Riz Samaritano, al secolo Lorenzo Schellino, non è solamente un grande artista, che ci ha regalato tantissimi singoli dall'umorismo macabro-criminal-grottesco a partire dal 1959 (sopra tutti Tango assassino b/w Cadavere spaziale, quest'ultima la sua canzone più conosciuta e citata) e la cui carriera, iniziata nel 1955, conta ormai quasi sessant'anni di attività.
Riz Samaritano è anche una delle persone migliori che io abbia conosciuto nella mia vita, di una simpatia autentica e sincera, di un ottimismo contagioso e di una cordialità gioviale, uno spirito sempre giovane e sempre in grado di farti sentire completamente a tuo agio. Una persona verso cui nutro una grande stima tanto da avergli dedicato il sito tributo Il Tango di Riz.
È perciò con estremo piacere che ho voluto dedicare a Riz Samaritano un'intervista per ripercorrere la sua lunga attività musicale che oggi, arrivato ai 76 anni di età, continua passando la staffetta al figlio Luca Schellino, che lo ha accompagnato dal vivo con il gruppo dei Nuovi Gangsters e che ha una propria attività artistica parallela, soprattutto con i Cink Floyd, tribute band dei Pink Floyd.
Mi sono mosso perciò durante le recenti festività per andare a trovare Riz che mi ha accolto in compagnia del figlio Luca nel suo Sancta Sanctorum, una stanza in cui tiene tutti i suoi ricordi, le molte fotografie, tutte testimonianze di una lunga e fertile carriera musicale, in occasione della quale abbiamo fatto una chiacchierata idurante la quale abbiamo avuto modo di ricordare alcuni momenti della sua intensa attività artistica.
F.C.N.: Riz, la tua carriera conta ormai quasi sessant'anni di attività. Partiamo dall'inizio: come hai cominciato a suonare? Che cosa ti ha spinto a cominciare?
Riz Samaritano: Io lavoravo in televisione come carrellista e lì ho conosciuto Buscaglione e tanta altra gente. Poi è venuta l'occasione di cantare in un gruppetto, in un quartetto, e da lì ho iniziato scegliendo il genere di Buscaglione, che è morto nel 1960. Ho inciso un pezzo, Kriminal Tango, che veniva suonato nei juke box, e allora il juke-box era la pista di lancio, e ha comnciato a dire “questo qui ha la voce di Buscaglione”, così ho continuato a registrare quel genere di canzoni. Poi mi son fatto il mio gruppo, con mio fratello alla batteria, e abbiamo girato l'Italia e l'Europa. Il gruppo era I Gangster di cui mi è rimasto un ottimo ricordo e molti dischi, che sono il ricordo di quando ero giovane (a parte che si è sempre giovani).
F.C.N.: Qual è l'origine del tuo nome d'arte, Riz Samaritano?
Riz Samaritano: L'origine del mio nome d'arte è da ridere perché io ho cominciato con i Marcellini e Daniele Pace al Gardena di Milano. Allora il proprietario del locale mi dice “No, Lorenzo Schellino, ma che Lorenzo Schellino... devi cambiare nome. Ecco c'è il musicista Riz Ortolani, Riz mi piace...”, poi c'era il film Il buon samaritano da cui ha preso il cognome, e mi fa: “Riz Samaritano, se vuoi stare nel mio locale ti devi chiamare Riz Samaritano! E poi ricordati che sono tredici lettere e il tredici porta bene.” Ed escluso quest'anno, il 2013, ci ha indovinato.
F.C.N.: A proposito dei Marcellini, Daniele Pace poi è diventato un noto paroliere e negli anni settanta, assieme a Giancarlo Bigazzi, Alfredo Cerruti e Totò Savio, ha dato vita al più grande gruppo demenziale italiano: gli Squallor. Che cosa ricordi di questo personaggio scomparso quasi trent'anni fa?
