Che cosa accomuna Lady Oscar con Marina Lotar Frajese, la Vergine Maria con Madonna, Al Bano e Schubert con Dario Argento e Bia la sfida della magia? Il minimo comun denominatore che lega saldamente questi fattori apparentemente distanti e inconciliabili è Cinzia De Carolis, bambina prodigio, attrice, cantante e doppiatrice.
Cinzia De Carolis comincia a recitare a soli 8 anni: nel 1968 e lei è la protagonista dello sceneggiato Rai Anna dei miracoli. Solo un paio d'anni dopo la sua carriera cinematografica prende un'altra strada, quella dello (s)cult: eccola nella parte della contessina Irina Roskoff nel musicarello in costume Angeli senza paradiso, protagonista la dolce coppia con già un piede sull’altare Al Bano (Franz Schubert) e Romina Power (Anna Roskoff). L'anno seguente è Lori, la nipotina di Karl Malden, ne Il gatto a nove code di Dario Argento. Nel 1978 interpreta la quindicenne Maria, illibata e gravida, nella pellicola a tinte quasi blasfeme Vergine e di nome Maria.
A metà del decennio il fiore sboccia e il brutto anatroccolo si trasforma in un bel cigno: Cinzia De Carolis, non ancora maggiorenne (è il 1976), posa, coperta solamente dei suoi lunghissimi capelli, in un servizio fotografico per Angelo Frontoni pubblicato su Playmen in Italia e su Ciné Revue in Francia. Raggiunta la maggiore età, si abbandona infine a un clamoroso amplesso con un biscione nel definitivo (s)cult soft-core (ma gli inserti hard sono realizzati con una controfigura e inseriti contro la volontà della De Carolis) Libidine, riuscendo a rubare la scena persino a regine del cinema sexy come Marina Lotar Frajese e Ajita Wilson.
Conquistata definitivamente la nostra ammirazione con poche ma centrate pellicole, Cinzia De Carolis intraprende una parallela carriera di doppiatrice. Fin dagli anni Settanta la vediamo impegnata nelle edizioni italiane di film d'animazione e dei cosiddetti anime: dà infatti la voce a Minou ne Gli Aristogatti. Ma è soprattutto con i personaggi di Lady Oscar e di Bia che imboccherà definitivamente la strada che la vede impegnata a tutt'oggi, se non responsabile, nel doppiaggio di moltissimi successi cinematografici e televisivi.
Tutto qui? Certo che no: Cinzia De Carolis è donna piena di risorse! Infatti l'attrice in erba diviene da subito anche cantante, registrando alcuni singoli da amare e collezionare per il loro sapore ingenuamente romantico e per le loro tinte pop figlie dell'epoca in cui furono prodotte. La sua carriera di cantante inizia molto presto, immediatamente a ridosso del successo televisivo: nel ’69 incide alcuni dischi per le Edizioni Paoline, la storica casa editrice cattolica impegnata nell’apostolato librario e vinilico. Con titoli come Perché sei mia madre, Due manine bianche, Il cuore della mamma, Una stellina alla finestra o L’alberello di Natale, le incisioni della fase E.P. non si discostano di molto dai canonici standard della casa discografica religiosa: invocazioni natalizie e canzoncine dedicate ai genitori.
Bisogna attendere il 1971 e il passaggio alla Produttoriassociati per avere un disco degno d'attenzione: si tratta di Compagno mio, microsolco dalle melodie quasi Western, che ritrae la precoce storia d'amore dai toni amari di una dodicenne con il suo amichetto («Ora so che te ne vai in una città diversa e con te nel mio giardino non giocherò più»). Dopo questo grazioso reperto vinilico segue lo squisito singolo Papà non correre, stampato nel 1973 su ERRE Records. Dopodiché passeranno molti anni prima che Cinzia De Carolis, ormai intrapresa la via del ritiro spirituale in sala di doppiaggio, ci offra ancora prova delle sue doti canore. Nel 1982 pubblica un ultimo singolo, dal titolo improbabile di Ahm Ahm b/w Hobbysogno per la casa discografica Hobby, scritto per lei da Vincenzo Stavolo degli Armonium.
Cinzia De Carolis: monografia
Publicado el: 26/11/2016