Stefano Sani: Interview sur 07/07/2008

Posté le: 07/07/2008 . Dernière mise à jour: 04/08/2008


Era il 1982, avevo 12 anni, in cucina c'era sempre la radio accesa, marca Grundig se non ricordo male. Non c'erano gli mp3, non c'era internet, ma dalla radio si registravano su musicassetta le canzoni e si facevano le proprie compilation personali.
In una di quelle compilation c'era Lisa, un brano presentato al Festival di Sanremo, che le radio facevano ascoltare di continuo.
Intervistiamo con piacere Stefano Sani, con uno sguardo al passato per capire come sono andate le cose, ma piedi ben puntati nel presente e occhi rivolti al futuro!

E' scontato iniziare con una domanda su "Lisa" brano che, nel tempo, è rimasto il tuo maggior successo. Raccontaci qualcosa di quei giorni al Festival di Sanremo del 1982

E' successo di tutto…arrivare all’Ariston da perfetto sconosciuto e uscirne con la scorta; ricevere migliaia di lettere al giorno da parte di fans che si definivano ‘innamorate’, concerti, spettacoli, copertine di giornali, apparizioni televisive, hit parades... insomma di tutto di più. Sono stato la ‘rivelazione inaspettata’ come mi definì Sorrisi e Canzoni, di quel Festival targato 1982. Una grande e bellissima avventura.

Posso esprimerti il mio pensiero di oggi... luglio2008?
Ti anticipo che questa intervista non sarà un nostalgico amarcord dei tempi che furono e che adesso sono molto meno, indagando sulle cause.
Credo di essere ancora nel ‘giro’. Infatti, sto facendo una commedia musicale ‘La surprise de l’amour’- tratta e riadattata dall’omonima commedia di Pierre Marivaux - che ha debuttato a Dicembre 2007 a Genova con grande successo e che riprenderà il prossimo Ottobre. Inoltre ho la fortuna (forse non ci crederai ma è così..., anche se non ho dischi in classifica) di riempire le piazze ai miei concerti e di vedere tanta gente col sorriso sulle labbra che canta con me le mie canzoni. Inoltre, come persona, ho accresciuto le mie conoscenze culturali, avendo frequentato il Dams di Firenze che mi ha aperto un meraviglioso ed interessantissimo mondo sul nostro passato nell’ambito dello spettacolo, dell’arte, e sulle gradi ‘difficoltà’ che hanno avuto anche gli artisti del passato. Sono felice della mia esistenza. E, nonostante la fatica (che è uguale per tutti) sto tentando, con grande determinazione, di rientrare nel giro.

Cosa vuol dire, nel bene e nel male, avere quasi subito una affermazione così grande e in età così giovane?

Sicuramente il vantaggio di trovarsi a vivere in maniera improvvisa ed assolutamente inaspettata, una vita ben diversa da quella che avevo condotto fino ad allora, con i relativi vantaggi e ’svantaggi’ anche se sono stato certo un privilegiato. Vantaggi perché in quel momento vivi ‘tre metri sopra il cielo’; tante persone ti adulano, qualcuno ti critica; è giusto così perché non puoi piacere a tutti. Credo, comunque, che sia impossibile non riconoscere come il successo non faccia piacere e non ti cambi; anzi piace molto e quando lo perdi ti affanni per riacciuffarlo, anche se oggi ci riprovo con la giusta maturità e ponderatezza e non con l’accanimento giovanile. Il ‘mestiere di vivere’ il successo, parafrasando Pavese, questo grande clamore in giovanissima età, può portarti, ed a me è successo, a commettere errori fidandoti di chi non merita e/o facendo scelte inopportune.
E poi arrivano i problemi, arriva la sofferenza (forte) ma dal tunnel del buio si può rinascere, anzi si deve.

Facciamo un piccolo passo indietro. Come sei arrivato nel 1981 a Castrocaro? Era da molto che avevi iniziato a frequentare l'ambiente musicale?

Ho iniziato a cantare a tre anni. Io vivo per cantare. Vivo per lo spettacolo anche per una spiccata sensibilità che mi porta, ad essere spesso e sopra le righe, un po’ ‘vivace’ (mi dicono anzi un ’rompi...’) ed a vivere una vita di sfumature che credo siano essenziali per scoprire la vera essenza dell’esistere. Ho fatto anni di gavetta, concorsi canori di ogni genere e tipo che mi hanno dato tante soddisfazioni perché c’era sempre il premio. Nel 1981 feci una selezione canora a Pescia (Pistoia) e lì ho avuto la fortuna di essere ascoltato dal manager Fernando Capecchi (patron della Vegastar agenzia di spettacolo di grandi nomi) che rimase colpito. Poi arrivò Castrocaro, e sono, come dire, entrato nelle ‘grazie’ del grande Gianni Ravera; ha creduto in me e ha deciso di provare a lanciarmi nel mondo della musica come professionista. Ecco allora l’arrivo di un contratto discografico e quindi Sanremo.

