Rebi Rivale

Rebi Rivale

Review
Posted on 11/10/2011
Vote: 8.5/10

Una donna che scrive come un uomo

Fermi, fermi!

Perché l’espressione nuda e cruda potrebbe farmi rischiare la lapidazione oltre che gli improperi della stessa Rebi Rivale.

Permettetemi almeno di giustificare la boutade. Quel che volevo rilevare io con questa espressione è il suo modo di scrivere asciutto, molto diretto, senza concessioni per affettati romanticismi.

Prendiamo ad esempio “Chez Simone”, una delle canzoni più belle del disco, che è la storia di un transessuale che di giorno è deriso al bar frequentato da amici e conoscenti “Ridono di me al bar con tutti gli altri / chiedono un caffè in attesa che mi volti”, ma poi la notte è oggetto delle visite degli stessi avventori, di coloro che di giorno lo deridevano “Quando la notte chiedono perdono / tanti volti eppure solo un uomo / e a quell’uomo do tutto il mio amore / e quando posso / quando posso / oggi porto un fiore”, il tema trattato è attualissimo, anche se non tra i più originali, ma ciò che si nota subito è come il tutto sia trattato senza pietismo, né falso moralismo, c’è semmai molta umanità. L’atmosfera noir e la sua voce profonda e particolarissima, rendono grande il pezzo e non so quante cantautrici avrebbero saputo fare altrettanto bene su un tema così delicato e, concedetemi l’accezione, “maschile”.

Sperando così di non aver aggravato la mia posizione, procederei nell’analisi, col dire cosa realmente caratterizza questo disco e lo rende quasi unico.

C’è prima di tutto una cantautrice dalla voce stupenda, come si diceva sopra, lontana da gorgheggi e cinguettii fini a se stessi, caratterizzata da notevole profondità ma altrettanta duttilità, che può permettersi anche continui cambi di registro in corso d’opera. Se prendete ad esempio “La scelta”, il cambio di registro vocale è esemplare e permette di aumentare quel senso di dualità che è dentro il protagonista della canzone che si trova posto davanti ad una scelta che, come tale, escluderà qualcosa d’altro e lo stile di scrittura è crudo “E adesso c’è da andare in fondo / a rovistare tra la merda ricoperta di bugie”.

Ciò che sorprende maggiormente è la maturità con cui affronta di volta in volta i soggetti trattati, mi viene in mente ad esempio il brano “Ali” che apre il disco dove il suo sguardo di Rebi si volge ai ricordi d’infanzia, cogliendo immediatamente quel il senso di spensieratezza che appartiene a quella particolare fase della vita di ognuno, quella in cui si ha ancora tutto il futuro davanti e non un passato “Ma eravamo bambini fatti solo di sogni / avevamo le ali e non ancora i ricordi”.

Così anche in “Lola”, dove tra begli arpeggi di chitarre ci narra il dramma di Lola, una donna spagnola vittima del suo amore per un’altra donna. Scoperta dal marito in un fienile in complice compagnia della propria amante, sarà costretta a lasciare il paese “è Lola che piange in spagnolo / ma non è Barcellona che manca”.

Oppure in “Decido io”, quando gestisce magnificamente l’incontro amoroso tra due donne in un crescendo continuo di sensualità, ci sono chitarre e percussioni che accendono i sensi, ma ecco che quando il piacere condiviso dalle protagoniste sembra essere giunto al culmine, arriva un sorprendente alt “Stop, resta così da adesso in poi / vestiti svelta prendi e vai / certo che so, sapevo già / ciò che avrei fatto e perché mai ahi ahi ahi”. Ahi amore crudele!

Il tema dell’amore esclusivo al femminile è ancora presente in “Clandestine”, anche se sotto un altro punto di vista, perché in questa vicenda non entra mai in gioco l’amore vero, eccola, infatti, cantare, su una melodia sofferta e quasi sospesa, “E quando uscirai per andare ricordati io/ non ti ho amata mai / E quando vorrai anche amore dimenticherò faccia e nomi tuoi” e poi ancora “Vada come deve, sarà il più bel peccato / il corpo mio che freme, così non è mai stato / Non cambiare i giochi, funziona senza cuore / Usa mente e corpo e non ci faremo male mai”.

I rapporti personali sono ancora al centro di “Prigione di piume”, brano piuttosto elettrico e caratterizzato da immagini forti “Sentimi, se puoi / non mi serve la tua paura è solo pelle nuda e sa di verità / è il colore di cui non vuoi tingermi / è il sapore con cui non sai vivermi” e che vede la protagonista prigioniera di se stessa, vittima incompresa ma consapevole, “Resta dove sei se non sono io quel che tu vuoi / Resto dove tu non hai la forza di dipingermi diversa”.