Riz Samaritano: Sì, lui era un gran mattacchione, suonava il piano, ridendo, divertendosi, perché penso che la cosa migliore per soddisfarsi, per rendere, sia quella di divertirsi: comincia a divertirti te che anche gli altri si divertono, prendi la musica come una cosa bella, è un ricostituente, la musica. Come ho detto anche l'altro ieri a mia moglie, il mio più grande desiderio è morire su di un palco mentre sto cantando, come è successo al sassofonista di Elio e le Storie Tese. Ciò non toglie che ogni volta che affronto il palco sono ancora un fifone, sono intimidito! Tu ci credi? Non lo so neanch'io il perché, ma in tanti anni non ho mai superato la paura, mai. Non c'è la paura quando in televisione sei in playback, lì non hai paura di nessuno, ma dal vivo c'è il rischio di steccare, dimenticare una parola, difatti ho fatto delle serate in cui ci sono stati dei momenti dove ho dimenticato le parole. “Improvvisa!”, ti dice il musicista, improvvisi, ma dici delle gran cazzate.
F.C.N.: Poi c'è stato l'incontro con Pino Piacentino...
Riz Samaritano: Pino Piacentino è stato una rivelazione per me, ero in un locale a Melegnano, e Pino Piacentino era lì ad ascoltare, non so per quale ragione non a suonare, e interpella il cameriere e gli dice “mi faccia venire qui Samaritano”. Morale: ci siamo conosciuti lì, lui aveva un disco da incidere, mi ha portato alla casa discografica, la Combo Record, dove poi ha fatto il sestetto e mi ha accompagnato in tanti pezzi di sua composizione o meno e tanti sono diventati mezzi successi e tanti no, però son tanti. Tu mi hai fatto il sito chiamandolo Il Tango di Riz, perché ho fatto tanti di quei tanghi...
F.C.N.: Pino Piacentino ti ha poi portato alla Combo Record, che era l'etichetta di Mario Trevisan e del grande maestro Gorni Kramer, hai qualche aneddoto da raccontarci in proposito?
Riz Samaritano: Sì, Pino Piacentino mi ha portato lì e ho inciso Tango assassino, che era di Piacentino, e poi ho inciso Cadavere spaziale, e c'era alla chitarra Luciano Zuccheri, un rinomato chitarrista jazz che adesso è morto, usciamo dalla sala di registrazione e lui dice: “Uè, ragazzi, io una cazzata così non l'avevo mai registrata!” Poi invece il disco è andato alla Punta dell'Est dove andava a gettonarlo Dalida a cui piaceva, ed in seguito è arrivato il successo. Adesso la Fabbri ha ripreso a pubblicare in edicola una raccolta di brani in cui appare anche Buscaglione e che contiene anche due pezzi miei, Ti faccio un mazzo e Ma che calze vuoi da me?, che allora suscitavano scalpore, adesso invece nessuno fa più caso a queste cose.
F.C.N.: La Combo poi ha chiuso i battenti, dove sono finiti gli archivi dell'etichetta?
Riz Samaritano: Tutto il catalogo è passato alla Duck Record [Che nel 2007 ha pubblicato le raccolte di Riz Samaritano All the best e Ricordando Fred, N.d.R.], però anche la Duck Record è fallita.
F.C.N.: Nella tua lunga carriera hai collaborato con moltissimi altri artisti. Ce n'è qualcuno in particolare che vuoi ricordare?
Riz Samaritano: Beh, quelli che mi hanno insegnato... quelli che mi sono rimasti impressi sono Mirelle Mathieu, Michel Aumont, Sacha Distel, che ho incontrato in Francia e mi hanno insegnato come interpretare la canzone, come suonarla. Noi in quintetto eravamo lì quando si sono esibiti loro, con la paura di entrare perché c'era troppa differenza... Mi è rimasto impresso il paroliere Nisa, io l'ho conosciuto, e m'ha sempre detto: “Quando vuoi l'ispirazione, ti prendi un foglio bianco e una matita, e ti siedi ai giardini pubblici a Milano: stai tranquillo che l'ispirazione ti viene!” Magari mi fosse venuta l'ispirazione per le canzoni che ha scritto lui! Come paroliere, non come musicista, di canzoni ne ho più di cento, però ispirazione al suo livello non è facile. Poi niente, in televisione quando lavoravo li ho conosciuti tutti i nomi importanti, si può dire: da Walter Chiari a Tognazzi e Raimondo Vianello. C'era Un, due, tre e io ho fatto anche il generico, interpretando il fidanzato di Tognazzi, quando si era al Teatro della Fiera. Poi la tournée con Celentano, son stato tre mesi in giro per l'Italia... Potrei scrivere un libro di questi ricordi. Sono bei ricordi, però se un domani ci troviamo in compagnia perché devo mettermi lì con un bastone? Reagisco, come spirito non mi sento vecchio, anzi, sto bene coi giovani.
