e gli spessori. Si suppone che sia stato proprio lui a compiere i primi studi sulla modifica dell’inclinazione del manico. Fino ad allora il manico era semplicemente appoggiato alle fasce e fissato con tre chiodi (metodo barocco), ma questi strumenti si potevano utilizzare acusticamente solo in piccoli ambienti. Con l’avvento della musica moderna, che veniva eseguita nei teatri molto più ampi delle sale da te, si ha l’esigenza di dar maggiore tensione alle corde per avere più potenza di suono. Da qui nacque la necessità di inclinare maggiormente il manico indietro e di eseguire “l’incastro”, cioè incastrare e incollare all’interno dello zocchetto una parte del manico in modo che potesse resistere alla tensione data. Di conseguenza poi fu necessario allungare la catena ed anche la tastiera in modo da poter accedere alle posizioni più alte e sostituendo quest'ultima con un legno più resistente, l’ebano legno più massiccio proveniente dall’africa. I Grandi Stradivari come il “Betts” (1704), l'”Ernst” ed il “Greffhùle” (1709), il “Parke” (1711), il “Boissier” ed il “Sancy” (1713), il Cremonese (ex “Joachim” 1715), il “Messia” (1716),e il “Canto del Cigno” (1737). All’interno i suoi strumenti portano l’etichetta in latino: Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat Anno [data] (Antonio Stradivari Cremonese ha costruito nell'anno...).
Le sue migliori opere furono costruite tra il 1698 e il 1725, e raggiunse l'apice tra il 1725 ed il 1730. Dopo il 1730 molti strumenti portano la scritta nell’etichetta sub disciplina Stradivarii, probabilmente perché costruiti dai suoi figli Francesco e Omobono.. Oltre a violini, viole e violoncelli, Stradivari creò anche arpe, chitarre, liuti e tiorbe; si stima in tutto oltre 1100 strumenti musicali.
Il primo periodo va dal 1666 al 1680 e lo stile è molto simile a quello di Nicolò Amati, gli strumenti riportano l’etichetta “Antonius Stradivarius Cremonensis alunnum Nicolò Amati”, ma possiamo notare anche una somiglianza con il lavoro di Ruggeri (ad esempio nel Crysbi).
Dal 1680 al 1690 meglio definito periodo “amatizzato” perché ha le caratteristiche tipiche di tutta la famiglia Amati. I modelli in questi anni sono più rotondi, i violini sono più ampi rispetto al periodo precedente e compaiono i primi violoncelli in forma grande, chiamata forma “A” lunghi 79 come il Mediceo Duport ecc.
Dopo la morte del suo maestro Stradivari cambiò le linee e le bombature, cambiò anche la vernice che prese tonalità più scure e rossiccie a partire dal “1685”.Dal 1690 al 1700, è caratterizzato dagli strumenti lunghi che arrivano a misurare fino 36cm. di lunghezza di cassa, le “C” sono meno curve e più lunghe, le punte diventano uncinate, il filetto più largo 3-6-3 e il nero aumenta di spessore. Le effe sono più larghe e più ravvicinate, la bombatura è più piena. Utilizzò una vernice un poco fragile, che si scheggiava facilmente. Il suono dei suoi strumenti cambiò diventando scuro, al contrario dello stile Amati. In questi anni progettò la forma di viola definitiva che costruì per molti anni. gli strumenti più costosi e ricercati, tra tutti sono quelli del periodo d’oro , ricordiamo il cremonese 1715, il violoncello Servais, il Messia, il Tiziano, il Soil.Dal 1700 iniziò a lavorare nella sua bottega il figlio Francesco. In questa fase si produzione vennero usati legni veramente unici e bellissimi. L’intervento del figlio Francesco è ben evidente, quest’ultimo esegue l’occhio più largo, la vernice diventa ancora più rossa e i legni sono preparati con silicato. Il bianco del filetto diventa ancora più grande nei violoncelli 25-7-25.
Antonio Stradivari era esperto nel riconoscere i legni migliori dal punto di vista dell’acustica. Andava personalmente in Val di Fiemme (una delle migliori al mondo, famosa ancor oggi per la qualità del legno) per scegliere gli alberi più adatti. Alcuni studiosi affermano che la buona riuscita dei suoi strumenti era dovuta ad un composto di silicato di potassio e di calcio da lui usato per la preparazione dei legni; altri studi indicano anche un secondo motivo che spiega l'alto pregio della sua produzione e cioè che in quel periodo, chiamato “piccola era glaciale”, gli alberi crescevano in modo sano e con gli anelli particolarmente regolari. Grazie a ciò Stradivari ebbe la possibilità di usare legni privi di imperfezioni mentre oggi, con il clima irregolare, non possiamo più avere a disposizione legni così perfetti.
Terminando questo piccolo e breve percorso che avvicina anche le persone piu ignare all’argomento, sottolineo che il prezzo più alto pagato per uno Stradivari è stato di 1.790.000 sterline (oltre 3,4 milioni di euro) per il "The Hammer" al Christie's di Londra, nel 2006.
Antonio Stradivari morì il 18 dicembre 1737 a pochi mesi di distanza dalla sua seconda moglie. Entrambi furono sepolti nella Basilica di San Domenico, che sorgeva nell'area degli attuali giardini pubblici di Piazza Roma e dove è posta una lastra tombale a ricordo.
I figli Francesco e Omobono continuarono a lavorare nella bottega con Carlo Bergonzi.
Su circa 1100 strumenti da lui costruiti, 700 sono ora riconosciuti come sue opere e sono considerati i migliori strumenti ad arco mai creati. Quelli perfettamente integri (50 circa) sono stimati a prezzi altissimi e suonati dai migliori esecutori del mondo. Solo Giuseppe Guarneri del Gesù ha la stessa reputazione fra i musicisti e i collezionisti. La più grande collezione di strumenti di Stradivari, che comprende due violini, due violoncelli ed una viola, appartiene al Re di Spagna ed è in mostra nel museo degli strumenti musicali del Palazzo Reale di Madrid. Nella U.S. Library of Congress statunitense si trova una collezione di tre violini, una viola ed un violoncello.
Alcune nozioni sulla liuteria classica - I Capitolo: Antonio Stradivari
Pubblicato il 08/06/2008
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