Francesco Giunta, autore, interprete, editore e produttore palermitano, è tornato con un nuovo progetto discografico “Era nicu però mi ricordu”, in realtà si tratta di una riedizione del suo disco “Li varchi a mari” del lontano ’91, però qui Francesco canta i brani accompagnato dai musicisti del conservatorio di Palermo, diretti per l’occasione da Valter Sivilotti, che ne ha curato anche gli arrangiamenti. Vediamo cosa ci racconta in merito a quest’operazione
Francesco, sei tornato a pubblicare un nuovo disco dopo tanti anni, come mai questo vuoto e soprattutto a cosa dobbiamo questo gradito ritorno?
Ho pubblicato quattro dischi tra il '91 e il '97, ma nel 1996 ho fondato l'etichetta Teatro del Sole che mi ha assorbito interamente. Alla fine, in un catalogo di quasi 60 titoli, di miei ... soltanto uno, il quarto appunto. Per il mio ritorno devo ringraziare Alfredo Lo Faro che è venuto a prendermi letteralmente a casa in un momento in cui avevo deciso di mollare tutto diciamo ... per stanchezza!
Forse ho esagerato nel fare il "discografico" a tempo pieno...
Più stanchezza o insoddisfazione?
Insoddisfazione. La Sicilia e Palermo sono territori difficili. Nonostante abbia ripubblicato in CD praticamente l'intera opera discografica di Rosa Balistreri, più alcuni inediti fondamentali, nonostante abbia pubblicato quasi 60 titoli in una decina d'anni, nonostante abbia pubblicato quattro raccolte di lavori miei, ho avuto scarsissimo sostegno dagli enti preposti che hanno di contro regalato vagonate di soldi ad amici e parenti!
Le mie produzioni discografiche non hanno avuto nessun sostegno pubblico, le ho fatte con i soldi guadagnati nei miei concerti, Ma non è tanto questo che mi pesa ... piuttosto il dover spiegare continuamente al nuovo "assessore" o consulente chi sei ... quando il più delle volte, giusto sarebbe chiedersi: "chi sono loro"!
Finalmente grazie a Lo Faro, sei tornato in campo direttamente, come'è nato il disco e perché proprio questo titolo?
Uno dei temi che ricorrono nelle cose che ho scritto e soprattutto uno dei temi del disco è il tentativo di recuperare dalla memoria "ciò che abbiamo perso" e non certamente "il tempo andato" o "la giovinezza" o chissà che, recuperare invece ciò che ci rendeva più "ricchi" e più "uomini".
E’ considerazione nota che il nostro tempo è "disumanizzante", quando "io ero piccolo" invece il mondo era più umano, perché ci si ascoltava.
Quindi è un disco molto legato al presente, molto più di quello che il titolo potrebbe far pensare
Ciò che siamo e, soprattutto, ciò che di "importante" possiamo essere, è nelle "parole che vengono da lontano".
Assolutamente legato al presente... Quando nei miei concerti viene il momento di poter dire qualcosa con più leggerezza dico...
"La nostalgia è come il colesterolo: c'è quella buona e quella cattiva. Io faccio il tifo per quella che può farci stare meglio!"
Visti i miei problemi di colesterolo lo terrò presente. Scherzi a parte, questo nuovo disco, per chi già ti conosce, non è del tutto nuovo, vorrei che lo spiegassi però per chi si approccia alla tua opera per la prima volta
Due sono i temi centrali: da un lato il recupero della lingua come strumento di comunicazione e di scambio dell'esperienza. Dall'altro il recupero del rapporto umano, sempre meno possibile in un mondo che ci spinge a essere "terminali" di qualcosa.
"U panaru fori usu", "E tempi ch'e tazzi" e “Fumu di castagni caliati" raccontano ad esempio di come sia cambiato il vivere cittadino e di come questo percorso ci abbia portati all'indifferenza … e l'indifferenza porta a un vivere senza indignazione e senza capacità di reazione. Questo lo si trova in "Quannu è guerra".
I siciliani che non s’indignano e non si ribellano sono i primi nemici della Sicilia.