F.C.N.: Ad un certo punto hai pubblicato alcuni dischi di canzoni a doppio senso (ricordiamo la formidabile La foca sul bodè) per La Banana Records, con lo pseudonimo di Marras. Com'è capitata questa esperienza?
Riz Samaritano: Il nome era un omaggio a un mio amico sardo. I dischi erano un po' spintarelli... un po' osée... Sì, non so neanch'io perché li ho fatti... sì, ovviamente per il fattore finanziario, non li abbiamo fatti certo gratis, ma qualche volta mi vergogno di averli registrati, perché sono un po' troppo esagerati, ma ormai cosa posso fare... Comunque quel genere di canzoni non l'abbiamo più fatta. C'era dentro anche il mio amico Jim Malaga.
F.C.N.: Quali sono le tue attività più recenti?
Riz Samaritano: Ho fatto con Elio e Le Storie Tese il Cadavere spaziale, negli anni novanta, ora faccio qualche serata ogni tanto, i tributi a Buscaglione, l'anno scorso ho fatto la serata con Gipo Farassino [scomparso l'11 dicembre 2013, N.d.R.] e i Righeira, e mi spiace di aver perso un grande amico, perché Gipo Farassino era ancora un grande artista in piena forma.
F.C.N.: Avevate fatto anche un disco assieme, Le canssôn d' Pòrta Pila, nel1962...
Riz Samaritano: Sì, infatti, il disco è citato in una recensione dove vengo definito “il cantante folk piemontese Riz Samaritano”... Sono piemontese, ma di folk ho fatto solo quei tre o quattro pezzi in dialetto e basta.
Poi adesso ho registrato un 22, 23 vecchi pezzi di Buscaglione e li ho mandati al pianista di Fred a Torino, che c'ha quasi novant'anni, e mi fa “Eh, boia faus, così tanti? Non ti eri stancato? Sono troppi!” Quel che voglio dire è che gente così, non ha avuto una gran fortuna, ma ha avuto la fortuna di essere con Buscaglione. Ha avuto fortuna Leo Chiosso, che nel suo libro [Fred Buscaglione. I giorni di Fred, Mondadori, 2007, libro+DVD, N.d.R.] ricorda un pezzo che ha moltissimo a cuore, Grazie settembre, così gliel'ho registrato perché è troppo bello.
Ho fatto tante cose, ho girato il mondo, sono stato anche imbarcato su una nave per sei mesi... Però non sei mai stanco di questo mestiere, non è che dici “eh, beh, adesso basta”. Basta lo dico per lasciare il posto a mio figlio, però quando lui non lo sa, vado lo stesso in qualche posto a cantare. Questo 2013 lo ricorderò perché è il primo anno, dopo tanti, in cui passo il capodanno con i miei famigliari.
Purtroppo la situazione attuale non va bene: arriverà il momento che bisognerà andare a pagare il padrone del locale per farti suonare, come quando si va in sala prove... Io però sono ottimista e mi auguro che tutto cambi.
F.C.N.: Com'è avvenuto l'incontro con Elio e le Storie Tese, negli anni novanta? Sei ancora in contatto con loro?
