Daniele Cavallanti

Sounds of Hope

Revisión
Publicado el 01/02/2015
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Daniele Cavallanti e Tiziano Tononi, protagonisti sensibili di un insieme di avventure musicali (ricordiamo soprattutto Nexus), in prima fila da moltissimi anni anche per straordinari tributi (su tutti quelli a Ornette Coleman e al compianto Don Cherry) questa volta riservano ben un terzo di questo Sounds of Hope a Mongesi Feza.
A lui , dall'88 al 93, era stata dedicata in Italia anche una associazione e la rivista musicale d'avanguardie "Musiche" a cura di Alessandro Achilli.
La musica viscerale di Mongesi Feza, come quella dei suoi fratelli sudafricani in esilio (Brotherhood of Breath), era scarnificata da ogni sovrastruttura, molte volte vere e proprie melodie tribali e di preghiera si offrivano a selvagge improvvisazioni e la musica primitiva assumeva i connotati della frenetica ricerca di nuove espressioni, celebrando il matrimonio trionfante fra emozione e intelletto.
La componente gioiosa del suo fraseggio era densa di riferimenti folklorici, sapori e colori terzomondisti.
La scena musicale londinese non fu più la stessa dopo l'arrivo di questi meravigliosi musicisti all'alba degli anni 70 e non solo in ambito jazzistico: perfino in quell'assoluto capolavoro che è Rock Bottom si può ascoltare la tromba impazzita di Mongesi Feza
cercare in continuazione di emergere e di rubare il posto di conduzione alla voce di Robert Wyatt.
Appena dopo le sedute di registrazione di Diamond Express, terzo disco di Dudu Pukwana, Mongs ebbe un esaurimento nervoso e fu ricoverato presso un istituto pubblico assistenziale momentaneamente sprovvisto di impianto di riscaldamento, il freddo di novembre gli provocò nel giro di pochi giorni una doppia polmonite cosicchè il 14 dicembre del 1975 "la sua gioiosa danza si acquietò e la sua luce tornò alla propria sorgente"
Mongesi Feza, l'uomo-ombra,  aveva appena compiuto 30 anni (...come l'oscurità passeggia dolcemente verso l'alba io sono l'ombra del tuo essere e forse del mio....)
Daniele Cavallanti e il suo tenore, hanno riunito nell'estate scorsa un gruppo numeroso di nuovi e vecchi amici/collaboratori per fare il punto della situazione musicale, creando con questo Sounds of Hope la prima pagina di un manifesto del jazz milanese, grazie all'aiuto nella produzione di un folto numero di appassionati tra cui anche Riccardo Bergerone che ricordiamo si impegna da sempre a che questi sfortunati musicisti sudafricani che tanto prematuramente se ne sono andati, non vengano dimenticati.
Nel cd ci sono anche composizioni originali, con dediche a Joe Henderson, Sam Rivers, Anthony Braxton e Roscoe Mitchell, oltre a brani di Wayne Shorter e Beppe Caruso.
"I tempi sono duri, ma noi teniamo duro soffiando".

The Boss (2015)
Daniele Cavallanti - Sounds of Hope

Daniele Cavallanti

Sounds of Hope

Cd, 2015
Género: Jazz

Canciones:

  • 1) The Joe Rivers Blues
  • 2) You Ain’t Gonna Know Me ‘Cos You Think You Know Me
  • 3) The Boss
  • 4) Braxtown
  • 5) Chief Crazy Horse
  • 6) Sonia
  • 7) You Ain’t Gonna Know Me ‘Cos You Think You Know Me, reprise

Información tomada del disco

Daniele Cavallanti, tenor sax
Riccardo Luppi, alto & soprano sax, flute
Gianluca Elia, tenor sax (bass sax on Braxtown)
Massimo Falascone baritone & sopranino sax, (contrabass sax on Braxtown)
Francesco Chiapperini bass clarinet, alto sax, flute
Luca Calabrese, trumpet
Beppe Caruso, trombone
Paolo Botti viola, cornet
Gianluca Alberti, bass (right channel)
Valerio Della Fonte, bass (left channel)
Toni Boselli, drums (right channel)
Tiziano Tononi, drums, percussion, gongs (left channel)

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