Giorgia del Mese

Sto bene

Revisión
Publicado el 06/12/2011
Votar: 8/10

Se non milito, io canto!

 

Giorgia del Mese, nativa di Avellino, ma da anni a Firenze, giunge al suo disco d’esordio “Sto bene” dopo un quinquennio d’importanti riconoscimenti, nel 2006 è migliore cantautrice al Premio Nazionale per cantautori “Scrivendo canzoni”, nel 2007 vince il premio “Personalità artistica” al Concorso Nazionale per cantautori “Premio Poggio Bustone” e il “Premio della critica” al concorso nazionale per cantautrici “Premio Bianca D’Aponte”. Nel 2009 vince il Premio Nazionale per cantautrici “Tra musica e parole” e i premi della critica e “Top One Comunication” al Premio Bianca D’Aponte”. Nel 2010 si aggiudica il premio “Migliore interpretazione” al Premio Bindi.

Si potrebbe quindi dedurre che il titolo del lavoro derivi da un certo stato di soddisfazione per quanto realizzato fino ad ora ma non è per niente così, perché ascoltando il disco, ci si accorge ben presto che il titolo è un eufemismo e in realtà è espressione di una calma solo apparente.

Si potrebbe dire che è uno “sto bene” con la condizionale, anche durante la sua ottima apparizione nell’edizione 2011 del Premio Tenco (è stata chiamata anche dagli organizzatori del Premio Tenco), Giorgia ha voluto precisare che la musica per lei è un po’ come una valvola di sfogo e che, è approdata al linguaggio della canzone d’autore, come conseguenza del suo non militare più attivamente in difesa di certi ideali, un’espressione che la accomuna un po’ a quel “io canto per non ammazzare / perché se non canto mi sparo” della canzone “Arte” di Alessio Lega.

Ecco allora che, quelle che a un ascolto superficiale potrebbero sembrare canzoni musicalmente assimilabili al miglior pop d’autore, di botto rivelano tutto un mondo interiore in fermento, che a volte sfocia nel sociale altre volte si limita, invece, a rivelare le proprie difficoltà a rapportarsi con le persone che ci vivono accanto e con la società più in generale.

In ogni caso Giorgia del Mese annovera nel suo bagaglio d’artista ben più di un pregio, primo fra tutti la voce, duttile e profonda, che a tratti mi ricorda per passionalità e soprattutto personalità, quella della scomparsa Mia Martini. Dimostra poi una grinta e un’energia straordinarie nell’interpretare le proprie personalissime creazioni, canzoni che oscillano continuamente tra la migliore canzone d’autore nel senso più stretto del termine, il pop, il rock, il tutto dentro una cifra stilistica unica e riconoscibilissima.

Quali invece i contenuti di queste dieci tracce?

Si parte con “Cattivo tempo”, brano già presentato al pubblico durante la sua prima apparizione al Premio Bianca D’Aponte e che rivela sicuramente il lato più personale di Giorgia, evidente qui è il senso di smarrimento “magari mi chiamo così mi rispondo / magari mi scrivo così mi racconto / magari mi specchio riconosco il mio tratto”.

Lo stesso vale per la splendida “Non starmi a sentire” dove il disagio è quello provato dentro un rapporto a due, descritto tramite un numero considerevole di metafore “Come fosse agosto /senza un temporale / Una coperta in piuma d’oca / e fa già un caldo da morire” in cui però l’amore aiuta a guardare oltre le difficoltà “Come un amaro che se c’è va bene / Ma basta tutto il resto / per saziarmi il cuore / Non mi cambi l’umore / no no no no / Non starmi a sentire“.

Dal carattere pulsante e ondivago, in parte rockeggiante in parte melodica, “Così così” è come fosse la sua carta d’identità e ci rivela non tanto i tratti somatici di Giorgia, quanto il suo modo di essere cantautrice “Io voglio volare senza chiedere scusa / La musica la musica / è cambiata e allora osa“ e lei osa, eccome, con grande personalità.

Un suo forte sospiro, come quello emesso da chi ha ormai superato la soglia della sopportazione, introduce, dopo tre canzoni molto tese e tirate, il brano “Niente da espiare” uno dei più efficaci dell’intero progetto. Meno teso dei precedenti, permette all’ascoltatore di riprendere un po’ il fiato, ma non più di tanto, perché Giorgia ci canta decisa “L’aria crepuscolare non la reggo più e urlo / Guarda attenta c’è un cane / Amore non c’è più niente da espiare”.

Scusa”, con il suo incedere lento, è invece un’amara riflessione su un rapporto d’amore che vien da lontano, tra tante difficoltà, come accade spesso, ora, però c’è come una maggiore maturità, che porta così a una nuova importante consapevolezza “e chiedo scusa / e non è cosa da niente / chiedere scusa / come chi non si difende / chiedere scusa non cambia il resto di niente”.

La title-track “Sto bene” mostra invece il lato più sociale di Giorgia che parte pur sempre dal proprio io, ma è soprattutto la rabbia di fronte alle mille contraddizioni del nostro paese a emergere e con vigore “io do un nome alle cose / ma mi devo calmare / conviene stare distesi / inspirare e sperare” fino all’unica sua personalissima conclusione “è una cosa normale / anch’io mi sento normale / mi assento un attimo e mi assento / ma vi giuro sto bene”.

