NNO Project è un’interessante formazione trevisana dedita a una originale forma di sperimentazione sonora. Non si tratta della classica rock band che si chiude in cantina, così da creare un repertorio di canzoni orecchiabili da suonare dal vivo e da proporre per promuovere la propria attività. I NNO Project sono invece un gruppo che ama sperimentare: ogni sessione del gruppo in sala prove è un’esecuzione a sé stante, un evento unico e irripetibile in cui suonano sperimentando nuove improvvisazioni, che registrano e poi abbandonano così da dedicarsi la volta successiva a una nuova esperienza musicale.
Oltre a essere affascinato dalla loro musica, ambientale, circolare e psichedelica al contempo, trovo molto interessante, infatti, anche questo loro insolito approccio a quel rituale che accomuna tutti i gruppi musicali e che personalmente mi ha sempre procurato un certo disagio, proprio perché si è costretti a ripetere sempre gli stessi brani, che poi si propongono dal vivo: il chiudersi in sala prove.
Conosco personalmente da un ventennio almeno Pietro Leinardi, con cui condivido per altro l’esperienza comune di aver suonato (seppure non contemporaneamente) nel medesimo gruppo, e così, dopo essermi dedicato all’ascolto attento delle loro musiche, pubblicate in video su YouTube dagli stessi NNO Project, ho deciso di intervistarli in modo tale da farli conoscere al pubblico di Estatica.
F.C.N.: Volete presentarvi ai lettori di Estatica e descrivere le vostre esperienze in ambito musicale, il vostro background artistico, gli strumenti che suonate…?
Pietro: Sono Pietro, suono la chitarra e gli effetti con Davide e Neno dalla seconda metà del 2008. Musicalmente non ho fatto granché di significativo, ho iniziato a suonare tardi, nel 1991, con la speranza di suonare la batteria o il basso in stile Cure/Joy Division e invece sono finito in un gruppo di cover rock-blues (musica che non ascoltavo e che mi ha un po’ rovinato l’approccio al suonare. Il blues è deleterio) per qualche mese, poi ho suonato con gli sconosciuti Ematoma, A.D.A., Arkham, Let’s scare Jessica, Kitsunetsuki [a.k.a. Kitsune N.d.R.], Soluzione e Futurama, più altre cose che non ricordo. Dico questo perché l’intervista uscirà online e sono curioso di vedere se mettendo in google uno dei nomi detti poi verrà fuori il link a questa pagina.
Mia sorella mi ha iniziato alla musica fin da piccolo, nel senso che lei ascoltava musica in casa ed io subivo. Per fortuna si è rivelata onnivora e di ottimo gusto, così ho potuto assaggiare un po’ di tutto da Tozzi ai Bee Gees, poi Smiths, Cure, Birthday Party, Jesus & Mary Chain, PIL, Joy Division, molto dark, new wave, garage, shoegaze, madchester, elettronica, Sonic Youth, Satie, industrial, la scena italiana della seconda metà anni ottanta, senza tralasciare il pop tipo Duran Duran. Poi ho completato l’ascolto della sua immensa collezione di dischi con cose come Depeche Mode (il mio primo disco, probabilmente i miei preferiti), Jane’s Addiction, Nine Inch Nails, Curve, Pink Floyd, Main, My Bloody Valentine, Curve, Beatles e tanto altro. In questi giorni ascolto How To Destroy Angels, Queens Of The Stone Age, Primal Scream, Kraftwerk, Phurpa, Aphex Twin. Preferisco la dimensione dell’album alla singola canzone.
Davide: Eccomi, suono il basso anzi, il mio compagno Fender Jazz. Suono da quando avevo 14 anni ed in quel periodo ero preso dall'HM degli Iron Maiden, il funk dei Red Hot Chili Peppers e la potenza dei Rage Against The Machine. In quel periodo (’92-’93 mah?!) conosco Neno e gli propongo di venire a suonare con gli Ordinaria Follia; da lì comincia la nostra collaborazione.
Nel ’95 o ’96 vedo quasi per caso (grazie a Neno) i Mr. Bungle con il tour di Disco Volante (Folle), sul retro del primo album studio (Mr Bungle) si legge: prodotto da John Zorn. Chi è? E mi si è aperto un mondo. Da allora ho sempre cercato di suonare senza stereotipi di genere ma solo seguendo il mio estro.
