Roberta Di Mario
Tra il tempo e la distanza
Un progetto musicale che trasuda passionalità, unita a semplice eleganza
“E voi giù
con il naso all’insù
incantati a bocca aperta
aspettate la mia mossa”
Così canta Roberta Di Mario in “La mossa” e come darle torto dopo che per otto tracce ci ha incantato con una voce stupenda, fluida che mette i brividi accarezzandoci con dolcezza, stringendoci a se, seducendoci attraverso versi bellissimi, a volte teneri e immaginifici, a volte più quotidiani e realistici, ma che anche quando ci abbandona, soli, tra le note del suo pianoforte, ci irretisce tra fughe inattese e bruschi ritorni, salti pindarici e improvvise cadute come nel caso del magnifico “Caothics”.
D’altronde nell’ascoltare il disco, s’intuisce da subito, dalla prima traccia “Tra il tempo e la distanza”, quella che dà il titolo all’intero lavoro, che questo suo disco d’esordio è uno di quelli che lascia il segno. E’ vero, in fondo questa prima traccia è una canzone d’amore, ma è scritta molto bene, eccone due passaggi “E come la neve / si abbandona e poi volteggia nel sole / Io sento più lieve / E più leggero il tuo silenzio dentro il cuore” e “Come la neve / si sciolgono sotto il sole le mie paure / Io sento più lieve / E più leggero il mio dolore”, ma ad ascoltarla è soprattutto come sa gestire la musicalità e il canto a convincere senza se e senza ma.
Ascoltatela ancora in “Nessun mattino ha l’oro in bocca” sussurrare con voce languida questi versi “Giro e mi rigiro dentro a un letto molleggiato / Il gatto dalla’armadio che si tuffa in un agguato / Ed io così, ferma lì …” e ditemi se almeno voi uomini non sognereste di svegliarvi accanto ad una donna così, io ammetto di essermi innamorato subito di questo brano. Quando poi entra in gioco la suadente voce di un sax, il miracolo si compie e allora non importa più nulla, se “Il giorno è una roulette che non dà crediti / Le auto sbuffano, i clacson svisano / Le sigarette che si accendono e si spengono”.
I bei sogni però a volte possono svanire presto, spazzati via da turbini emotivi, situazioni irrazionali che portano subbuglio e caos nella nostra esistenza, questo deve aver forse ispirato il già citato “Chaotics”, un brano puramente strumentale, composto e suonato alla perfezione da Roberta, con uno stile che mi riporta alla mente tutta la magia di un Keyth Jarret, con quel passare dall’impeto iniziale alla struggente malinconia dello sviluppo centrale, per lasciar spazio a una rarefazione della trama, fino al ritorno vigoroso e impetuoso del finale. Sembra un brano sospeso tra modern jazz e classicismo alla Debussy.
Che dire poi della successiva “L’intervista”, una specie di autobiografia che si muove nell’ambito del latin jazz e in cui Roberta si definisce schiettamente così “Sono marmellata e sale / Sono porpora e rubino / Perché azzardo e mordo / Questo frutto proibito / Che ha il sapore della vita / Gocciolante dalle dita”. Semplicemente meravigliosa.
Contrabbasso e pianoforte ci introducono nella lenta e sinuosa “Microstoria”, che mi ricorda tanto lo stile minimalista, elegante, raffinato di Joe Barbieri, in fondo lo stesso titolo mi riporta alla mente “Microcosmo”, una delle più belle canzoni di Joe. E’ una gran bella canzone d’amore, che ci narra delle inevitabili differenze che ci sono in un vero rapporto d’amore “Non sono come Venere / se cerchi il fuoco trovi cenere / sincera fino oltre la pelle / Non sono come Venere / detesto più di un fiato sulla pelle / non sono come tu mi vuoi, non sono come tu mi vuoi … “ ed è cantata, ancora una volta, con una voce che mette i brividi. Attenzione a questo brano, dà assuefazione.
“Lady swing” è diversissima dalla precedente, molto più vicina al pop a discapito di un titolo che è riferito a Peggy Lee, come si evince dai versi conclusivi “Cadono bombe americane / Sopra i bersagli facili così / Come un pensiero debole / Che vola lì per lì / Tromba che poi sa di fumo / Piano and rocks forever / Lady swing / E la mia voce è liquida / My swing and Peggy Lee”. In questo brano c’è molto il sogno americano, ma anche l’amarezza della realtà delle loro bombe così poco “intelligenti”.
