Deadburger: monografia

Posté le: 29/02/2008 - Dernière mise à jour: 04/08/2008


Fin dall’inizio della loro attività, i fiorentini Deadburger si sono mossi sul territorio di confine tra rock ed elettronica, facendo interagire gli strumenti basici del rock (chitarra, basso e batteria) con synt, campionatori, loops, vocoder e manipolazioni digitali dei suoni acustici. Le composizioni del gruppo cercano di coniugare fisicità (impatto, comunicativa) e sperimentazione; il tutto con testi in italiano che, per i Deadburger, rivestono importanza pari alla musica.

I Deadburger esordiscono nel 1996, partecipando e vincendo a un paio di concorsi, tra cui Arezzo Wave.
L’album “Arezzo Wave 1996”, pubblicato dalla Bmg Ariola, vede l’esordio discografico della band con il brano “Italiano Cyborg”, canzone sulla allora nascente ‘corresponsione di amorosi sensi’ tra gli italiani e l’Unto dal Signore.

Dopo un anno di concerti in tutta Italia, il Panino di Morto pubblica, per l’etichetta milanese Fridge, il suo primo album. Intitolato semplicemente “Deadburger” (Fridge Records 1997), mixato da Paolo Favati (ex Pankow), contiene 10 brani + un remix a cura di Eraldo Bernocchi. Ma è anche un enhanced cd: oltre alla musica, contiene moltissimo materiale interattivo per PC o Mac. Filmati live, videoclip realizzati appositamente da videoartisti come Paolo Bragaglia e Federico Bucalossi, e materiali vari collegati ai testi delle canzoni. Probabilmente è il primo cd-rom autoprodotto da un gruppo indie in Italia.
Un brano dell’album viene incluso, l’anno successivo, nella raccolta “In-fraction” della nipponica Casio, con tiratura 20mila copie (cose da giapponesi; per il mercato discografico italiano sarebbe semplicemente impensabile).

Il secondo lavoro della band, “Cinque Pezzi facili”, esce nel 1999 per l’accoppiata Sony + Fridge. Mixato nuovamente da Paolo Favati, contiene una cover electro-rave di “Io sto bene” dei CCCP (con due anni di anticipo rispetto alla electro-cover dello stesso brano registrata dagli Ustmamò per la colonna sonora di “Paz”), e altri 4 brani, prevalentemente strumentali, focalizzati sul lato più elettronico del gruppo. Tipicamente, il rapporto con la major si rivela un non-rapporto. Promozione zero, nessun resoconto sulle vendite, ecc. Peraltro i Deadburger, presagendo la cosa, avevano ceduto a Sony i diritti solo di “Cinque Pezzi facili”, conservando piena libertà per le uscite successive. Possono così riprendere subito a pubblicare nuovo materiale in campo indipendente.
A fine 1999 la band pubblica l’inedito “Io non so” (su testo del poeta Giuliano Mesa) nel cd “Rocksound Speciale Italia Vol 1”.
Nel 2000 la band partecipa all’atto finale del progetto Luther Blissett, ovvero l’album “Luther Blisset The Open Pop Star”. Il brano di Deadburger, “Antigrammatica”, vede la partecipazione speciale dell’art-serial killer Piero Cannata, la cui voce è stata registrata nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo.

