Giacomo Lariccia

Colpo di Sole

Critique
Posté le 03/10/2011
Vote: 8/10

Un colpo di fulmine a ciel sereno

 

 

Questo disco s’intitola Colpo di Sole ma forse avrebbe dovuto chiamarsi Colpo di fulmine, perché questo è stato il risultato del mio primo ascolto e forse non solo mio, giacché dal libretto si evince che è stato prodotto grazie al contributo di un centinaio di persone che hanno conosciuto Giacomo Lariccia, un giovane emigrato italiano (di Roma per la precisione) trasferitosi a Bruxelles, attraverso la sua musica e suoi concerti per le case.

Da questa sinergia è nato un disco che coinvolge in pieno l’ascoltatore sin dal primo ascolto e non grazie a banali ritornelli o musichette in perfetto stile radiofonico, bensì grazie a canzoni che suonano oneste e genuine, desiderose di trasmettere le stesse emozioni vissute da chi le ha scritte attraverso linguaggi musicali sempre diversi, passando dal folk al tango-beguine, dalla taranta alla canzone d’autore più classica.

Non è quindi un disco di genere e ciò che più mi piace è che il suo stile non mi porta alla mente nessun nome noto. Un primigenio? Non saprei dire, so solo che la sua musica suona fresca anche quando tratta temi dolorosi, non è mai retorica o scontata, anzi spesso è capace di far sorridere con garbata … malinconia.

Il disco si apre con “Freddo” un bel brano di quelli che, appena terminato, già ti vien voglia di uscire all’aria aperta, magari salire su una bicicletta a pedalare, cominciando a cantarlo fischiettando. Non preoccupatevi, per i più pigri va benissimo anche sotto la doccia! Attenzione però, c’è leggerezza ma non banalità, si parla di desideri “Freddo / che entra e morde / il desiderio di cambiare”, resistenza “Ghiaccio / che brucia i miei pensieri / e gela la resistenza a questa vita”, amore “Caldo / che crolla sulla notte / e svela quello che non ti ho mai detto”, passione “Fuoco / che consuma l’orizzonte / e spegne la mia sete di libertà”, morte “Buio / che inonda le mie stanze / e aspetta il giorno in cui avrò paura”, speranza “Luce / che filtra sul tuo volto / e parla mi dice che non sono solo”. Che inizio col botto!

Molto bella è “L’attendente Cancione in bicicletta” che ci racconta la fuga di un attendente verso sud (il sud come fuga dal male, da un’Italia fatta solo di distruzione), subito dopo l’8 settembre, è la storia di una diserzione avvenuta grazie ad una bicicletta rubata a un tenente. Trovo bellissimo quel passare dai versi «Le bombe fanno rumore. Coprono il canto degli uccelli, le grida dei bambini e lasciano un silenzio di morte» a «Ma se da quel silenzio prima una persona poi dieci, cento, mille uomini e donne insieme schioccano le dita … nasce un ritmo, il ritmo della pace». L’atmosfera si fa surreale, per un sogno di pace che si fa collettivo.

Spensierata e trepidante d’amore è Scendo pedalando”, che descrive il viaggio in bicicletta di un giovane diretto ancora una volta verso sud, incontro alla propria amata, un brano che sa trasmettere tutta l’ansia di arrivare prima possibile all’agognata meta. Bello l’assolo di trombone di David Devrieze.

Immediatamente dopo ci si trova, però immersi nel dolore immenso e straziante di “Roma occupata”, in cui la voce di Giacomo si fa sofferta nel cantare la cattura e gli ultimi istanti di vita di Renzo Giorgini, un industriale romano e strenuo antifascista, che nel marzo del 1944 finì fucilato insieme con altre 334 persone alle fosse Ardeatine. Da rilevare la presenza essenziale del violoncello di Anja Naucler. Che male poi cogliere in questi bei versi “Si dice che qualcuno avesse messo dei cartelli: per ogni nostro soldato ucciso / prenderemo dieci vostri fratelli” e “Ma all’orrore non c’è fine e a quel calcolo brutale / cinque persone si sono aggiunte / Qualcuno forse ha contato male” tutta l’atrocità della guerra e la stupidità dell’uomo.

Occorre riprendersi e “Camaleonte” con quel suo danzare a ritmo di tango-beguine è ideale. Anche qui però non c’è mai banalità, perché l’uomo camaleonte è sicuramente l’animale più comune tra la specie umana e, forse, solo l’amore vero è in grado di smuoverlo “Lui disse, infatti “non sono pronto” / La voce gli tremava dallo scanto / Non so se riuscirei è un po’ complesso / Amar qualcuno più di quanto ami me stesso”. Fondamentale la presenza dell’accordeon di Tuur Florizone.

