Giorgia del Mese, a due anni dalla pubblicazione del suo primo disco ”Sto Bene” (Pains record 2011) sta per uscire con un nuovo disco “Di cosa parliamo” (RadiciMusic 16 settembre 2013). Ho avuto la possibilità di ascoltare in anteprima questo suo nuovo progetto che vede la collaborazione di artisti ormai protagonisti indiscussi della scena indipendente italiana come Paolo Benvegnù, Alessio Lega, Alberto Mariotti (King of the Opera) e Fausto Mesolella. Subito affascinato da queste nuove sonorità e dalla forza dei testi, ho voluto subito intervistare la giovane cantautrice. Ecco cosa mi ha raccontato.
Se sei d'accordo, dopo un paio di domande sul progetto e sul suo package, vorrei affrontare il disco attraverso dei frammenti di brano che ti riporterò, quelli che più mi hanno colpito, per cercare di entrare in profondità in questo tuo nuovo progetto. Ci stai?
Ok.
La prima domanda riguarda le motivazioni che ti hanno spinto a realizzare questo secondo disco intitolato "Di cosa parliamo" che sai, per certi versi mi ricorda "A muso duro" ma con molta più disillusione e soprattutto una grande amarezza di fondo.
Più che altro una presa di distanza da un’etica di sinistra sempre più connivente e fintamente indignata, che tutto riesce attraverso la complicità con la sedicente altra parte a mantenere le cose esattamente come sono, la seconda motivazione è la ricerca di una coerenza tra ciò che si afferma e ciò che si vive realmente, una critica a un paese abbastanza ruffiano e chiacchierone.
Perché proprio questo titolo e perché una copertina così piena di contrasto tra rosso e nero, simbolica quanto ermetica?
“Di cosa parliamo” è un invito a essere seri, non noiosi ovviamente, ma intransigenti e rigorosi. L a "lotta nei salotti", il "tanto per parlare”, la lamentela borghese e fine a se stessa ... quella la trovo molto molto noiosa, allora “Di cosa parliamo” è anche la ricerca di un dialogo autentico ... senza perdere tempo. La copertina richiama, oltre alla critica a volte feroce a volte più ironica e morbida, un richiamo di cambiamento e di rivolta che è il papavero rosso.
Passando ora ai brani, il disco si apre con “Stanchi”, questi i versi scelti “Ambizioni in miniatura / Sogni ridimensionati / Deviazioni / Per progetti tollerati / Gioca ancora gioca pure / Prova ancora e disgustati / Tu distinguiti e poi insegnami / La lotta nei salotti”.
E’ una mia critica a tutti i piccoli movimenti non solo italiani ma anche europei, che hanno contestato il sistema, ma non hanno mai pensato a una vera alternativa ... senza una teoria, senza profondità. In “La mia nuova casa” canti ”Ma non ho mai vissuto / Su una colonia sul mare / Non viaggio come Concato / Solo per cogliere un fiore / Ci basta poco, ci hanno fregato / Non c’è conflitto, ci basta poco”. “La mia nuova casa” è una canzone autocritica. In passato ho avvertito, da parte mia, una sudditanza o comunque un’inadeguatezza e una mancanza di libertà a confrontarmi, soprattutto nell'ambito musicale o con gli addetti ai lavori, ho avuto una forte ansia da prestazione che mi ha danneggiato, poi con la maturità ... e ho detto, ma chi se ne frega ... e ho riacquistato in autenticità.
Non voleva quindi essere un attacco a Concato (rido)
No. Concato mi è simpatico ... è solo che non capisco in quale cartone animato viva ...
Lasciamo i cartoni animati, pardon Concato, al suo posto e rituffiamoci in "Alla rovescia", questi i versi scelti “E’ tutto alla rovescia / Però la vita è bellissima / E poi dico sul serio / Mica faccio politica / E sto solo aspettando / Mica do il perdono / Perché qualcuno ha davvero / Quel cielo per cazzo di stanza / E non è letterario”.
E’ una fotografia cruda ed essenziale di quello che penso sia una mentalità molto accreditata. Sembra, in questo momento, che sia vero tutto e il contrario di tutto, che abbiano tutti ragione, che il conflitto, anche quello sociale sia una forma datata e incivile di convivenza ma, in tutto questo, che è una modalità politica che va dall'alto al basso, esistono sempre le aspirazioni, le lotte e speranze di vita migliore per la maggioranza delle persone.
“Libera le strade libere senza delibere / E’ bianco, nero, prete chi può fare male / libera le strade libere senza delibere / Libera è l’idea che non esiste confine” questi i versi che ho colto in "Meglio di te".
Quando ho presentato questo brano alla semifinale di Sanremo Giovani, il presidente della giuria mi chiese "Ma lei in questo brano ce l’ha con la Lega?" ed io gli risposi "Io ce l’ho con la Lega a prescindere da questo brano” e, in finale, non ci sono mai andata, meglio cosi.