Con questi brani si conclude la prima fase di produzione discografica del gruppo, dove hanno un peso determinante alcuni stilemi (l’industrial rock alla Nine Inch Nails, l’indie-dancefloor alla Primal Scream, la cultura cyberpunk) che, col passare del tempo, i Deadburger hanno cominciato a sentire troppo restrittivi.
Nl 2001, il Panino di Morto decide di prendersi una pausa “di crescita”. La band vuole provare ad andare avanti, con l’obiettivo di una musica che possa riflettere, con la massima sincerità possibile, il tempo e l’ambiente in cui è maturata, così come determinate esperienze personali vissute dai membri del gruppo.
L’attività live viene temporaneamente sospesa, e comincia un periodo di ricerca e sperimentazione nello studio di registrazione del gruppo. Nel frattempo, i membri della band portano avanti alcuni loro progetti individuali (che abbracciano interessi diversi: psichedelia, musiche per teatro, noise) e l’attività concertistica all’interno di altri ensemble; riversando poi tutte queste esperienze nel nuovo corso dei Deadburger.
Corso che ha inizio nel 2003, quando il gruppo pubblica, per l’etichetta anglo-olandese Wot 4, il suo 3° album (intitolato “S.t.0.r.1.e”), e riprende a suonare dal vivo con repertorio e formazione rinnovati.
L’album contiene 13 brani, ciascuno dei quali concepito come un vero racconto. Non a caso, al disco è allegato un booklet a colori di 28 pagine che integra, e a volte continua, le storie delle canzoni.
Con questo album – che a tutti gli effetti è un nuovo inizio per i Deadburger - la musica della band si apre a nuovi colori: jazz urbano, cyberpsichedelia, canzone d’autore. Di pari passo, la band si apre a molteplici collaborazioni: tra gli ospiti ricordiamo Roy Paci (qui nella sua veste più aspra e sperimentale), Quintorigo, Paolo Benvegnù e Odette di Maio (ex Soon).

Dopo l’uscita di “S.t.0.r.1.e”, i Deadburger portano avanti in contemporanea sia l’attività del gruppo (concerti , registrazioni, sperimentazioni in studio), sia numerosi progetti collaterali dei vari membri.
Ad esempio: il batterista Lorenzo Moretto pubblica per la AntiDot il primo album della Oshinoko Bunker Orchestra, ex DeGlaen (2005) e inizia con Federico Fiumani una collaborazione che prosegue tuttora.
Il bassista Carlo Sciannameo pubblica l’album “Ferro Torto” con la Macchina Ossuta (2006).
Vittorio Nistri pubblica nel 2006 per la net-label inglese Woven Wheat Whispers il primo e omonimo album degli In Yonder Garden (combo nato dalla collaborazione tra due fiorentini, Antonello Cresti e Vittorio Nistri, e l’inglese Simon Lewis). Vittorio inoltre collabora con i Nihil Project agli album “Sahmain” (2005) e “Plough Plays” (2006) e con i liguri St Ride (per una performance al Teatro del Ponente, a Genova, in occasione del trentennale dalla morte di Demetrio Stratos).

Nella primavera 2007 esce, per l’etichetta Goodfellas, il 4° album dei Deadburger. “C’è Ancora Vita Su Marte” contiene 22 brani (di cui 15 cantati e 7 strumentali), registrati con la collaborazione Enrico Gabrielli (clarinettista di Mariposa, Marco Parente, Morgan, e membro degli Afterhours), Vincenzo Vasi (vibrafono e theremin; attivo con Vinicio Capossela, Roy Paci e molti altri), Jacopo Andreini (polistrumentista attivo con Ronin, Ovo e molte altre bands italiane e straniere), Nicola Vernuccio (storico contrabbassista fiorentino, che ha suonato con Lee Konitz e Chet Baker), Paolo Benvegnù ecc.
La musica prosegue la svolta intrapresa dal gruppo con “S.t.0.r.1.e”, ma si spinge molto oltre. Le canzoni esplorano concezioni compositive e di arrangiamento diverse da tutto quanto i Deadburger hanno fatto in passato. Permane l’interscambio tra rock e elettronica, ma l’elettronica è usata in modo differente: non più come contrapposizione né stratificazione, ma piuttosto come virus che altera il DNA degli strumenti suonati. E’ l’album più sperimentale pubblicato finora dalla band.

Per il futuro i Deadburger hanno in mente ulteriori evoluzioni del proprio suono. Quello dei Deadburger è un progetto che si reinventa continuamente, ad ogni uscita. Quando cesserà di farlo, la band si scioglierà.
Nel frattempo, continuano le collaborazioni e i progetti collaterali dei vari membri. Ad esempio, nel 2007 il batterista Lorenzo Moretto pubblica il secondo album della Oshinoko Bunker Orchestra, mentre il cantante Simone Tilli e il tastierista Vittorio Nistri collaborano all’album “Balera Metropolitana” dei Maisie (Snowdonia).

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