In “Povera Italia” c’è invece soprattutto il suo disagio forte dovuto al non riconoscersi nell’Italia di oggi. Sebbene il pezzo appaia abbastanza scanzonato, il ritornello del brano “Cambio paese, cambio continente / cerco di nascondermi tra la gente / ma è la mia gente che non riconosco / Povera Italia, cosa hai fatto / hai sbandato e sei in ginocchio” la dice lunga sullo stato d’animo di Giacomo, un giovane e talentuoso italiano all’estero.

Altra bella canzone molto divertente, grazie al suo ritmo molto allegro è “Nella vasca degli squali”, anche se poi in realtà, a ben guardare non c’è molto da ridere, perché si tratta di una canzone di rigetto, un netto rifiuto dell’attuale situazione italiana “Ho imparato nella vita / a non nuotare con gli squali / coi sorrisi luccicanti / ti nascondo altri mali”.

Un temporale e una pioggia fitta aprono “Ninna nanna alla fine della guerra”, un bellissimo canto d’amore, rivolto da una madre al proprio piccolo, c’è dolcezza infinita, un senso di commozione che prende alla gola, ma anche una dolente atmosfera sognante “Ti racconterò dei nostri giochi / delle corse al mare forse chi lo sa … / anche di quel che avrei voluto fare / se questo sonno fosse realtà”.

Di tutt’altra natura invece è il brano che dà il titolo al disco “Colpo di sole”, incalzante, con chitarre e percussioni in primo piano, quello che forse più di ogni altra canzone esprime il senso di ribellione che anima l’intero progetto, però si sa, che anche il più fervido entusiasmo può venir meno e allora il sogno di cambiare può finire per confondersi e perdere i contorni, “ti senti confuso da questo calore che ha trasformato il tuo giorno in un dedalo incomprensibile di collera, ira, dolore e tutta la rabbia svanisce in un colpo di sole”.

C’è tempo, prima di concludere, anche per una forsennata taranta intitolata Sant’Hecceomo, una canzone ispirata da una storia vera raccontata un po’ di anni fa da un frate francescano a Giacomo e che narrava di un piccolo paesino del sud in cui gli abitanti credevano che la figura rappresentata nella statua presente nella piazza centrale del paese e che rappresentava Gesù consegnato da Pilato alla folla al grido di “Ecce Homo”, fosse invece una rappresentazione del santo patrono, da qui Sant’Hecceomo. E’ per Giacomo la ghiotta occasione per raccogliere in maniera esemplare molti luoghi comuni dell’italico malcostume, il brano mette la voglia di darsi le mani, di abbracciarsi e danzare, ma forse sarebbe più onesto rimboccarsi le maniche e cercare di cambiare insieme qualcosa, perché questo bel sogno di cambiamento che è di Giacomo, ma condivisibile da tanti, non resti solo l’amaro frutto di un “colpo di sole”.

A volte non servono grandi mezzi per realizzare un disco intelligente, che suoni diverso dai soliti cliché, che sappia coinvolgere per la passione con cui è stato scritto e cantato. Se poi il tutto è ben suonato da un manipolo di musicisti, magari anche poco noti, ma capaci di assecondare con convinzione il progetto di un giovane artista, allora il piccolo miracolo si compie.

Giacomo Lariccia - Colpo di Sole

Giacomo Lariccia

Colpo di Sole

Cd, 2011, Autoproduzione

Tracks:

  • 1) Freddo
  • 2) L’attendente Cancione in bicicletta
  • 3) Scendo pedalando
  • 4) Roma occupata
  • 5) Camaleonte
  • 6) Povera Italia
  • 7) Nella vasca degli squali
  • 8) Ninna nanna alla fine della guerra
  • 9) Colpo di sole
  • 10) Sant’Eccehomo

Renseignements pris à partir du disque

Crediti
Emanuela Lodato: percussioni, cori
Vincent Noiret: contrabbasso
Anja Naucler: violoncello
Fabio Locurcio: batteria, percussioni
Tuur Florizone: accordeon
David Devrieze: trombone
Nicolas Kummert: sassofoni
Giacomo Lariccia: chitarra acustica, voce
Marco Locurcio: chitarra, basso

Testi e musiche di Giacomo Lariccia
Prodotto da Marco Locurcio, Giacomo Lariccia e Avventura in musica (www.avventurainmusica.com)
Arrangiamenti di Giacomo Lariccia e Marco Locurcio
Foto: Marco Locurcio
Artwork e grafica: Michal Fattal (www.michalfattal.com)

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