Riz Samaritano: È successo che frequentavo un negozio di dischi che c'era in piazza Cordusio, e qui mi dicono “sai che Elio e le Storie Tese cantano la tua canzone Cadavere spaziale?” Così gli ho lasciato un biglietto col numero di telefono, dato che anche Elio frequentava quel negozio. Dopo un po' mi telefona e mi dice “Ha detto Elio se vi potete trovare lì in sala di registrazione, che ti vuole parlare...” Siccome l'amico del negozio era un burlone, gli piaceva fare di questi scherzi, gli ho risposto “Dai, non fare il pirla!”, perché io non c'ho creduto. Allora ha insistito e alla seconda o terza volta mi sono trovato con Elio in sala di registrazione. Lì seduta stante mi ha fatto ascoltare il pezzo ed era preciso a come lo avevo fatto io nel disco. Poi mi propone: “Se vuoi lo facciamo in due, a due voci” e io l'ho fatto senza percepire niente, logico, però poi ho fatto due concerti grazie a lui. È stata una bella pubblicità. Poi mi sento sempre con il Faso, che è rimasto un mio grande amico. Ecco, con loro è rimasto un bel rapporto.
F.C.N.: Più recentemente hai collaborato anche con Johnson Righeira, che cosa avete fatto assieme?
Riz Samaritano: Siamo andati alla Barriera a Milano, dove suonava sempre Gipo Farassino. Righeira mi ha telefonato chiedendomi di suonare con lui. Credevo fosse uno scherzo, perché era vicino ad aprile, ho detto “Mi stai preparando il pesce d'aprile?”, perché io non lo conoscevo. Invece abbiamo fatto una bella serata dove c'era anche Gipo Farassino. Ecco è finita lì, poi non l'ho più sentito. Forse è rimasto un po' male da una scrittura che dovevano fargli qui all'Eurotaverna, anche perché il produttore che gli aveva fatto la scrittura, Claudio, è morto, ed è finita così.
F.C.N.: Com'è cambiato il mondo della musica dagli anni sessanta ad oggi?
Riz Samaritano: È cambiato totalmente, non voglio pronunciarmi, però sono legato alle canzoni di una volta. Oggi suonare è tutto un riassunto “Mi sono alzato, sono andato al gabinetto...” Con tutto riguardo sono poesie, sono belle, perché anche i testi di Renato Zero, Tiziano Ferro, Antonacci... Qualche volta azzeccano anche la musica, qualche volta si sente che la musica proprio urta. Non ci sono canzoni che mi piacciono, son sincero. Michael Bublé mi piace, ha un po' lo stampo del vecchio Sinatra, mi piacciono quelle canzoni lì, sarò all'antica, però a me piace. Anche i gruppi, però tutto ha una breve durata, nascono e finiscono subito, non è che c'è la consistenza dei vecchi gruppi.
F.C.N.: E com'è cambiato il lavorare nell'industria discografica?
Riz Samaritano: Eh, come vedi adesso i CD non si vendono più, sta adagio adagio scomparendo tutto. C'è anche della produzione buona, però non c'è la vendita. Son passato da vecchi grossisti e niente, non si vende. I DVD ancora si vendono, ma c'è gente che porta camion interi al macero, perché lasciandoli in deposito, devono pagare di tasca propria e non li vendono mai. Io ammiro moltissimo la tecnologia, “la chiavetta”, una volta si stampava il nastro, adesso hai la chiavetta dove hai duecento mp3, hai il telefonino, il navigatore... Sono da ammirare. Musicalmente non lo so.
F.C.N.: Negli ultimi anni la tua discografia si è arricchita di parecchi nuovi album, l'ultimo che ho avuto modo di ascoltare è stato Avanti il prossimo che contiene alcune nuove canzoni molto interessanti, quali Avanti il prossimo, sullo stile comico-macabro dei tuoi più celebri lavori; O me la dai o scendi, dalle sonorità quasi hard-rock; il bel calypso Succede...
Riz Samaritano: Sì, lavoro con la Crotalo di Ravenna, ho già fatto 4 o 5 CD. Sai com'è nata Avanti il prossimo? C'è il prete della parrocchia dove abito che mi dice che ogni settimana muoiono due persone, e gli dico “Eh, qui è la zona dei vecchi, partono tutti”, e mi dice “Ma a San Giorgio non succedeva, qui invece...” Allora gli scrivo la canzone, che parla del prete, e ho scritto Avanti il prossimo, sulla musica di Bandiera Rossa. Nell'ultimo, che uscirà prossimamente, ho inserito qualche pezzo tradizionale da night, come Non dimenticar, che ho visto l'ha incisa anche Renzo Arbore, o Impossibile, Vivi e lascia morire, L'orologio del cucù...
