Marlene kuntz: Interview sur 30/07/2013

Posté le: 30/07/2013


Abbiamo approfittato dell'intervista agli organizzatori del festival Giovivendo 2013, dove ha partecipato Cristiano Godano, per fargli alcune domande.

Ciò che colpisce dei Marlene, oltre all’intensità emotiva delle musiche, sono i tuoi testi, un prodotto unico ed originale nel panorama italiano per la raffinatezza e per l’elevato livello comunicativo. Quali sensazioni provi quando ti trovi davanti ad un fan che trepidante per il sol fatto di essere al tuo “cospetto’’, ti confida quanto la tua scrittura sia stata importante per il suo stato emozionale?

Orgoglio, indubbiamente. Conoscendo il tipo di lavoro che svolgo ai testi, so che non si tratta solo di "emozioni" (anche una casalinga, con tutto il rispetto possibile, si emoziona per svenevoli storie d'amore o per serial di quarta mano) ma è anche una faccenda di stile (ricerca non banale delle parole, sostanzialmente, e per farla breve), che si risolve in un qualcosa non per tutti (non che ci tenga a essere per pochi, sia chiaro). Dunque a chi arriva ciò che scrivo arriva una forma/sostanza non comune, ed ecco il perché del mio particolare orgoglio.

In diversi live, negli anni recenti, i Marlene hanno proposto delle cover. Mi viene da citarne due: ‘’Com’è profondo il mare’’ di Lucio Dalla e ‘’La libertà’’ di Giorgio Gaber. Come mai queste scelte e che rapporto hai con il buon vecchio cantautorato italiano?

Per la verità il pezzo di Dalla che citi l'ho fatto in qualità di ospite delle Stazioni Lunari (progetto di Francesco Magnelli e Ginevra di Marco) e di una band formata da Fede Poggipollini e altri valenti musicisti della scena rock italiana... Ho amato Dalla, probabilmente più di chiunque altro cantautore italiano (e al pari del rispetto che nutro per Paolo Conte, anche se affettivamente certi dischi di Dalla mi sono nelle vene da sempre, nella loro interezza). Dunque ho un rapporto di sicuro rispetto per molte cose del cantautorato italiano, soprattutto quando si fa musicalmente articolato e non unicamente improntato sul concetto della predominanza assoluta della voce e del testo sul resto.

Tante le collaborazioni eccellenti nella lunga carriera dei MK. Su tutte, quelle con Paolo Conte e Skin. Come nasce la partecipazione di Conte al pianoforte in “Musa” e quanto il duetto con Skin ha contribuito a diffondere ulteriormente la musica dei Marlene?

La collaborazione con Conte nasce dalla cocciuta corte che il sottoscritto gli ha fatto in due o tre occasioni, intuendo che non gli stavo artisticamente antipatico... anzi :) Diciamo che con quella, garbata, ostinazione sono riuscito a entrare nelle sue grazie sconfiggendo il suo caparbio riserbo: e lui ci ha fatto questo bellissimo dono. Per quanto riguarda la seconda parte della tua domanda: all'epoca tanto, certo. Fu grazie a lei che molta gente non addetta ai lavori (ovvero non avvezza al rock) venne a scoprire che esistevamo. Non fosse stato per la sua presenza le radio non avrebbero mai passato il nostro pezzo, tale e quale... Triste ma vero.

Altro nobilissimo duetto, quello con Patti Smith a Sanremo. Qual è il ricordo più bello dell’incontro con la “sacerdotessa del rock”?

La sua compostezza, e la sua umanissima paura di sbagliare, ovvero la voglia di fare bene, con noi, per lei, per noi. E da quanto sta suonando in Italia da dopo quella apparizione direi che è andata assai bene.

Negli ultimi concerti avete mostrato una carica esplosiva degna di una rock-band alle origini vogliosa di spaccare il mondo. Ti vien facile passare da questa dimensione a quella più intima e introspettiva che negli ultimi anni offri al tuo pubblico con le performance in acustico?

Fortunatamente sì, sempre più col passare del tempo. Ed è una cosa a cui tengo tantissimo. In fondo sono un fan della primissima ora di Neil Young, e lui insegna l'eclettismo della tua domanda: da bordate elettriche degne della miglior scuola noise sa passare alle ambientazioni acustiche più intime e intense... Dunque ne sono rimasto sicuramente influenzato.

Marlene kuntz
Cristiano Godano