Rita Botto
Donna Rita / Ethnea
Donna Rita: nel solco della tradizione ma non troppo…
Ha senso recensire ora un disco uscito nell’ormai lontano 2007? Io penso di si, se il disco rimasto troppo a lungo in letargo è un disco di quelli che merita e “Donna Rita” della catanese Rita Botto merita eccome per più di un motivo: il titolo stesso con il proprio nome preceduto da “donna”, che secondo me rivendica da subito l’importanza di essere donna in un contesto attuale, non solo musicale, in cui la figura femminile è spesso poco valorizzata ed è sfruttata a volte solo per la propria bellezza esteriore, la voce di Rita potente e cristallina capace di muoversi su più registri denotando una capacità interpretativa davvero impressionante, il ricorso al dialetto non come aspetto folcloristico ma come legame profondo alla propria terra.
Ma veniamo subito al disco che si apre con “Canzonetta n. 2” e l’energia di tamburi che ricordano le terre dell’oltre mare, sorretti dal ritmo quasi ossessivo del basso, c’è ansia e struggimento per un amore travagliato “Spàmpina ‘u cielu calma lu mari / scinni lu ventu scinni a la riva / e forse senti a malincunia / pensando ‘a fogghia c’arrutulia / e forsi all’albiru c‘aspetta a tia”.
Con “Tirannia”, pezzo scritto da Rosa Balestrieri, si fa un tuffo nella tradizione, lo si intuisce dall’introduzione a cappella con il solo accompagnamento del marranzano, poi il tutto è ripreso in chiave moderna anche grazie all’utilizzo delle percussioni ed al suono sempre ibrido e sensuale del sax soprano.
Sempre alla storia del popolo siciliano, da sempre vittima di invasioni e sottrazioni di ricchezze, è dedicata la canzone “I pirati a Palermo”, il cui testo è del poeta Buttitta, la musica è suadente e calda grazie alle percussioni e alla tromba di Roy Paci a dare manforte al tutto e a rendere il brano più epico e solenne.
“Ritango” è un bellissimo tango disegnato dalla fisarmonica di Massimo Tagliata, in cui si parla di “corna” tema da sempre presente nel pensiero siculo, ma la novità è che a parlarne è una donna, da sempre più vittima che artefice.
Solare, piena di ritmo sudamericano, “Rosa” sembra uscita dalla colonna sonora di “Buena vista Social Club”, vede ancora la presenza della tromba di Roy Paci che incastrandosi con le percussioni dona gioia e spensieratezza a questo brano che parla di un uomo del popolo che finalmente si è deciso a prender moglie.
Ancora ballabile, ma su ritmi più lenti, è “Ti amai”, una raffinata beguine che sembra essere stata sottratta ad un’orchestra da balera degli anni ’50, bello qui il pianoforte di Teo Ciavarella ed i fiati di Roy Paci ed Antonio Marangolo, il testo è poetico per un amore che non è corrisposto dall’amata “Non ti priari, cori tradituri / ca ‘sta canzona non non è ppi tia / ca l’omini di pena tu fai muriri / tu, fimmina, nun si di puisia”.
“Sulu ppi tia” è forse la canzone più bella e toccante dell’intero disco, molto introspettiva e personale, vede impegnate al meglio la chitarra di Giancarlo Bianchetti ed il violoncello di Enrico Guerzoni, ci parla, con il cuore tra le mani, di un amore passato e lo fa con versi splendidi “Volu supra un munti / jettu li me pinsieri o’ ventu / ma l’ecu m’arrispunni / sempre amuri”.
“Amara terra mia”, canzone di Domenico Modugno, ci fa il dono di ascoltare Rita Botto cantare in italiano ed è un bel sentire, la canzone è intensa e amara “Tra gli uliveti è nata già la luna / un bimbo piange / allatta un seno magro / Addio, addio amore / io vado via / amara terra mia / amara e bella” ed intensa è anche l’interpretazione di Rita.