Anche nella canzone “La ballerina”, in fondo, Rebi ci racconta del difficile rapporto tra una bambina e la propria mamma, qui i desideri e i sogni di bambina sono infranti, calpestati da un amore soffocante che la porta, a cantare questi versi “Mamma per questo Natale lasciami essere bambina / a passi di danza sognare tu che ridi alla tua ballerina / Oh Signore è già Natale, come vorrei essere più grande / e ricordarmi di questa notte volteggiando sulle punte”, sembrerebbe quasi “il lato oscuro della luna” dell’introduttiva “Ali”.

Nel disco sono poi presenti due brani dedicati a personaggi storici, uno è “Caso Campana” dedicato al grande poeta fiorentino, morto dopo anni di reclusione in un manicomio, è sicuramente un altro esempio alto della sua grande sensibilità nell’affrontare personaggi e situazioni difficili, spesso oggetto di controversie, ma anche qui Rebi non perde mai la bussola fino a chiudere il pezzo così “Ci hanno ucciso l’amore / e io non ho più risposte non voglio parlare / e dimentico un nome / il suo nome / il mio nome”.

L’altro brano è “Mr. Hyde” in cui il personaggio, frutto della fantasia di Robert Louis Stevenson, è affrontato in un crescendo non solo musicale ma testuale che inizia con i versi “Vengo alla luce è un eufemismo / perché non vedo il sole mai / sono la notte ed il suo specchio / per chi mi cerca … Edward Hyde!” fino alla crudele conclusione “Che forza che musica il male / che stupro allo stomaco quello che muove / che importa se il prezzo è che devo morire / la forca è un delirio che fa dondolare / Come la notte che ritorna / non può morire … Edward Hyde” che sembra alludere a un male senza fine. Direi che è il brano in assoluto più bello dell’intero lavoro, anche se in questo suo disco d’esordio, nulla è lasciato al caso, comprese le due ultime canzoni “Fine corsa” e “Une blague de conscience” non ancora affrontate in questo viaggio random tra le varie tracce.

Fine corsa” è una breve quanto intensa riflessione personale, dal titolo molto impegnativo per una ragazza così giovane, ma penso che abbiate ormai capito il suo livello di maturità, quindi non stupitevi se vi canta “Raccolgo pesi a inchiodare i miei passi / pur di non chiedermi il cuore dov’è”.

Une blague de conscience”, curiosamente scritta in francese, ha un titolo “Uno scherzo della coscienza”, che è tutto un programma e racconta di uno strano incontro con la propria coscienza che bussa alla porta poco prima che arrivi a far visita anche la morte. Credete siano temi bergmaniani, poco adatti a essere affrontati da una giovane cantautrice? Allora questo disco non fa proprio per voi.

Come vedete, infatti, ogni singolo episodio è una storia a se stante, ben definita e circostanziata, ma in fondo filo rosso che lega e annoda tutto quanto è presente in questo gran disco c’è eccome, è la stessa Rebi Rivale.

Si può così dire che Rebi Rivale, in questo suo disco d’esordio, ha davvero saputo mettersi a nudo e condurre l’ascoltatore dentro il proprio personalissimo mondo, non a caso direi che il disco s’intitola semplicemente “Rebi Rivale” e la copertina la coglie ritratta, in un bel bianco e nero, seduta su un caldo e accogliente parquet, mentre volge lo sguardo a uno specchio e, statene pur certi, che quel che vi ha visto riflesso, ve l’ha raccontato tutto senza alcuna remora in questa sua opera prima, senza inutili orpelli e senza nascondersi mai.

Così è, se vi pare, Rebi Rivale.

Rebi Rivale - Rebi Rivale

Rebi Rivale

Rebi Rivale

Cd, 2011

Traks:

  • 1) Ali
  • 2) Chez Simone
  • 3) Mr. Hyde
  • 4) Decido io
  • 5) La scelta
  • 6) Caso Campana
  • 7) Lola
  • 8) La ballerina
  • 9) Clandestine
  • 10) Prigione di piume
  • 11) Fine corsa
  • 12) Une blague de conscience
  • 13) L’ultimo canto

Information taken from the record

Crediti
Rebi Rivale: voce, chitarra, programmazioni
Filippo Rocca “Phil”: basso (1), chitarre (1)
Carmen Amerise “Ca”: pianoforte (12), fisarmonica (12)
Enzo Camporeale “Vinn”: fisarmonica (7)
Ornella Tusini: chitarra classica (2)

Testi, musiche e arrangiamenti: Roberta Bosa in arte Rebi Rivale (tranne “Decido io” arrangiamenti Emiliano Duncan Barbieri e “Prigione di fiume” testo R. Bosa – musica Eleonora Bonzano arrangiamenti Emiliano Duncan Barbieri)

Produzione esecutiva: Massimo Monti

I brani sono stati registrati presso la M.A.P. Musicisti Associati Produzioni di Massimo Monti (Milano) tra ottobre e dicembre 2010 e mixati da Enzo Camporeale

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