Che ricordi hai di Zucchero nelle vesti di produttore? E come persona?

Zucchero non era solo il mio produttore ma in quegli anni anche un fratello maggiore. Si era creato un profondo rapporto di amicizia e stima fra noi. La mia famiglia e la mia casa erano spesso anche la sua. Poi ci siamo persi, anche se spesso mi arrivano i suoi saluti e le sue dimostrazioni di stima che si raccolgono sempre con piacere. Chissà, forse ci rincontreremo da qualche parte.

Come hai vissuto l'esperienza da conduttore nel rotocalco televisivo "l’Orecchiocchio"?

E’ stata fantastica. Unico neo... (probabilmente sarei in video anche adesso) parlando col senno del poi, è stato che in quel momento la mia discografica Mara Majonchi che stava producendo “Notte amarena” il singolo scritto da Alberto Salerno che stazionò in hit parade nel 1984 ( quindi non è stata solo “Lisa” il grande successo ma anche “Complimenti” e “Delicatamente due”) temeva che il pubblico non focalizzasse bene che mestiere facessi - cantante o presentatore?- e mi consigliò di allontanarmi dalla tv per fare solo il cantante.
Pensa che lasciai il testimonial a Fabio Fazio che mi chiedeva consigli su come condurre un programma musicale... lui che adesso per me è uno dei più acuti e preparati conduttori con dei tempi televisivi ottimi che ti costringono a restare incollato al video.

Il film TV "Ma il cielo è sempre più blu" dedicato alla vita di Rino Gaetano, ha mostrato al grande pubblico quanto possano essere crudeli e laceranti certi meccanismi discografici. La promozione di un disco, con passaggi estenuanti nelle TV e nei locali, il dover creare un altro album di successo. Sono momenti che hai vissuto anche te?

Tutti. Senza esclusione alcuna. Per non parlare dei rapporti con le persone che contano che in determinati momenti ti fanno sentire molto importante e poi – quando non sei più al top si defilano negandosi al telefono. E’ difficile trovare il pezzo giusto e credo che oggi sia difficilissimo? Pensa ad “X- Factor” e chi ne è uscito. Giusy Ferreri, fortissima, d’impatto, ma io la vedo come la Caselli dei giorni di oggi. Quindi tutto torna...

Cosa è successo dopo l'uscita dell'album "Delicatamente due" e la sua promozione? Cosa ti ha indotto alla lunga pausa?

Pausa forzata dovuta a forze esterne che non posso citarti per evitare altre sofferenze. Mi hanno fatto uscire dal grande giro (perché io volevo sostanzialmente cambiare genere e crescere musicalmente) ma non ho mai smesso: ho fatto teatro, ho studiato. Poi concerti, sperimentazioni, featuring con artisti del calibro di Biagio Antonacci e tanti altri colleghi.

La voglia di cambiare ambiente ed entrare in un mondo così diverso come quello del teatro come è nata?

Per vedere fino a che punto potevo arrivare a livello artistico. Ma ovviamente non ci si può improvvisare attori di punto in bianco. Bisogna lavorare, studiare duramente. Giusto il modello dell’artista americano dove chi fa spettacolo deve essere un artista a trecentosessanta gradi. Non dico di esserlo ancora, ma di aver faticato quello sì e di aver voglia di studiare e mettermi sempre in gioco. Solo così si riesce a scoprire delle capacità che non credevi assolutamente di avere. Pensare di poter ballare su un palco una coreografia… beh,questo proprio è stata una grande e piacevole sorpresa.

Nel 2003, hai avuto degli incontri con gli studenti degli atenei per raccontare la tua esperienza nel mondo della musica. Hai ricevuto delle domande "imbarazzanti"? Cosa hai risposto?

