AUDEZE ALLA PROVA DELLA MOBILITÀ

Pubblicato il 14/05/2018

Topic: Riproduzione audio hi-fi

Oramai la nuova frontiera dell’hi-end è quella dell’ascolto in mobilità, molti produttori sono scesi in campo con il proprio concetto di cuffia ad alta fedeltà ad uso mobile; Audeze lo fa con le SINE: le prime cuffie magnetoplanari di tipologia on ear.

DESCRIZIONE

A guardarle non sembrano delle Audeze: se penso a questo marchio le prime cuffie che mi vengono in mente sono sempre e soltanto quelle della serie LCD; le SINE mostrano la loro appartenenza solo grazie al simbolo dell’azienda posto sulla headband. Cuffie semplici, ma dotate di notevole eleganza: nere, interamente rivestite in pelle, headband in alluminio. I padiglioni, dal caricamento closed back, hanno una forma triangolare ed hanno una grandezza tale da poter considerare queste cuffie delle circumaurali dalla dimensione di cuffie sovraurali. Il pad in pelle fa uso di foam, tuttavia non riesce a rendere le SINE delle cuffie comodamente indossabili: dovevo fare una pausa al termine di ogni album per far respirare le orecchie, inoltre l’orecchio poggiava sul Fazor Element, perciò le ho trovate abbastanza scomode.

La tecnologia è quella Audeze: cuffie magnetoplanari in cui sono stati usati dei materiali aerospaziali al fine di ottenere un diaframma più sottile di un capello; ed implementazione di un Fazor Element che permette di ridurre le risonanze.

Audeze punta assai sulla mobilità di queste cuffie tanto da aver implementato un cavo Lightning dotato di DAC utile per connettere le cuffie ad un dispositivo Apple. Ricordo che su Android tale operazione è assai più complessa col rischio di un fallimento dell’impresa a causa dell’estrema frammentazione dell’universo Android. Il cavo comprende un microfono ed ovviamente la presenza on board di un DAC, un amplificatore per cuffie ed un DSP.

Ovviamente questo non è l’unico cavo presente, c’è anche un normale cavo analogico dotato di Jack da 3,5”, ma quest’ultimo non è dotato di microfono.

Le SINE nascono per la mobilità, un elemento fondamentale è perciò l’isolamento. Audeze ha voluto creare isolamento sia per chi ascolta, sia per chi incontrando chi ascolta non vorrebbe essere costretto ad ascoltare a sua volta. Un plauso per questo è certamente meritato, non solo perché l’ascoltatore sarà isolato dai rumori molesti di un viaggio in treno, ad esempio, ma anche il compagno di viaggio di questi sarà isolato dalla musica e potrà perciò fare quello che più gli pare.

L’IMPIANTO

Non sono un mobility addicted perciò per tirare le somme sulle SINE ho preferito usare il mio fedele DAC TEAC UD-503.

L’ASCOLTO

Spesso quando ci si confronta con un prodotto mobile le aziende decidono di cambiare la propria interpretazione, la propria firma. Audeze con le SINE decide invece di continuare ad essere Audeze e di fornire un suono caratterizzato dalla sua firma: bassi profondi, poderosi, naturali e non distoriti.

Questa firma è sempre stata ben percepibile, anche se talvolta questo modo di intendere il basso andava ad infastidire le frequenze medie ed alte.

Le SINE sono caratterizzate da un’ottima capacità dinamica, da un palcoscenico ristretto, ma ben congeniato e da una pulizia notevole.

Per cercare di trasmettere le sonorità delle SINE ho scelto di parlare di cinque album.

“Aeneid” Heimdall: come facilmente intuibile il gruppo Epic Metal, tra l’altro totalmente italiano, ripercorre l’Eneide di Virgilio. Un viaggio da Troia alla futura Roma. Le SINE ripropongono un modo classico di intendere il Metal: tanti bassi, anche un po’ coprenti, un buon livello di dettaglio, medi intensi e corposi. In teoria c’è tutto, ma a mio avviso quel qualcosa che riesca a far percepire l’epicità dell’album, quel minor carico in basso che lasci al resto più aria ed attenzione.

Passiamo alle barbe più lunghe del Rock & Roll con “Afterburner”, ovviamente sto parlando degli ZZ Top, e del loro modo di fondere in un unico suono Rock, Blues e Psichedelica. Anche in questa occasione le SINE propongono un basso un pelo troppo corposo: onestamente le chitarre non sono così cupe. Tuttavia il dettaglio è sempre ottimamente riproposto e l’album è ben piacevole da ascoltare.