Il successivo “She Lulluby” è un brano puramente strumentale composto ed eseguito al piano dalla stessa Roberta Di Mario, che dimostra comunque di avere classe da vendere.
Bella è anche “Monopoli” con quelle sue aperture melodiche e quel tentativo di ricondurre in fondo l’amore a una semplice partita a Monopoli “Stazioni poi tassazioni / Senza più probabilità / Solitudine nelle vene / E alla sua libertà”.
Di “La mossa” s’è già accennato, è forse il brano più legato al jazz classico quello alla Duke Ellington tanto per intendersi, qui c’è spazio per il pianoforte e l’organo di Alessandro Gwiss e la sezioni fiati, tutta nelle abili mani di Gianni Savelli. Tutto il testo sembra alludere a una canzone prettamente autobiografica “Precisa / a volte un po’ improvvisa / come una equilibrista / io vinco la scommessa / e volteggio sui centimetri / senza protezioni / e abbaglio, ingarbuglio / non sbaglio e mi stendo e poi”, almeno fino alla sorpresa finale, “io vi lascio a bocca aperta / attenzione sono la mosca …”.
Il disco si chiude con “Quello che ti chiedo adesso”, un altro disteso canto d’amore sorretto dagli archi e che costituisce forse la migliore vetrina possibile per mettere in luce le capacità ammaliatrici di Roberta, per rendersene conto basta ascoltarla nei conclusivi versi “E’ eternità nell’immenso istante di noi / Cosi / Quello che ti chiedo adesso (3 volte) / Sei tu …”. Come resisterle? Occorrerebbe farsi legare come Ulisse dinanzi al canto delle sirene
“Quando scrivi una canzone non sai mai dove ti porterà. E’ un percorso misterioso, meraviglioso. E un regalo prezioso” così scrive Roberta nell’interno copertina ed io penso che nel suo caso quest’affermazione sia pienamente condivisibile.
La sua musica, la sua semplice eleganza, la passionalità con cui canta sono senza dubbio un dono prezioso non di quelli però da custodire gelosamente nascosti in un cassetto ma anzi da far conoscere il più possibile.
Roberta Di Mario
Tra il tempo e la distanza
Tracks:
- 1) Tra il tempo e la distanza
- 2) Nessun mattino ha l’oro in bocca
- 3) Chaotics
- 4) L’intervista
- 5) Microstoria
- 6) Lady swing
- 7) She lulluby
- 8) Monopoli
- 9) La mossa
- 10) Quello che ti chiedo adesso
Renseignements pris à partir du disque
Crediti
Roberta Di Mario: voce, pianoforte (3, 7)
Alessandro Gwis: pianoforte, tastiere
Marco Rovinelli: batteria
Luca Pirozzi: basso, contrabasso
Alberto Lombardi: chitarre acustiche, chitarre elettriche
Gianni Savelli: sax tenore, sax alto, sax soprano, clarinetto
Prisca Amori: I violino
Adriana Ester Gallo: II violino
Fabrizio De Melis: viola
Giuseppe Tortora: violoncello
(1, 10)
Testo e musica: Roberta Di Mario
(2, 4, 5, 8, 9)
Testo: Fabrizio Griffa, Roberta Di Mario
Musica: Roberta Di Mario
(3, 7)
Piano solo by Roberta Di Mario
(6)
Testo: Claudio Ciarlo, Roberta Di Mario
Musica: Roberta Di Mario
Arrangiamenti: Gianni Savelli
Edizioni musicali: Alfamusic Studio (Siae)
Produzione Artistica: Alfamusic
Produzione esecutiva: Roberta Di Mario
Supervisione di produzione: Fabrizio Salvatore (Alfamusic)
Arrangiamenti, orchestrazione e direzione musicale: Gianni Savelli
Registrazioni e missaggi: Alfamusic Studio (Roma)
Tecnico del suono: Alessandro Guardia
Mastering: Forward Studios, Grottaferrata (Roma)
Tecnico del Suono: Carmine Simeone
Progetto Grafico: Ettore Festa, HaunagDesign
Foto: Marco Palumbo, Andrea Neri