Massimo Bubola: Interview sur 26/09/2008

Posté le: 28/09/2008


Cosa ti ha spinto a un ritorno ad un sound più immediato e orecchiabile , oltre alla ballata come strumento principale , per questo tuo ultimo lavoro ' Ballate di terra & d'acqua ' ?

Ho iniziato la mia carriera facendo album di rock elettrico che poi ho alternato con disco di rock più acustico, come dice Gianbattista Vico, nella storia ci sono corsi e ricorsi. La scelta delle sonorità è legata alla tematica che si sceglie di affrontare.

Io personalmente ti seguo dall'uscita di Doppio Lungo Addio, cosa è cambiato nella tua carriera dopo la pubblicazione di quel disco? Che personalmente considero tra i migliori esempi di cantautorato rock in Italia

La mia carriera dopo quell’album ha avuto più continuità. Prima ho avuto problemi contrattuali e sono rimasto anche fermo per cinque anni dall ’84 all’89.

In Italia tu rappresenti un caso rarissimo di autoproduzione (per un artista comunque che incide da oltre 30 anni), come mai hai deciso di fondare la Eccher Music?

Il motivo è spiegato in parte nella risposta precedente, ma soprattutto era difficile per me trovare degli interlocutori che condividessero il mio percorso e la mia visione delle cose. C’era una buona indifferenza reciproca.

Negli anni ho ammirato il tuo lavoro di produttore sia con i Gang (Storie d'Italia, tra i dischi più belli in Italia negli anni 90) e con gli Estra, cosa ti porti dietro di queste due esperienze?

Ho smesso di produrre album altrui perché mi costava molta fatica fisica, creativa e soprattutto psicologica.Credo di essere stato uno dei pochi produttori che interveniva su tutto il fronte produttivo, dando una mano a sistemare i testi e a volte a scriverli del tutto, quando lo ritenevamo necessario. Lavoravo sulle musiche e sugli arrangiamenti cercando di chiarire le basi ideologiche di un disco. Suonavo chitarre e costruivo i suoni sugli amplificatori in studio e poi missavo e in certi casi ho anche registrato direttamente. Inoltre seguivo la copertina e davo idee anche lì. Ora invecchiando ho meno energie e sono meno paziente e poi raramente gli artisti praticano la virtù della gratitudine e della riconoscenza, soprattutto a disco pubblicato, dove fanno fatica a dichiarare i meriti altrui e tendono ad appropriarsi in toto delle benemerenze del lavoro svolto, questo quando va bene, a volte capita anche di essere incolpati per qualcosa che si era condiviso.

Tornando all'ultimo disco, uno dei brani che più mi ha colpito è Uruguay, ti va di parlarcene?

Ho letto molto su Garibaldi fin da ragazzo era una passione che mi aveva regalato mio nonno. Poi ho studiato storia ed ho approfondito quella fase della storia italiana. Una quindicina di anni fa avevo scritto la ballata “Camicie rosse” che parlava della spedizione dei Mille. Questa ballata invece parla del periodo sudamericano di Garibaldi che è precedente all’avventura italiana. Scappato dal Rio Grande do Sul, lo stato brasiliano che aveva cercato di rendere indipendente, il nostro eroe, combatte contro l’Argentina per rendere libero l’Uruguay e ci riesce. Le ballate narrative sono la prima forma di narrazione e di letteratura, quando la scrittura non era ancora praticata. Possiamo pensare ad Omero come ad un grande raccoglitore di ballate su eroi e fatti che lo avevano preceduto e che cantava essendo un aedo, cioè un cantore, nelle corti greche.

Un altro brano significativo è Dolce Erica, che ha uno spessore e un passo musicale ottimo, cosa sta dietro a questo brano?