F.C.N.: Nei tuoi ultimi lavori ti accompagna anche tuo figlio, Luca Schellino, che ha anche una propria carriera solista. Com'è cominciata la collaborazione tra padre e figlio?
Riz Samaritano: Luca ha il nome d'arte di Casché, ma è meglio ne parli lui direttamente...
Luca Schellino: Mi ha tirato dentro in Antenna 3 a La festa in piazza, cinque anni fa, perché si esibiva già con il chitarrista del mio gruppo, Massimo Corbino, poi il direttore della trasmissione gli ha chiesto “Ma perché non ti porti un gruppo?”, allora ha proposto a me di andarci. Ci siamo vestiti da gangster e gli abbiamo fatto da supporto, una volta dentro proponevo anche pezzi miei, cover più che altro di Bublé o altro swing o ballabili. Poi mi ha tirato dentro con la Crotalo, e con Luigi Mazzesi, e mi ha prodotto un po' di CD, tra cui quello di un musical che abbiamo messo in scena nel 2004, inedito, Orlando ed Elivira l'orchestra della vita. Un testo di uno scrittore di Desio, Corrado Bagnoli, su cui abbiamo composto le musiche originali.
F.C.N.: Di cosa parla il musical?
Luca Schellino: Parla di una storia d'amore tra una musicista cieca e un ragazzo di campagna che si innamora di questa ragazza. Tutto improntato su questa storia d'amore loro, una cosa molto romantica e strappa lacrime.
F.C.N.: Con la Crotalo cosa hai inciso?
Luca Schellino: Mi ha fatto incidere un po' di CD, sono raccolte di brani che ho portato anche ad Antenna 3, ho inciso i pezzi di questo musical, e ultimamente ho registrato un CD di brani di Riz che interpreto io.
F.C.N.: Poi mi dicevi che hai anche un gruppo...
Luca Schellino: Sì, ho un gruppo tributo ai Pink Floyd, ci chiamiamo Cink Floyd, che è venuto fuori perché siamo partiti in cinque, così abbiamo detto “Come ci chiamiamo?”, “Chiamiamoci Cink Floyd!” Adesso sono entrati anche una corista e un sassofonista molto bravo. Ci giostriamo questa storia e andiamo in giro per la Brianza a cercare di riprodurre i pezzi dei Pink Floyd. È da quattro anni che stiamo portando avanti questa esperienza.
F.C.N.: Qual'è il repertorio dei Pink Floyd che affrontate?
Luca Schellino: Facciamo principalmente Dark Side of the Moon, poi vabbeh, molti di The Wall... I primi Pink Floyd li abbiamo lasciati stare, perché sono molto particolari, sono più psichedelici, e poi diciamo che sono meno conosciuti, prendono un pubblico molto ristretto. Mentre noi proponendo Dark Side of the Moon o The Wall, che sono più conosciuti, abbiamo più riscontro da parte del pubblico.
F.C.N.: Altri progetti per il futuro?
Luca Schellino: Per il momento sono sufficienti questi. Mi è sempre piaciuto cantare in un gruppo. Il mio primo amore è stato Michael Jackson, dal quale poi sono venuto a scoprire Paul McCartney, da una famosa canzone degli anni ottanta, The Girl is Mine. Mi sono detto “Ma chi è questo che canta con Michael Jackson?” e da allora ho scoperto i Beatles, che sono stati il mio primo amore, e da allora mi piacerebbe riprodurre i pezzi dei Beatles.
F.C.N.: Volete aggiungere qualcosa?
Riz Samaritano: No, beh, mi sembra che abbiamo detto tutto. Vi ringrazio di aver pensato a me dal momento che “Non mi caga più nessuno” [titolo di uno degli ultimi album di Riz, N.d.R.], mi avete fatto il regalo di fine anno!
F.C.N.: L'hai fatto tu a noi!
Salutiamo Riz Samaritano e Luca Schellino, non prima di aver fatto alcune foto a loro e alle molte reliquie appese nello studio di Riz, che riportiamo in questo articolo.