Zerobranco: Entrevista del 01/04/1997

Publicado el: 03/02/2008 . Última actualización: 04/08/2008


Presentatevi... (nomi, anno di nascita, cosa suonate)

Luca Merlin, 1970, basso
Michele Roin, 1971, chitarra e basso
Alessandra Morati, 1971, voce
Massimo Marchetti, 1973, batteria

Zerobranco è un nome un po' atipico, ha qualche significato o è stato scelto per il suono?

Zerobranco è il nome di un piccolo paese veneto, ci piace l'accostamento fra due contrari che in certe situazioni si equivalgono: il nulla e il branco. Ad Alessandra fa venire in mente il suicidio di massa dei bisonti che, per sfuggire ai cacciatori, si gettano nei burroni. Comunque è una sua idea peraltro successiva alla scelta del nome.

Non è molto semplice dare un'idea del genere che fate. Come lo definireste? Quali sono le influenze musicali che hanno portato a questa particolare fusione di stili?

Non sappiamo come chiamare la musica che facciamo perchè non "seguiamo" dei generi, facciamo quello che ci piace senza preoccuparci di rientrare in certe formule. Senza pretendere di inventare la novità assoluta. Le influenze ci sono, ma il fatto è che sono molto ampie ed ognuno nel gruppo ha le proprie. Così quando facciamo un pezzo, essendoci il contributo di tutti, risulta difficile anche per noi etichettare quello che vien fuori. Inoltre nessuno parte mai con l'idea: "facciamo una canzone thrash oppure psichedelica" e così via. Lasciando stare che le varie etichette con cui si "suddivide" la musica sono molto discutibili. Forse abbiamo un'attitudine punk intesa come ricerca di una via propria nella musica, di massima soddisfazione personale.

Descrivete i vostri demo e quello che vorreste aggiungere per fare apprezzare meglio i vostri lavori.

Fondamentalmente nei nostri tre demo siamo sempre lo stesso gruppo e allo stesso tempo abbiamo cercato il cambiamento, siamo cambiati anche spontaneamente, in modo graduale e spero si senta una certa evoluzione. Descrivere il proprio lavoro è difficile; dovrebbe essere chiaro da sè senza aggiungere parole. Nell'ultimo demo abbiamo potuto curare meglio i suoni e quindi vi è una dimensione in più nei pezzi, abbiamo potuto colorarli in maniera diversa l'uno dall'altro e non usare un tipo unico di suono dall'inizio alla fine. Inoltre il missaggio è molto superiore grazie a chi ci ha seguito in studio. Perchè capiva quello che volevamo ottenere.
Aggiungere a cosa? Alla nostra musica? Se è questo che intendi, vorremmo migliorare in molte direzioni: il modo di suonare, quello che abbiamo da dire, gli strumenti e provare a registrare qualcosa da soli in casa, senza andare in studio, quindi più tempo a disposizione per curare tutto interamente a modo nostro.

Quali sono i canali che cercate di sfruttare maggiormente per farvi conoscere?

Zines, riviste, radio e concerti in tutti i posti possibili (cosa assai difficile). Adesso vorremmo spedire nostro materiale anche fuori dall'Italia "per vedere l'effetto che fa".

I vostri testi sono molto particolari, chi li scrive?

Alessandra.

Trai più ispirazione dalla vita reale, o da ciò che leggi e assimili da libri, film, ecc.?

Da esperienze vissute, tranne che per E.L.I. in cui mi sono ispirata ai romanzi di Gibson.

Molto spesso capita che dei buoni testi vengono resi male, non tanto per la voce, che può essere intonata e ben impostata, ma per il sentimento interpretativo. Nel vostro caso, invece, ho notato l'uso originale della voce di Alessandra, che anche quando grida ha una carica di pathos non indifferente. Cosa mi dite a riguardo? Alessandra: sento molto l'energia d'insieme del gruppo ed "entro" nei testi.

Visto che nelle cassette non sono presenti, avete pensato ad includerli in un booklet? Questo aiuterebbe senz'altro ad apprezzare al meglio le vostre produzioni.

Tutti i nostri testi verranno stampati nel secondo numero della nostra 'zine N.0 (se e quando uscirà). Comunque abbiamo delle fotocopie che diamo a chi ce li richiede assieme al demo.

A cosa si deve il titolo del vostro terzo demo "Senza elementi nei boschi di Algeri"?

Serve ad accontentare tutti: Luca voleva chiamarlo "boschi", Alessandra "senza elementi" e Michele "Algeri". Abbiamo messo insieme le cose ed è uscito un titolo che suona molto bene, è misterioso ed inverosimile. Involontariamente è nato un nome adatto alla musica del demo.

Avete altri hobby, a parte la musica?

Luca: leggere e viaggiare (quando posso).
Alessandra: moltissimi e assai variabili, anche perchè il mio lavoro è insegnare arte a ragazzi handicappati e quindi pittura, ceramica, burattini, ecc. Mi piace anche viaggiare e passeggiare.
Massimo: andare a spasso e cinema.
Michele: cinema e leggere libri.

Quali sono i progetti per il futuro? Realizzare un cd, anche se autoprodotto, è ormai alla portata di molti, avete idea di farne uno? Oppure ritenete di realizzarlo solo se riceverete una proposta da un'etichetta discografica?

Fare nuove canzoni, riuscire a fare dei concerti, fare conoscere il nostro ultimo demo. Dovrebbero uscire inoltre delle compilations con nostri pezzi per Escape/La Fuga, per A.K.O.M. 'zine e per un altro lavoro che non ha ancora nome.
Se avessimo dei soldi, registreremmo altri demo, ma non credo abbia molto senso autoprodursi un cd, il demo è molto più economico ed anche così riusciamo appena a pagare in parte il costo delle copie, copertine, ecc e non certamente dello studio. Sembra che arrivare al cd sia sinonimo di qualità, ma il fatto che basta pagare per farlo dimostra che non è necessariamente vero. Con questo non critico chi sceglie di autoprodursi il cd, il mcd, il 7" o il 33. Sono invece stupide le liti per decidere quale sia il formato più &qquotalternativo", noi scegliamo la cassetta semplicemente perchè è il più economico per far conoscere la nostra musica. Se poi qualcuno non ascolta i demo perchè li ritiene un formato poco alla moda sono problemi suoi.
Se qualcuno ci pagasse il cd, vuol dire o che è un'anima nobile che decide di spendere del suo perchè apprezza quello che facciamo, oppure pensa di ricavarci qualcosa vendendolo, od entrambe le cose. In tal caso accetteremmo perchè per noi sarebbe una buona occasione, basta che prenda il nostro lavoro per quello che è.

Aggiungete qualcosa che volete dire

Cercate sempre di fare la fatica di trovare quello che veramente vi piace e non aspettare che ve lo impongano gli altri.