Credimi... domande imbarazzanti ne ho avute più dagli adulti che dai giovani. I giovani sono spesso molto meno lapidari dei grandi. E ti chiedono consigli, ti chiedono quali strade seguire, cosa fare e chi cercare e, soprattutto, cosa evitare, per non sbagliare, per fare successo. Ma la ricetta non è uguale per tutti e poi trovare quella ‘giusta’!!!
Poi le eccezioni ci sono, ovviamente. Esistono anche quelli che mi hanno detto “ma chi ti conosce”... e in questo caso bisogna essere così forti da non arrabbiarsi o offendersi ma cercare di stabilire un dialogo alla pari con loro. E tutto poi generalmente si appiana e i contrasti si trasformano in stima o almeno rispetto.

Hai partecipato a moltissimi programmi televisivi... Hai qualche aneddoto da raccontare?

Molti. Quello più emozionante fu con Mimì dietro le quinte del Festival di Sanremo 1982. Tremavamo tutti e due. Lei artista affermata ed io alla prima esperienza. Io stupito perché un calibro del genere avesse le mani sudate.
Mi abbracciò e mi disse di non preoccuparmi: sarebbe andato tutto benissimo... E così fu, alla faccia dei suoi detrattori.

Rifaresti tutto nelle varie tappe artistiche, o c'è qualcosa di cui oggi faresti a meno?

Credo sia stupido ripetere gli errori anche se quando devi far delle scelte, non sai mai se saranno giuste o meno. Mi fido del mio istinto e metto a frutto la mia esperienza. Quello di cui mi pento amaramente, dovuto ad una giovanile alzata di testa, è stato lasciare il mio manager Fernando Capecchi per Maurizio Salvatori della Trident Agency di Milano che praticamente decretò il mio esonero... E poi lasciare la Fonit Cetra (la mia prima casa discografica) per l’Ariston Music (che purtroppo andò al fallimento salvando la Mannoia e i Matia Bazar e basta...) Le scelte sbagliate, la voglia giovanile di volere tutto e subito alla fine si paga.

Nel programma condotto da Carlo Conti, "I migliori anni" com'era l'atmosfera dietro le quinte?

Una bellissima festa. Ritrovarsi con tanti amici dopo tanto tempo. E’ stato molto bello riabbracciarsi con Albano, Rettore, Scialpi, gli Stadio...
Un clima favorevole generato da un grande conduttore come Carlo Conti che riesce a mettere tutti a proprio agio e lo staff della Endemol, veramente fantastico: attento, educato, cortese. Saluto Alex Achille

Il mondo discografico sta subendo enormi cambiamenti in questi ultimi anni. Cosa è cambiato maggiormente rispetto al passato?

Oggi non vende quasi più nessuno. Non esistono praticamente più, le case discografiche. Esiste Itunes e credo che in un certo senso sia più facile propagandare la propria musica. Oggi devi investire in proprio perché devi autoprodurti e quindi non sempre è possibile. Io vengo poi dalla vecchia scuola, meticolosa e quindi, quando entro in sala d’incisione per qualche provino, divento un rompi e le spese si alzano.

I tuoi brani a cui sei più legato?

Un po’ a tutti. Sono come figli, anche se alcuni non li ho scritti personalmente. Ma sono anche affezionato a molti brani, che spesso interpreto nelle mie performnces, di colleghi che sono stati in grado di avermi regalato emozioni: i cantautori della vecchia guardia, Battisti, Fossati, De Gregori, Baglioni, Tenco, Zero, Vasco Rossi; i nuovi come Renga, Antonacci; le bands come i Negramaro e le Vibrazioni;Tiziano Ferro; le grandi donne della musica italiana e straniera come Giorgia, Pausini, Bertè, Oxa, Mina, Vanoni, L’Aura, Carmen Consoli, Elisa….Celine Dion, Diana Krall, Barbra Streisand, Tina Turner.

Quali sono gli artisti italiani che apprezzi di più?

Quelli di cui sopra aggiungendone uno (forse il preferito per un’ancestrale memoria affettiva: Zucchero.

Concludo questa ‘chiacchierata’ salutando il pubblico dei lettori ed auspicando di trovarne alcuni a qualche mio nuovo appuntamento live, anche per curiosità. Vi aspetto.
E per coloro che magari nutrono qualche piccola riserva vorrei stimolare il loro scetticismo consigliando un piccolo tour su youtube (digitando Stefano Sani) per capire quella che è stata (e forse sarà ancora) la mia storia...

E i miei siti:
www.stefanosani.com
www.myspace.com/stefanosani
www.myspace.com/stefanosanifanclub
www.myspace.com/traccedimestefanosanitour

Un saluto grande a tutti!

Stefano Sani
Festival Show (2006)