Quando canto "Ma com'è c'on ghiccati vuci" mi rivolgo proprio a loro. Abbiamo vissuto e ancora viviamo perennemente in guerra e non riusciamo a rompere queste catene!
A questi temi s’intreccia il tema del rapporto umano più importante, base di ogni altro rapporto: il rapporto amoroso.
Più che il rapporto di coppia, però, dei quali mi pare ne parlino abbastanza gli altri, ho inteso parlare della "capacità di amare", la qualità che ci rende davvero speciali e al centro dell'universo per come noi possiamo figurarcelo ...
Allora, se "Tra arbuli e pitruna" racconta della passione amorosa al suo primo "stadio" (il brano è ambientato in una sorta di "eden laico"), "Iu c'haiu a tia" è la sublimazione di quel sentimento primordiale.
Direi che con queste tue parole abbiamo toccato un po' tutti i temi principali di questo lavoro, quando però dicevo che non si tratta proprio di un disco totalmente nuovo, mi riferivo al fatto che forse si potrebbe definire un remake, che dici?
Il termine mi piace perché cinematografico e secondo alcuni i miei testi sono evocativi proprio d’immagini e fotogrammi.
Ancora una piccola considerazione sugli altri brani, se sei d'accordo ...
Sono tutto orecchi...
“Rosa", piccolissima ninna nanna che ho scritto la notte del 20 settembre del '90 quando Rosa Balistreri ci lasciò, è un omaggio alla più grande voce che abbia cantato in siciliano. Non so se hai avuto modo di guardare il video (http://youtu.be/xf15F8VBAek) in cui racconto il mio rapporto con Rosa ... gran parte del mio decidermi a cantare è sostanzialmente dipeso da lei!
Gli altri tre brani del disco compongono una sorta di "terzo" percorso sull'esistere: "Li varchi a' mari" (metafora dell'esistenza), "Li me jorna" (metafora del vivere in una terra come la Sicilia) e "Suli chi spacchi" sulla "meravigliosità" dell'esserci nonostante tutte le difficoltà!
A questo punto sul disco non penso ci sia altro da dire, se non il fatto che "rappresenta un po' l'unità d'Italia", giacché le elaborazioni orchestrali e la direzione sono di Valter Sivilotti, mio grande amico friulano!
Hai citato "Li varchi a' mari", in fondo tutto parte da lì, giusto?
Sì, presento "Li varchi a mari" dicendo sempre che è un po' "il mio atto di nascita"!
Di conseguenza "Era nicu però mi ricordu" non vuole essere un punto di arrivo, ma un punto di partenza di un nuovo ciclo, si può dire così?
Proprio così ... il buon Alfredo Lo Faro, infatti, è intenzionato a ripubblicare i "remake" anche degli altri tre dischi che ho fatto. Il prossimo sarà (penso già nel 2014) "Per terre assai lontane" del 1992!
Non so se hai avuto modo di vedere il live che ti ho mandato ... (http://youtu.be/4IrhQ5ijiPc)Si e devo dire che questo programma di massima è come una ventata di energia in un mondo musicale sempre più chiuso su se stesso, spero seguiranno anche delle date live
Abbiamo cominciato nonostante il momento difficile... Siamo però determinati ad andare avanti ...
Io ti ringrazio per la disponibilità dimostrata, vorrei farti chiudere con un saluto, un appello. Come saluteresti chi ci legge e perché, secondo te, dovrebbe avvicinarsi alla tua opera?
Alfredo sostiene, secondo me giustamente, che la musica andrebbe venduta in farmacia perché è una delle medicine più importanti ed efficaci. Quanto di curativo possa esserci nelle cose che scrivo e canto, è cosa che devono giudicare altri. Posso però dire con certezza e in piena sincerità, che ho scelto di cantare nella mia lingua perché penso siano importanti tutte le lingue del mondo. E allora suggerisco a tutti di avvicinarsi non tanto o non solo alla mia musica, ma a tutta la Musica come rimedio e fonte di benessere. Se questo vi capita anche ascoltando me grazie di cuore!