In generale sono affascinato dalla musica che trasmette sensazioni, che sia angoscia, allegria o paura è indifferente, basta che ci riesca; non distinguo la musica a generi, mi piacciono tutti: ad Alza il volume (Radio3) ho sentito una formazione di liscio, si proprio liscio, ed erano da pelle d'oca.
Comunque suono a seconda di come mi girano quella sera.
Pietro: come tutti noi, del resto….
Neno: Ciao sono Moreno e suono la batteria dall’86 circa e suonavo un pò di tutto metal, rock in generale, liscio demenziale, quello che capitava, l’importante era suonare, bere birra e via dicendo. Sono sempre stato affascinato dalla musica e per questo la ascolto a 360° fin da adolescente e sono stato influenzato da un casino di generi alternativi e non; dal ’92 al ’96 ho fatto il dj al Mithos Rock Club di Meolo (VE), poi dal ’97 al 2004 al NewAge Club di Roncade (TV), prima come dj e poi come fonico, naturalmente nel frattempo ho suonato con alcune band tra cui gli Ordinaria Follia dove ho conosciuto Davide.
F.C.N.: Parlateci del vostro progetto musicale: come nasce, con quali intenti e il significato della sigla NNO.
Davide: A fine anni novanta, conclusa l’esperienza con gli Ordinaria Follia, io e Neno abbiamo continuato a trovarci settimanalmente, per tenerci in esercizio. Il fatto di suonare liberi dai vincoli della “canzone” ci ha permesso di sviluppare un approccio più estroso con lo strumento e con la musica, l’unico scopo era godere istante per istante di ciò che veniva.
Con l’ingresso di Piero abbiamo preso una direzione più psichedelica ma nello stesso tempo concreta.
Non ho molto da aggiungere a parte il nome: “Ehi, continuiamo a mettere Neno sul registro?”, “Ah, anche no, no no.” , “No no, n'no”, ecco.
Neno: Tutto cominciò con gli Ordinaria Follia, io e Davide instaurammo un legame musicale forte, volevamo fare di più, volevamo imparare bene a suonare e cominciammo ad improvvisare senza nessuno schema, liberi da ogni costrizione musicale per crescere come musicisti e questo per un bel po’ di anni, ma con l'arrivo di Pietro qualche cosa cambiò, con la sua esperienza musicale e genialità nell’usare l’effettistica con la chitarra cominciammo a concretizzare qualcosa diventando un po’ più psichedelici.
Pietro: NNO è Neno senza una e. Ma anche ‘n no’. Nasce prima che io arrivassi e mi piace che sia rimasto perché ogni altro nome mi sarebbe sembrato pretenzioso.
Per circa due anni ha suonato con noi Matteo (chitarra), che poi si è rotto un braccio ed ha figliato ed è rimasto a casa. Conosco Davide e Neno dai primi anni ‘90; io avevo suonato occasionalmente per qualche anno cover di Bowie con Davide e altri due amici, per divertimento. Ogni tanto Davide mi proponeva di andare in stanza con Neno, ma sapevo di non essere tecnicamente all’altezza, così declinavo l’invito. Nel 2008 non suonavo da tre anni, avevo un po’ la nausea di fare musica in un certo modo, ma quando Davide mi ripropose la cosa mi venne voglia di fare rumore così accettai di provare. Ero molto intimorito perché avevo sentito come suonavano, sembravano una versione delirante di Primus/Zorn. Totalmente destrutturati. Cosa che mi piacque, da subito ho sposato l’idea di suonare liberamente, ciò che si vuole, quando si vuole, come si vuole.
Tempo dopo ci fu proposto di suonare live e nonostante non ne fossi convinto ci provammo, tentando di riprodurre una nostra prova-tipo, ma senza il buio della nostra stanza e senza sentirci bene vicendevolmente ottenemmo solo di svuotare la platea. Così quando nel 2013 i Metal Music Machine ci proposero di suonare con loro selezionammo le cose migliori delle prove registrate, cercando di sintetizzare e dare un senso a quelle idee. Ottenemmo circa 45 minuti di musica. Ora abbiamo qualche ora di registrazioni a cui attingere in caso si debba preparare un live, ed ovviamente il repertorio è in espansione dato che in genere proviamo la scaletta non più di due o tre volte prima del concerto, preferendo suonare in stanza come al solito.
