Zeffjack: monografia

Publicado el: 14/11/2008


Il tutto ha inizio da un incontro o meglio, un rincontro.
Già, perché Francesco Luche e Michele Reverberi si conoscono e frequentano da quando hanno cinque anni, solo che nel periodo in cui avvenne il tutto, si erano persi di vista per quasi due anni!!. Torniamo a noi: Un incontro, una semplice chiacchierata tra due ventenni che si riscoprono accomunati da una serie di disillusioni, generate nel passaggio dal mondo scolastico a quello lavorativo e Il tutto ha inizio. Anche se in maniera un pò romantica, visti gli scarsi mezzi ma soprattutto le scarse capacità. L' idea di base era quella di unire le influenze punk di Michele alla passione per la musica metal di Francesco, cercando di staccarsi dal marasma di "cloni dei cloni" che imperversava.
Il tutto  prende vita nel garage di Michele, dove i nostri prodi cavalieri rimangono a suonare per circa tre anni. Di quegli anni ricordano sempre volentieri (..e in ordine sparso): le risate, i topini, le casse appese, una chitarra rossa e una verde (perché Michele parte come chitarrista/cantante), la difficoltà nell' usare il mignolo.., il caldo, il freddo, il registratore a cassetta, la stufa a legna "ZEF", l' Opel Astra con le bande "Sparco", l' "Academy" made in Korea, ..il "sorrisetto stronzo" di chi li veniva a vedere ma soprattutto; Simone: primo vero bassista del gruppo, che ha l' inconsapevole merito di aver fatto incontrare ai due, uno strano cd con un fiore rosso in copertina: -Catartica-
Da quel momento nulla è stato più come prima..; :-"Feedback, distorsioni ossessive, note stonate e testi che in qualche modo ci raccontavano: come era possibile non innamorarsi dei Marlene Kuntz..??!"
L' esperienza nel garage viene chiusa, una sera, in maniera un pò brusca a causa dell' intervento del vicino di casa.., che esasperato dal caldo.. O forse da tre anni di feedback e riff sgraziati.., decide di irrompere nel garage e far valere le proprie ragioni..; la resa di Michele e Francesco è totale e incondizionata.. tanto da portare il vicino, probabilmente incredulo davanti a tanta educazione, a mostrare un accenno di pentimento..
Chiaramente appena "liberi" le risate dei due sono diventate incontrollabili, più che altro a causa della "tenuta antisommossa" sfoggiata dall' inferocito pensionato: ciabatte-bermuda-canottabianca.
Il passaggio a una sala prove propria,  era d'obbligo e ha sicuramente rinforzato e stimolato la voglia di creare nuovi pezzi e aprire nuovi capitoli  ma allo stesso tempo ha messo i ragazzi davanti alle difficoltà che si incontrano quando si divide uno spazio con altri gruppi..
Così, che nel casolare dove suonavano, poteva succedere ad esempio, che saltasse la corrente più volte nell' arco della serata (..a causa dell' elevato numero di stufe elettrice, usate contemporaneamente dai vari gruppi, nelle tante stanze del cascinale) oppure che il gruppo con cui si divideva la stanza , continuasse a cambiare il turno settimanale delle prove, stranamente in corrispondenza del turno di Champions League.
Anche questa esperienza finisce in maniera piuttosto particolare, o meglio, "pirotecnica"; infatti, il casolare, per ragioni mai chiarite, prende fuoco, (..i cospirazionisti sostengono ancora la tesi del solito vicino impazzito) lasciando fortunatamente intatta l' ala utilizzata dai gruppi e che tuttora continuano ad utilizzarla (aggiungeremmo: a loro rischio..). I ricordi più sentiti, di quel periodo, vanno sicuramente ad una serie di divertentissimi "casting" con personaggi al limite del comico: chi "ci vuole guadagnare", chi in altre città "è arrivato in alto", chi ha provato col karaoke e si è reso conto di avere talento, chi cover, chi Vasco, e soprattutto chi "che genere fate?".. domanda che ha sempre messo in crisi Francesco e Michele, tanto da portarli negli anni a rispondere stizziti: Rock!
Finita questa esperienza si spostano in quella che diverrà la loro sala prove definitiva.
 "Le Cantine Dissociate" devono il loro nome al fatto che la stanza era semplicemente una cantina dismessa (con tanto di torchio e botte per il mosto), che i due hanno pazientemente "bonificato"; mentre la parola "dissociate" sta a ricordare l' involontaria tendenza dei due a stare, negli anni, lontani dai circuiti musicali parmigiani (se mai ce ne siano stati..) . Qui, dopo poco, avviene l' incontro con Marco, ottimo batterista e persona con cui è stato veramente piacevole collaborare vista la sua speciale simpatia, ma che purtroppo abbandona il progetto a causa delle differenti visioni musicali.
L' incontro con Gianpiero Di Girolamo avviene tramite un annuncio inserito in un sito internet. Giampy piace immediatamente, ai due e viceversa; ed oltre a colpirli per l' indiscutibile talento si fa apprezzare sin da subito per i suoi modi schietti e sanguigni; inoltre mostra immediatamente una visione molto diversa della musica (maturata nei sette anni passati con la sua vecchia band) con una prorompente ricerca della melodia vocale andando a conferire ai pezzi, un "sapore" molto diverso dagli standard del genere.
Anche Francesco Pederzani arriva nel gruppo tramite un annuncio messo su internet;
Il primo "appuntamento inizia in maniera sicuramente originale..;
Michele e Francesco :-"arrivati al semaforo (luogo convenuto..) troviamo questo tipo che parlando tranquillamente al cellulare ci fa cenno con la testa e monta in macchina come se ci conoscesse da una vita.. E il bello è che continua la telefonata per qualche minuto prima di salutarci..
Dopo qualche risata e qualche frase detta sotto i baffi del tipo: "partiamo proprio bene..", i tre  iniziano a chiacchierare scoprendo diverse affinità musicali.
Alla prima prova Francesco P. sorprende immediatamente tutti..! Infatti, accompagna i pezzi senza mai eseguire una rullata.. Giampy,Michele,Francesco: :-" la cosa ci sembrò piacevolmente anomala; in quanto eravamo ormai abituati a incontrare persone che nelle loro prime prove cercavano subito di mostrarci le loro doti tecniche (peraltro mai richieste..) piuttosto di farci vedere come riuscivano ad interpretare i pezzi.. 
Il gusto di Francesco P. diventa da subito una dote apprezzatissima da tutti, tanto che all' unanimità si decide di affidargli la registrazione del demo "La cura del freddo"; titolo che sta a omaggiare e a ricordare il fugace ma toccante passaggio nel gruppo di un amico: Riccardo Santini (lui sà..!).
Anche il nome "Zeffjack" ha un significato ben preciso,che vuole ricordare le origini del progetto;
La parola è composta da  due parti: "Zef" (..che per "licenza poetica" acquista una "f") è il marchio della stufa a legna che ci ha riscaldato negli anni "di garage" mentre "Jack" sta a omaggiare i "jack on fire" band dove hanno mosso i primi passi  Cristiano Godano e Alex Astegiano prima di fondare i  Marlene Kuntz insieme a Tesio e Bergia.
Zeffjack