Questo brano ha una struttura antica e affronta il tema delle gelosia amorosa portata al suo estremo. Narra della reazione tragica alla perdita di un amore, storia quindi che ha grandi e conosciuti precedenti, dalla tragedia greca fino all’Otello di Shakespeare. Le blak-ballad o blood-ballad sono sempre state quelle che più colpiscono l’emotività collettiva (e questo i drammaturghi greci lo sapevano bene), come nell’attualità è la cronaca nera quella che occupa lo spazio più consistente nella cronaca televisiva. Questo genere di canzone, molto presente nelle ballate folk del nord, l’ho visitato più volte fin dai miei primi dischi .

Una chitarra per due canzoni , mi ricorda per similitudini metaforiche Titti , il brano scritto con Faber . Che hai da dire in proposito ?

Il doppio è una questione che mi ha sempre affascinato. Il dualismo armonico e quello ostile. Una chitarra per due canzoni affronta più il tema della scelta ideologica che quella amorosa come è nella canzone “Titti”. Inizia leggera e finisce con Cristo sulla croce ed un solo paradiso per due ladroni. Pone questioni che ci attraversano dall’infanzia alla vecchiaia, la scelta tra il sacrificio ed il tradimento, tra la fedeltà e l’opportunità, tra l’oggi e l’eternità.

Nei titoli dei miei album uso spesso l’ossimoro , che è la opposizione antitetica dei termini. “Amore e guerra”, “Diavoli e farfalle”, “Segreti trasparenti” “Ballate di terra ed acqua”. La contrapposizione del titolo e la distanza dei simboli crea lo spazio dove si svolge l’azione, cioè con un termine teatrale la Scena.

Cosa hai pensato nel sentire Morandi cantare una Storia Sbagliata e Jovanotti Rimini (quest'ultimo poi ha dato una spiegazione alquanto 'originale' del brano) e nessuno citarti come coautore

Sono persone perfettamente al corrente della mia collaborazione con De Andrè, evidentemente non gli serve citare il mio nome . E’ un esempio della mancanza di stile e correttezza da parte di persone che si riempiono la bocca con tutte le icone dei difensori dei deboli come Madre Teresa, Che Guevara o Ghandi e poi praticano l’ubi major, minor cessat, dove il major ed il minor riguardano specialmente la fama degli interessati, non rispettando i diritti più fragili, più puri ed elementari che sono il diritto d’autore, che è soprattutto diritto morale cioè di paternità e di attribuzione, prima che essere un diritto economico. E parliamo di persone che fanno anche gli autori . In questo ameno gruppetto ci metterei anche Massimo Ranieri per Don Raffaè, più volte eseguita e mai citato il sottoscritto, il benedicente ed ecumenico Fabio Fazio, anche lui grande atleta dell’ubi major, e naturalmente anche lui, nonostante il deandreismo praticato, non si è degnato neanche di nominarmi nel presentare il mio brano “Rimini” e non ha piegato ciglio di fronte alla spiegazione sgangherata e priva di senso di Jovanotti che dimostrava solo di aver capito esattamente il contrario, senza neanche peritarsi di chiedere qualche chiarimento all’unico auotore vivente della canzone. E questi ultimi due sarebbero i testimonial della sinistra corretta e progressista italiana.

Sei ancora in contatto con Cristiano De Andrè ? Per lui hai scritto la stupenda Invincibili e Canzoni con il naso lungo (oltre ad altri brani ...) , io personalmente lo considero molto più vicino artisticamente a te che al padre .

Cristiano non lo sento da un po’.

In questo momento con chi ti piacerebbe collaborare in un progetto musicale?

Vorrei musicare delle favole per bambini per Gallucci Editore. Poi scrivere qualcosa con Marc Lanagan .

Hai nuovi artisti che stai producendo in questo periodo ?

No

I cinque dischi che porteresti su un'isola deserta ?

Risposta impossibile. Comunque molto Mozart soprattutto le opere: “Le nozze di Figaro” “ Così fan tutte”, “ Il flauto magico” , musica da camere veneta Vivaldi, Benedetto Marcello, Albinoni, poi Chopin, Brahms, Dylan, Choen, gli Stones etc…