Provare e riprovare gli stessi pezzi era ed è per me deprimente anche se effettivamente è utile, ma se ci pensi nel rieseguire si perdono la spontaneità ed il piacere della ricerca.
Suoniamo innanzitutto per il nostro divertimento e piacere. Per me già il dover uscire in concerto è un compromesso. Nel nostro modo di suonare c’è tanta passione per il suono in sé e per la ricerca, ma di certo anche molta autoindulgenza, quindi non avrei mai pensato che ciò che facciamo potesse piacere. Tengo sempre presente ciò che dicono gli Skiantos in Largo all’avanguardia.
F.C.N.: Quali sono le origini della vostra musica? Quali le vostre influenze? Quale musica ascoltate e verso chi vi sentite debitori? Ascoltando i vostri brani musicali mi sono venuti in mente i primi Pink Floyd dei brani più sperimentali e prevalentemente strumentali e in genere un po’ la psichedelia inglese di fine anni sessanta, ma ho soprattutto notato che si tratta frequentemente di musica “circolare”, ovvero brani minimalisti, che si strutturano su un giro di note ripetuto sullo stile del mantra. Un tipo di musica che amo molto, che mi ha sempre sedotto magicamente: c’è qualcosa di quasi “mistico” in questo tipo di brani.
Pietro: Probabilmente i Pink Floyd sono un riferimento più per me che per Davide o Neno, sicuramente lo sono stati per me quando è stato necessario strutturare certe improvvisazioni perché come loro abbiamo deciso di avere dei punti fermi, delle tappe attraverso cui passare prima di arrivare alla naturale conclusione di un’idea musicale. Ricordo che usai A Saucerful Of Secrets come esempio di struttura ma non so se l’abbiano mai ascoltata, e del resto io non ricordo cosa citarono come esempio. Sicuramente intendiamo ogni nostro “pezzo” come viaggio e in questo senso ci è molto piaciuto poter sonorizzare una proiezione di foto dell’associazione OpenCanoeOpenMind, in cui si descriveva il viaggio di una goccia d’acqua dalla sorgente di un fiume alla sua foce.
Tendiamo a girare attorno ad una nota per colpa mia. Quando Davide e Neno suonavano da soli vagavano molto di più, perché ovviamente non serviva mettersi d’accordo su cambi di tonalità. Io non so suonare, non conosco le note o le scale, spesso è un limite ma cerco di superarlo, e poiché come ho detto non ci accordiamo su cosa suonare diventerebbe un problema se Davide cambiasse nota; io non saprei seguirlo a meno che non mi fermassi ad ascoltare e lui ripetesse il cambio. Ma lui in genere non si ripete quasi mai, e comunque l’interazione è continua e quando suoniamo “bene” ci sembra di cambiare tantissimo anche se in realtà la nota-base è sempre quella.
Spesso mentre suoniamo mi ritrovo a voler “raccontare” qualcosa in musica e ci rimango molto male se alla fine dell’improvvisazione non sono riuscito a raccontare tutta la storia. Ma quella storia è figlia del momento, alla fine dell’improvvisazione sparisce e se non avessimo la registrazione andrebbe perduta.
Più che di misticismo parlerei di amore per il suono, per le frequenze, di interesse per nuovi timbri e per le cose non sentite. Infatti abbiamo tanti effetti con cui giochiamo veramente molto per ottenere sempre nuovi suoni. Il che è un problema quando dobbiamo riprodurli, visto che suoniamo al buio e smanettando molto su pedali e pedaliere si perdono le impostazioni di partenza, e di certo non ci si interrompe per scriversi cosa si è fatto o che effetto si è acceso in un determinato momento.
In genere si accende un effetto per ottenere un suono che si vuole produrre, ma a volte c’è più casualità, specie nella combinazione di effetti più strani.
Davide: Come bassista agli inizi ascoltavo molto Primus, Flea dei primi Red Hot Chili Peppers, Jaco Pastorius, Stanley Clarke e infiniti altri. Tra i bassisti contemporanei mi piace molto Trevor Dunn (MrBungle, Zorn, ecc.) ed in questo periodo sto ascoltando: Book Of Angels Volume 20 di Zorn suonato da Pat Metheny, Four Films (Trevor Dunn) e gli Endangered Blood.