Lasciamo Sanremo, ma non la Lega o meglio il Lega, con Alessio Lega hai duettato in “Agosto”, uno dei brani più belli in assoluto. Ne riporto questi versi ” Ridi amore / Ha i muscoli il dolore /Ringhia /Ma si arrende presto / Che è tutto falso / Tranne questo abbraccio / Vedi la vita ha fretta / Di una croce / E un’altra udienza / E’ tolta / E pallidi ridiamo / Di una legge in voga / E Abbronzatissima”, cosa mi racconti di questa canzone?
E’ un brano cui sono molto affezionata, nato d'istinto in un momento personale molto triste, in cui si fa fatica a mantenere l'equilibrio, ma anche in questo ho avvertito una lacerazione che lasciava aperta la porta della guarigione, ho sempre avuto un ottimismo malinconico. Inoltre, come ricordavi, il brano è impreziosito dalla presenza di Alessio Lega e Fausto Mesolella, presenze di cui vado molto orgogliosa.
“Di cosa parliamo” è il brano che dà il titolo al disco, è forse il più immediato di tutti, almeno a livello musicale. A livello di testi, mi hanno colpito questi versi “Come sembriamo contro / Pur essendo obbedienti / Come sembriamo cortesi / Pur essendo distanti / Come sembriamo offesi / Pur essendo conniventi / Come siamo decenti”, mi parli di questo pezzo?
Questo è il brano che risente moltissimo delle scelte del produttore artistico Andrea Franchi che ha reso questo brano dilatato, elettronico ed efficace. Ho cercato, in questo testo, di esprimere la mia in sofferenza verso le parole i discorsi, il pensiero dichiarato che non si traduce in azione, ciò che fa la differenza tra una persona e una persona per bene.
In “Spengo”, mi pare di cogliere un’aspra critica al modo attuale di far televisione e non solo quella, ecco i versi scelti “E’ la sparizione del reale / L’arte del prestigiatore / Non mi dirà mai cosa dire / Ma l’argomento da trattare / E’ la sparizione del reale / La voce sorda del potere / Non mi dirà mai dove andare / Ma la strada che conviene”, non so se sono i più significativi ma mi hanno colpito molto.
“Spengo” era presente già in “La leva cantautorale degli anni Zero”. Qui, è stata completamente riarrangiata e ripensata. Non è una critica, basta guardare per caso ... anche se evitabile come esperienza … l'agenda setting del tg delle reti commerciali e, sembra quasi una replica.
In “Il bene” parti così “L’allegria non è una cosa seria / E la gente seria / Non vive così”, è lo scollamento tra mondo reale e mondo della politica?
Si proprio così e poi è una mia personale intolleranza verso la beneficenza come forma di aiuto, l'elemosina data da chi ha di più per sentirsi buono, un concetto di espiazione cattolica molto diverso dalla solidarietà sociale.
In “Vabbè”, invece, c’è una certa autocritica o sbaglio? Ascoltando questi versi “Spera, prova, spara / Almeno un’opinione / Il mondo lo conosco / Ed è migliore di me / Che rido per finta / Che spero per poco / E presumo il perché” mi pare di evincere soprattutto questo guardarsi dentro. Sbaglio?
Si, questo non è un disco politico, ma politico-esistenziale, nella misura in cui la politica organizza le nostre esistenze e, spesso, crea delle depressioni, rende disarmati e infantili, facendoci delegare tutto ed è quello che racconto con una profonda ammissione di colpa, perché è successo anche a me ovviamente.
Siamo così giunti all’ultimo brano “Imprescindibili”, più intimista degli altri, musicalmente staccato dal resto de disco, un’ottima chiusura in cui ti trovi a cantare questi versi “Perché sei il padre e il figlio / Il partito e l’orgasmo / La grazia e l’inganno / Di avere afferrato il senso / L’esaltazione e l’impegno /Di aver detto per sempre / Ma per sempre è un bastardo” in compagnia di Paolo Benvegnù. Parlaci di questa esperienza con Paolo e di com’è nato questo bel brano.
Anche questa collaborazione con Paolo Benvegnù mi ha reso felicissima, ci siamo incontrati al premio Tenco 2011 e abbiamo deciso, dopo poco, di avviare una collaborazione che si è concretizzata in questo brano, l'unico che racconta l'amore inteso come relazione, un sentimento fatto di fatica e costruzione, a volte anche di noia, ma condividere la vita non è sempre facile. Io spesso sto antipatica a me stessa, figuriamoci a chi vive con me.
Un’ultima domanda. Se un possibile acquirente di dischi, incuriosito dalla copertina del disco dovesse rivolgersi al venditore chiedendo che genere di disco è, questi come dovrebbe rispondergli?
Il disco esce per RadiciMusic ed è distribuito da Egea, non vorrei dimenticare inoltre la collaborazione assolutamente dedita data a questo disco da Alberto Mariotti (King Of The Opera) è un disco con un’anatomia dark e abbigliamenti che vanno dalla new ave all’elettronica, dal rock anni 90’ al cantautorato …