Ancora la chitarra sognante di Bianchetti ed il pianoforte di Ciavarella, uniti all’intensità di Rita, ci regalano un’altra perla “A curuna”, altro tuffo nella tradizione, rivisitata però con modernità e chiarezza d’idee.
Delicata e quasi sospesa nell’aria è “L’altalena” scritta appositamente da Antonio Marangolo (che ricordo per chi legge che è siculo e per la precisione di Acireale) e che vede lo stesso Marangolo suonare il sax soprano, in una canzone che vede immagini tipiche come questa “Li vecchi addimusciuti / aspittano ancora / lu mumentu ppi parrai / di ‘na femmina ca passa e si nni va” quasi fossero tratte da un quadro che ha per sfondo la città di Acireale.
Con “Mi votu e mi rivotu” si torna alla tradizione, scritta da un anonimo, che il dire comune attribuisce ad un carcerato, racconta di un uomo che non riesce a dormire pensando alla bellezza della donna amata, da cui si trova separato.
Chiude in maniera insolita “Haja o Que Houver”, un brano che appartiene al repertorio del famoso gruppo portoghese dei Madredeus, qui è eseguito prima in lingua portoghese e poi in accorato dialetto e ne esce una struggente canzone d’amore “Ah! quantu tempu / già scurdai / pirchì ristai / luntanu di tia / ogni momentu / è na cruci / torna into ventu / por favor”.
A corredo di questo nuovo disco di Rita Botto c’è in verità un altro disco, “Ethnea”, che in realtà è un insieme di pezzi, nati come demo, appartenenti al primo periodo compositivo di Rita, quello dettato da “santa incoscienza” come ama dire lei stessa, qui non ne parlo per esteso solo per motivi di spazio, però vi assicuro che è una delizia per le orecchie e per il cuore, oltre che essere il preludio ai successivi e validissimi lavori di Rita Botto.
“Donna Rita” è quindi un disco in cui la catenese Rita Botto mette tutta se stessa a partire dal titolo e dalla copertina che la ritrae in maniera fumettistica ed in cui è riscontrabile la sua caparbietà e la sua forza di grande donna della Sicilia di oggi, che non rinnega affatto la tradizione, ma che allo stesso tempo sa guardare avanti ed anche oltre confine, lo dimostra la splendida interpretazione del famoso brano dei Madredeus, qui fatto proprio anche grazie all’uso del dialetto, una donna sempre vicina al proprio popolo senza per questo divenire “popolana”.
Viva donna Rita!
Rita Botto
Donna Rita / Ethnea
Tracks:
- 1) Canzonetta 2
- 2) Tirannia
- 3) I pirati a Palermo
- 4) Ritango
- 5) Rosa
- 6) Ti amai
- 7) Solo-ppi-tia
- 8) Amara terra mia
- 9) A curuna
- 10) L'altalena
- 11) Mi votu e mi rivotu
- 12) Haja o que houver
- 1) Curri cavaddu mio
- 2) Tirannia
- 3) A curuna
- 4) Quantu basilico
- 5) Notte stellata
- 6) Mello's
- 7) Canciones y momentos
- 8) Mai e pãe
- 9) Cu ti lo dissi
- 10) Ethnea
- 11) Scioglilingua
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Renseignements pris à partir du disque
Crediti
Rita Botto: voce e cori
Felice Del Gaudio: basso
Massimo Tagliata: pianoforte, fisarmonica
Paolo Caruso: percussioni
Giancarlo Bianchetti: chitarra
Giuseppe Finocchiaro: pianoforte
Ruggero Rotolo: batteria
Roy Paci: tromba, flicorno
Teo Ciavarella: tastiera
Puccio Castrogiovanni: marranzano
Giovanni Arena: basso
Roberto Rossi: percussioni
Carlo Cattano: sax soprano
Enrico Guerzoni: violoncello
Produzione artistica Roy Tarant