Continuiamo con le “fatiche” delle SINE: passiamo ad “Half Hour of Power” dei Sum 41. Sebbene il prologo possa far pensare ad un album Metal, d'altronde i Sum 41 hanno sempre fatto Metal con altre band, la seconda traccia fa ben comprendere che i Sum 41 fanno Punk, veloci tanto da non scendere a patti col metronomo, ma con le SINE poco chiari. Talvolta la chitarra dalle sonorità acute e chiare, tipica di un uso tipicamente Punk dello strumento, diventa un tutt’uno col basso che va a coprire la cosiddetta “chitarrina Punk”.

Questi tre album servivano per far comprendere il lato tipicamente Audeze, che uno può amare o odiare. Tuttavia ora caliamo un poker che farà ben comprendere quanto queste SINE siano comunque interessanti.

“Satchmo”. Onestamente credo che di lui si possa dire solo il nome, tutto il resto viene da sé. Tuttavia quando si tratta di scrivere di un ascolto bisogna scendere a patti col sacro. La naturalezza degli strumenti e della sua voce decisamente particolare è notevole. Le SINE sembrano nate per il Jazz, per restituire lo squillo talvolta fastidioso della tromba, per restituire la profondità della scelta delle note.

La stessa grandiosità è restituita anche con “Brahms Simphonies Nos 1 & 2 Tragic Overture on a Theme of Haydn - Valeriy Gergiev”. La precisione dei piani sonori è notevole, come anche l’interpretazione dei vari strumenti presenti nella London Symphony Orchestra. Sebbene la separazione tra piani e strumenti sia evidente non ci si deve aspettare un’apertura di campo estrema; complice anche la chiusura delle cuffie ci si ritrova una scena assai intima dell’orchestra.

In pratica si ha un ribaltamento delle prestazioni ed in ultima analisi della piacevolezza delle SINE. Potremmo disquisire circa la qualità delle registrazioni, ma ciò tanto vero, quanto spudoratamente falso, dato che ci sono cuffie che si comportano ottimamente con tutti i generi, ed altre che si potrebbero descrivere come l’esatto contrario delle SINE.

Tuttavia credo che il suo punto di forza nella Classica e nel Jazz, che le rende ricche di dinamica e microdinamica, di precisione nella riproduzione dello spazio e dei piani sonori, sia anche il suo punto debole nel Rock, nel Punk e nel Metal, che, se interpretati nel classico modo di interpretarli, si comportano proprio come è successo negli ascolti, piacevoli, ma decisamente dotati di bassi coprenti che non permettono di godere appeno dell’esperienza d’ascolto.

TECNICA

Anche alle prove strumentali Audeze ha dimostrato di essere Audeze.

Il grafico di risposta in frequenza è infatti abbastanza tipico delle cuffie della casa californiana. Nella mia memoria quella linea di risposta in basso è infatti legata proprio ad Audeze, come anche la risposta estesa ma calante a partire dalla gamma medio alta.

La fase è anch’essa di estremo interesse dato che per l’intero spettro acustico non vi sono rotazioni di fase, ciò a mio avviso mostra che il Fazor Element è di indubbio funzionamento.

La distorsione è tra le più basse esistenti dato che è sempre inferiore all’1%; pure la risposta all’impulso è di notevole interesse.

Di certo ai test si rivela essere una delle cuffie più interessanti, se non la più interessante, tra quelle dedicate al modo mobile.

CONCLUSIONI

Il lato acustico convince in modo alternato, ma deciso. Le sine sono certamente consigliabili a chi ascolta Classica e Jazz, ma decisamente sconsigliate a chi ascolta prevalentemente altro. Beninteso che ciò non è un difetto, ognuno deve imparare a conoscere i propri gusti e pure ciò che la musica impone come richieste d’ascolto. Proprio per questo secondo fatto molti si dotano di due o più cuffie, da usare dipendentemente dal genere ascoltato.

Ciò che purtroppo non convince sono due fatti legati alla costruzione delle SINE. Per l’amor di Dio, le SINE sono cuffie ottimamente costruite e caratterizzate da una robustezza notevole, però il peso di 314 grammi è decisamente percepibile sulla testa, soprattutto quando le cuffie sono rese scomode da una dubbia indossabilità. Orecchie rosse, sessioni d’ascolto intervallate da pause, l’orecchio che tocca il Fazor Element sono tutti elementi che non si vorrebbero avere su cuffie da 550€ (600€ se col cavo Lightning).

Foto di repertorio dal sito del produttore, le foto da me scattate sono andate perse a causa di un mancato backup.
Photography by Marco Maria Maurilio Bicelli
Risposta in frequenza della Audeze Sine
Photography by Marco Maria Maurilio Bicelli