E' un bel luogo il teatro Parenti, si trova in via Pier Lombardo 14 a Milano, ha un'ampia zona bar all'interno, uno spazio all'aperto a cui sia accede uscendo dal retro e attraversando un vicolo, una discreta capienza di posti per i concerti, togliendo le sedie.
Un posto pulito e ben organizzato, con dei costi nella norma per le bibite (3 euro una fanta) e un sistema della restituzione della caparra di 1 euro quando si riconsegna il bicchiere vuoto, che permette di mantenere pulito il luogo anche durante la serata. Questa è un'ottima idea che dovrebbero utilizzare anche altri locali.
La musica che viene trasmessa prima del concerto è piacevole, ed è interessante notare che la gente ha un'età molto etereogenea.
Questo concerto è promosso da Elita, all'interno della rassegna "Design Week Festival" che si è svolto dal 14 al 19 aprile 2015 e che proprio quest'anno ha compiuto 10 anni. L'ingresso è gratuito, previa consigliata preiscrizione online che garantisce un accesso privilegiato.
Benjamin Clementine è un cantautore londinese nato il 7 dicembre 1988. I suoi inizi non sono tra i più semplici, perché all'età di 19 anni è un senza tetto a place de Clichy, Parigi. Ma è fortunato perché grazie alle sue doti vocali e al talento, inizia a suonare nella metro, poi passa ai pub, alle feste di compleanno, un lungo percorso che è sfociato in un contratto discografico, che lo ha portato nel 2015 alla pubblicazione del suo primo disco "At least for now". Una lavoro sofferto, ma che trasparire la sua autenticità: "Ho dovuto lottare molto con la casa discografica per non fare un album con suoni puliti e iperprodotti".
Benjamin Clementine arriva sul palco intorno alle 22:30 ed attacca subito, senza preamboli, lui, la sua voce e il pianoforte. Dal vivo l'impatto è ancora più emozionante e "forte" rispetto al disco. La sua voce è strepitosa, le dita cadono sui tasti ora lievi ed ora violente, aggressive, per poi tornare dolci, finanche romantiche.
Poter ascoltare un artista dal vivo dopo l'uscita del primo disco lo considero un privilegio: si ha la certezza del fatto che l'esecuzione dei brani non sia ancora diventata routine, che l'emozione sia ancora viva e che l'impulso creativo sia in crescita, nel pieno fermento del cprocesso creativo.
L'esecuzione è impeccabile, sicura di se, peccato solo che Benjamin lasci un po' in ombra la figura femminile che suona il violoncello, che si chiama Barbara le Liepvre, ed entra dopo qualche brano. Ho apprezzato molto questo secondo strumento, molto brava anche lei...
E' una musica "seria", ma Benjamin spesso sorride e tra un brano e l'altro parla con una voce molto pacata, quasi con timidezza, perché come dice in una intervista "Odio i microfoni". Scherza parlando di Milano che "non è tanto bella", ma lo è la gente che ci vive.
Cita Lucio Dalla e Pavarotti, prova a cantare una cover di "Caruso" di Lucio Dalla, senza sapere bene le parole, ride, un po' il pubblico canta e un po' non sa aiutarlo con il testo. Ad ogni brano gli applausi scrosciano, le persone apprezzano molto sia i pezzi che gli arrangiamenti proposti nella versione live.
L'audio della sala è buono, le luci nel palco semplici e discrete, per non distogliere l'attenzione dalla musica.
Nel bis rientra da solo e suona ancora alcuni brani, ci sono degli inediti e la serata volge al termine, con un senso di soddisfazione per aver assistito a qualcosa per cui è valsa decisamente la pena e che ricorderemo negli anni.