Recensione di Fabrizio Pucci
Pubblicato il 05/03/2009 - Last updated: 07/12/2016
Le vicende sono ambientate in una New York contemporanea, dove la vita disordinata del protagonista, viene aiutata a rimanere nell'ordinario dalla fidanzata.
Andrew ha l'abitudine di filmare tramite uno speciale macchinario, la maggior parte delle cose che gli capitano davanti ai suoi occhi. Forse è proprio questa sua strana passione di realizzare video, che attira un gruppo di personaggi fuori dall'ordinario, capitanato da una affascinante ragazza di nome Lara, a conoscerlo. Da quel momento la vita di Andrew viene scardinata e prende un'altro percorso.
Ho trovato la scelta iniziale del personaggio nel seguire e proseguire il nuovo corso un tantino forzata, ma questa può anche essere un giudizio personale in base al mio stile di vita. Altalenanti le impressioni di chi legge e segue le vicende raccontate in prima persona dal protagonista. A volte sembrano violenze eccessive, a volte ci si ritrova, a volte ci si dissocia. Ed è proprio interessante questo vacillare e oscillare dei giudizi che si danno alle vicende.
Il libro è ben scritto ed estremamente scorrevole, il genere è difficilmente circoscrivibile, diciamo un thriller violento tanto per dare un'idea.
All'interno azione, qualche considerazione interessante e altre meno condivisibili. Violenza, generata probabilmente dalla noia, che cerca giustificazioni e senso, fino alla estremizzazione delle idee che portano, qualunque fosse il pensiero iniziale, all'autodistruzione.
Particolarmente riuscito il finale, che termina in un modo coerente questo romanzo noir, chiudendo perfettamente il cerchio iniziato a disegnare nelle prime pagine.
Un libro amaro, in cui chi rimane è un sopravissuto e non un vincitore.