Odio l’estate” vola leggera come tante canzoni estive e per un attimo mi riporta alla mente, forse per il titolo forse per le sue indubbie doti vocali, l’indimenticabile Giuni Russo di “Un’estate al mare”, ma Giorgia non ci sta a certi stereotipi radiofonici, al divertimento a tutti i costi e allora canta “Estate ma ho una vendetta / basterà aspettare / il cielo grigio / si dà meno arie / mi siedo piano / e aspetto un temporale”.

Ad alta voce” è una canzone tesa che denuncia i soprusi fatti da chi indossa una divisa e lo fa vivendo il proprio ruolo ad alta voce “Io vivo ad alta voce / Per non farmi più assordare / E sparo prima / Di restarci troppo male” e allora autogiustifica quanto accaduto a un ragazzo di Ferrara così “E poi vedessi quei suoi occhi / Pieni di fuoco rosso / Per calmarlo è stata dura / Mica è colpa mia se è morto” e quello a un altro ragazzo di Torino così “Torino si sa / è un po’ particolare / E poi non stava tanto bene / Su quella ringhiera / Io l’ho spinto e lui è volato / E’ morto solo un poco prima”.

Io parto” invece, compassata, quasi rassegnata, sembra proprio una resa, derivante da un’insoddisfazione, una noia legata a una situazione fatta di “parole pesanti pomeriggio interminabile / lento fastidioso verso già scritto”, è la fine di un rapporto “lascio chiavi amore e un portone, / parto senza fortuna, / lascio mani sottili e tenerezza per ore, / e chiari i suoi occhi come le sue idee inattaccabili, / lascio numeri spigoli e sbagli tu cercali”. C’è ineluttabilità nel finale “un pomeriggio così te lo dovevi aspettare”.

Sembrerebbe solo una rassegnazione momentanea, il disco sembra poi chiudersi all’insegna della speranza con quel senso di leggerezza derivante dal ritmo sudamericano di “Forte dei marmi”. La canzone, invece, ci descrive il viaggio verso il mare di due innamorati, non manca anche qui l’accenno al sociale “Ma si corre bene verso l’autostrada / Non c’è fila al seggio elettorale / L’astensionismo agevola / il tuo viaggio verso il mare”, ma quel che sembra un idilliaco viaggio d’amore, al secondo ingorgo stradale muta, “Scende il tuo sorriso / e sale il mio disagio” pensa lei e finalmente trova il coraggio per dirgli “Io non ti voglio più / non ti sopporto / Fai il finto modesto Finto Ma sia tutto tu / Io non ti ascolto più / Io non ti credo più / Dici no so’ nessuno / Ma sei così fiero / Sei buono solo tu”. E’ veramente la fine di un amore e non solo, è anche la fine di questo bel disco.

Già mi viene voglia di riascoltarmelo tutto e poi ancora e ancora, ben suonato, grazie anche all’ottima regia di Gianfilippo Boni, il disco non viene mai a noia, voce originalità e personalità sono un triduo vincente, brava Giorgia!

Giorgia del Mese - Sto bene

Giorgia del Mese

Sto bene

Cd, 2011, Pains Records

Canciones:

  • 1) Cattivo tempo
  • 2) Non starmi a sentire
  • 3) Così così
  • 4) Niente da espiare
  • 5) Scusa
  • 6) Sto bene
  • 7) Odio l’estate
  • 8) Ad alta voce
  • 9) Parto
  • 10) Forte dei marmi

Información tomada del disco

Giorgia del Mese: voce, cori (10)
Bernardo Baglioni: chitarre elettriche (1, 4, 5, 7, 8, 9), chitarre acustiche (5, 7, 8, 9)
Matteo Giannetti: basso (1)
Fabrizio Morganti: batteria (1, 7, 9)
Bruno Mariani: chitarre elettriche (2, 6), programmazione archi (2), chitarre acustiche (6), programmazioni ritmiche (6)
Marco Fontana: chitarre acustiche (2), cori (10), chitarra acustica (10), chitarra classica (10)
Lorenzo Forti: basso (2, 4, 5, 6, 8, 9), basso synth (3), basso (7), bassi (10) 
Marco Barsanti: batteria (2) 
Gianfilippo Boni: tastiere (2, 3, 4, 6, 7, 8), pianoforte (3, 4, 5, 6, 7, 9), rhodes (3, 4, 6), synth (3, 7, 8), programmazioni ritmiche (3, 4, 5, 10), chitarre acustiche (4, 5), archi (5), cori (10)
Paolo Amulfi: chitarre elettriche (3)
Alessandro Potini: batteria (8) 
Davide Zilli: pianoforte (10) 
Nicola Cellai: tromba (10)


Testi e musiche: Giorgia del Mese
Produzione artistica e arrangiamenti: Gianfilippo Boni (tranne “Non starmi a sentire” e “Sto bene” arrangiamenti Bruno Mariani)
Produzione esecutiva: Marco Pini
Registrato e mixato allo studio Paso Doble di Bagno a Ripoli da Gianfilippo Boni
Mastering: Tommy Bianchi al White Sound Studio
Fotografie: Mara Mezzopane
Art Design: Federica Ficarelli

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