Neno: Come ho detto prima le mie influenze musicali sono moltissime e nelle nostre improvvisazioni si sentono uscire fuori qua e là, potrei parlarti per ore di tutte le mie influenze ma non è il caso.
F.C.N.: Il vostro approccio alla musica è differente da quello degli altri gruppi rock: voi non vi chiudete in sala prove per suonare sempre gli stessi brani musicali, che poi eseguite dal vivo o registrate in sala d’incisione, ma improvvisate in sala prove dei pezzi, li registrate e poi quando suonate dal vivo, proponete dell’altro materiale improvvisato. La vostra musica si basa sull’improvvisazione: come avviene il processo creativo dei vostri brani?
Pietro: Non proprio, noi improvvisiamo in sala prove registrando con un unico microfono tutti gli strumenti. Mai stati in uno studio di registrazione come NNO, non riusciremmo a riproporre la tensione del momento, le stesse pause.
Improvvisiamo, ma non ci accordiamo su cosa bisogna suonare: arriviamo in stanza, montiamo gli strumenti ed incominciamo. Spesso al termine neanche mi fermo a parlare con loro perché troppo stanco. Ci si rivede la settimana dopo e si ricomincia.
Quando dobbiamo suonare dal vivo selezioniamo estratti delle prove che usiamo come riferimento, dandoci punti fermi ed una struttura all’interno della quale lasciamo spazio all’improvvisazione.
Ciò comporta guardarsi molto oppure ascoltarsi a vicenda.
Il risultato è spesso diverso dall’idea originale, e comunque mai esattamente uguale nelle riproposizioni successive.
Davide: Si, si; ci chiudiamo anche noi in sala prove, suoniamo per un’ora o più, a caso (come dice mia figlia), poi finita la sessione ho un miscuglio di sensazioni indecifrabili e non ricordo nulla. Penso che la nostra musica sia una buona alternativa alla droga.
Neno: Non c’è uno schema, non c’è uno studio, noi arriviamo in sala, montiamo gli strumenti, luci soffuse e via.....si viaggia!
F.C.N.: Quali sono i vostri “esperimenti” più riusciti? Di quali brani siete maggiormente fieri e che cosa intendono trasmettere a voi e al vostro pubblico?
Neno: Sinceramente per me ogni volta che ci troviamo a suonare è un esperimento, Sound from the hermetic NNO's House forse è quello più diverso, basso, chitarra e wavedrum.
Sono fiero di tutto quello che suoniamo, è un qualche cosa che viene da dentro, niente di forzato.
Secondo me ogni persona percepisce a modo suo quello che suoniamo, io quando suono sono in un’altra dimensione che mi fa star bene e spero sia così anche per chi ci ascolta.
Pietro: È evidente che la nostra non è musica pop, quindi la giusta dimensione è l’ascolto in cuffia o comunque in un momento dedicato, perché per loro natura, per come nascono, i brani si evolvono lentamente, mancano di strutture standard tipo strofa-ritornello-strofa-ritornello-ponte-ritornello; se ascoltata “in sottofondo” stile sala di attesa del medico renderebbe poco o niente. Ma questo in realtà vale, secondo me, per ogni tipo di musica.
Mi piace il termine che usi, “esperimento”.
In concerto sembra piacere Puppet, nella quale però non ho ancora ben capito cosa dire, penso abbia potenzialità ancora non espresse. Probabilmente devo cambiare le mie parti ed i miei suoni, perché la cosa più trascinante è la ritmica di Neno e Davide.
Ci sono due estratti di prove di febbraio e marzo 2012, senza titolo, in cui l’interazione continua permetteva continui scambi di idee. Il 16 febbraio suonammo quello che abbiamo chiamato Trio 1 e 2 perché nei suoi 20 minuti si distinguono almeno due parti; abbiamo provato a rieseguirlo durante l’ultimo concerto con risultati alterni.
L’8 marzo invece suonammo un pezzo in cui Neno fa cose bellissime, cambia in continuazione pattern di batteria ed il tempo è dato dalla durata del pattern ma purtroppo non l’abbiamo mai più ripreso in mano, forse perché l’atmosfera era più di altre volte figlia del momento.
