Modena city ramblers: Interview sur 18/06/2009

Posté le: 19/06/2009


Massimo Ghiacci è il bassista storico dei Modena City Ramblers (gli altri componenti sono Davide Dudu Morandi alla voce, Betty Vezzani alla voce, Roberto Zeno alla batteria e percussioni, Kaba Cavazzuti alla batteria e percussioni, Leo Sgavetti alla fisarmonica e tastiere, Francesco Moneti al violino e chitarre e Franco D'Aniello ai flauti) ed uno dei fondatori della band emiliana nel lontano 1991..
Il 7 novembre 2008 è uscito il suo primo cd solista 'Come un mantra luminoso', album che ha affrontato anche stili musicali diversi rispetto a quelli proposti con il suo gruppo d'origine. Il 10 aprile 2009 è uscito invece 'Onda libera', il nuovo disco dei Modena City Ramblers che scandaglia il tema della libertà in tutte le sue sfaccettature e nasce dalla collaborazione con l'Associazione Libera di Don Luigi Ciotti, impegnata da sempre contro la mafia.
Dal 25 Aprile al 9 Maggio i Modena City Ramblers hanno compiuto un mini tour in giro per l'Italia nelle terre confiscate alla mafia e gestite da Libera; in questi concerti sono stati supportati da vari gruppi emergenti, tra cui anche i Ned Ludd.
Ecco di seguito l'intervista a Massimo Ice Ghiacci.

Il tuo album ha proposto anche delle sonorita' diverse da quelle dei modena city ramblers, come e' nata l'idea di concepire tale lavoro?

Nel corso degli anni ho accumulato un buon numero di canzoni che, a volte perché distanti da quello che è "immaginario Ramblers", altre volte conseguentemente a scelte di gruppo, sono rimaste inedite. Da tempo cullavo l'idea di registrarne alcune per mio conto, per una volta al di fuori della band.

Quali sono i temi principali che hai affrontato in questo cd?

Credo siano la memoria e lo scorrere del tempo, e come vivo il rapporto con essi quale individuo. Questo dal punto di vista dei testi. Musicalmente pesco moltissimo dal periodo che va dal '66 al '77!

Sei soddisfatto dell'esito di 'come un mantra luminoso'?

Dal punto di vista artistico, molto. Anche a distanza di un anno e mezzo dalle incisioni, trovo il disco "fresco" ed esattamente come nella mia idea iniziale doveva essere. Dal lato del suo accoglimento da parte del pubblico e della critica, e sinceramente me lo aspettavo, non è che possa gioire più di tanto.
Il disco da quei giornalisti "specializzati" che già da tempo "sparano" sui Ramblers è stato accolto con molta supponenza, anche se a livello più generale ho letto, specie sul web, buone critiche, e quanto alle vendite, il disco non gode praticamente di promozione, quindi immagino sia fermo al palo.

Il 10 aprile e' uscito 'onda libera', il nuovo disco dei modena: quale e' il concetto chiave di questo nuovo lavoro?

Pur non volendo essere strettamente un concept album, le sue canzoni si confrontano tutte col tema della libertà, sia in senso individuale che collettivo.

Quest'album dei modena affronta nuovi stili musicali rispetto ai precedenti?

Nella nostra musica convivono da sempre molti stili diversi, impiantati, per così dire, sulla radice celtica e folk delle origini.
Ci sono il rock e il punk, la musica latina, il folk balcanico e mediorientale, la musica d'autore. Direi che, rispetto ad altri nostri dischi, in questo è evidente in alcuni brani il rimando soprattutto ritmico al linguaggio della musica popolare del sud Italia.

come e' nata la collaborazione con Don Ciotti e Libera?

Nel momento stesso in cui sono nate molte della canzoni del disco abbiamo pensato a quanto sarebbe stato importante "portarle sulla strada", in qualche modo "renderle credibili" anche con un nostro coinvolgimento fisico. Ci è venuta quindi l'idea di una collaborazione con Libera, un'organizzazione con la quale già in passato avevamo fatto delle belle cose.

Sei soddisfatto di come e' andato il mini tour con libera sui terreni confiscati alla mafia?

Ne sono soddisfatto e soprattutto orgoglioso. E' stata una grandissima esperienza umana e politica. Nel senso più nobile del termine.

Tu sei uno dei fondatori dei modena city ramblers, quale periodo ricordi con piu' soddisfazione?

Ci stiamo avvicinando ai vent'anni di carriera. Ho il privilegio di poter ricordare tantissimi periodi del nostro percorso, ognuno fatto di storie, sogni, soddisfazioni, viaggi e volti che in qualche maniera hanno fatto la nostra storia, e la legittimano.
Però forse la soddisfazione migliore è quella di quando intraprendi un nuovo progetto, un nuovo "ciclo di vita", perché ti rendi conto che hai qualcosa di nuovo da dire, sei vivo artisticamente. Continui a vivere questa avventura e non cedi, appunto, solo ai ricordi.

Dalla nascita dei modena, come e' cambiata in italia la musica di protesta?

Sicuramente gode di minore visibilità (non che ne avesse poi tantissima nella metà dei novanta). E, devo dire purtroppo, di minore attenzione da parte del grande pubblico: oggi i giornalisti e "gli addetti ai lavori" la considerano sovente qualcosa di meno che interessante, scontata e "vecchia". In parte ci può essere un problema di reiterazione di linguaggi e formule che non eccellono certo per originalità, ma ci sono tante realtà interessanti e che meriterebbero più attenzione, cito a caso i Ned Ludd e gli A67 che hanno condiviso per più date il palco con noi nella tournée di Libera.

Come giudichi la nuova scena musicale italiana? ci sono dei gruppi che ultimamente ti hanno colpito piu' di altri?

E' una scena che si muove molto nell'underground, e viaggia con percorsi che in parte sono ancora da strutturare e definire (dalla distribuzione dei dischi ai luoghi d'esibizione). Ma ci sono tante belle realtà, penso a Luca Serio Bertolini, per restare nel nostro genere, o, spostandosi verso altri "mondi" sonori, i Bikini The Cat, gli amici Julie's Haircut, gli Annie Hall. Siamo comunque piombati in un nuovo medio evo cultural-musicale. Le band che si agitano nell'underground sono un po' come dei monaci amanuensi che, in mezzo alla barbarie imperante, con la loro musica tengono viva la fiamma del "rock'n'roll"...

Pensi che la musica possa migliorare il mondo?

Non credo proprio, se non ci sono riusciti Dylan e Lennon. Ma può migliorare noi stessi, e, di riflesso, quel pezzo di mondo in cui viviamo...

Infine il domandone finale che faccio a tutti: quali sono i 5 dischi che ti porteresti in un'isola deserta?

A caso dalla collezione che ho dei Beatles. Così non ci penso più (se lasciar perdere i Clash o i Pogues o Waits o i Pink Floyd ecc.).

Un ringraziamento particolare e speciale a Massimo Ice Ghiacci ed a tutti i membri dei Modena City Ramblers per la loro disponibilità ed amicizia e soprattutto per il loro coraggio ed orgoglio nell'affrontare temi così impegnativi con il sorriso sulle labbra.

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