Mi piacciono il pezzo con cui finora abbiamo chiuso i concerti, Here it comes, i suoni che Davide e Neno fecero in Sound from the hermetic NNO's House, in occasione della proiezione citata per OpenCanoeOpenMind e che si possono trovare su YouTube con un bel video di insetti preparato da Davide.
Davide: Improvvisiamo tutte le volte e riprendiamo il già fatto di rado, solo per preparare un’esibizione. Mentre suoniamo condividiamo uno stato sensoriale unico, che viene vissuto istante per istante, il tempo si dilata e ci si scollega da tutto il resto; ovviamente sarebbe bello riuscire a condividerlo anche con il pubblico.
F.C.N.: Come intendete sviluppare il progetto in futuro? Intendete aprirvi alla collaborazione con altri musicisti? Pensate di mettere qualcosa su supporto fonografico in studio di registrazione? Intendete ampliare la vostra attività dal vivo?
Neno: Alla prima domanda non so proprio cosa risponderti per il momento; la collaborazione con altri musicisti e artisti ha sempre fatto parte del progetto NNO fin dall'inizio.
Per noi suonare live non è proprio così facile. Dobbiamo forse inserirci in un determinato circuito di locali o festival estivi, anche se nei pub dove abbiamo suonato devo dire che la risposta del pubblico è stata abbastanza positiva, stiamo pensando di aggiungere dei video o cose simili dietro o davanti mentre suoniamo, sono tutte idee che prima o poi svilupperemo e concretizzeremo.
Davide: Innanzitutto vogliamo continuare a divertirci; le collaborazioni con altri musicisti finora sono state positive e fanno parte della nostra indole naturale di provare sempre cose nuove.
Pietro: Riguardo il registrare, la cosa migliore sarebbe strutturare la sala prove in modo da poter registrare le prove in multitraccia, forse prima o poi ci riusciremo. Il nostro disco ideale è la registrazione di una prova, magari editando le risate e i colpi di tosse.
Più volte abbiamo pensato di stampare CD con estratti di prove, o al limite di concerti; in effetti la registrazione (solo stereo) del primo concerto è stata masterizzata su CD e Davide ha preparato copertine e decorato ogni copia singolarmente. Qualcuna forse ne è rimasta.
Suonare dal vivo può essere stimolante, quindi sì, vorremmo continuare. Inizialmente pensavo che la nostra fosse musica da ascolto in una situazione privata, solitaria, non la vedevo bene in ambienti tipo pub o grandi palchi. Dopo il primo concerto in un pub mi son reso conto che eravamo talmente fuori contesto che paradossalmente diventava il contesto più adatto, un po’ perché quando suono cerco di rispondere a ciò che sento con qualcosa che non ci dovrebbe proprio stare e un po’ perché sentire silenzio in un pub perché le persone ascoltano piuttosto di parlare fa un certo effetto. Nell’ultimo mese abbiamo maturato un modo di suonare molto dissonante, molto non-armonico (ed infatti ridiamo molto) quindi sarebbe interessante riuscire a suonare live come in sala prove e vedere le reazioni dei presenti.
Ci piace molto collaborare con altri musicisti, anche solo temporaneamente o per una prova. Abbiamo sempre cercato un sassofonista, ma qualsiasi apporto sarebbe stimolante. Il rapporto con Matteo fu interessante per tanti motivi. La sua entrata comportò un netto cambiamento nel modo di improvvisare, cosa che accade ogni volta che suoniamo con altre persone, e a me piaceva molto potermi appoggiare alle sue idee per “decorarle” o rimanere in ascolto in attesa di un’idea decente da proporre, mentre ora mi sento più obbligato a suonare continuamente qualcosa. Ecco, un chitarrista mi piacerebbe.
Penso che l’importante per suonare con noi sia volerlo fare in maniera non convenzionale, staccarsi dalle proprie certezze, scale o altro, e tentare continuamente nuovi suoni. E ascoltare e reagire a ciò che viene suonato dagli altri in stanza.
Detto questo è chiaro che, forti del consolidato seguito di critica e pubblico e del sostegno della nostra etichetta, il naturale prosieguo del progetto è la composizione di un tradizionale pezzo pop che ci porti a Sanremo.