Marco Sonaglia
Ballate dalla Grande Recessione
Marco Sonaglia torna alla ribalta con l’uscita del terzo album solista dal titolo “Ballate dalla Grande Recessione”, in uscita il 9 aprile 2021.
Questo nuovo lavoro del cantautore marchigiano (è nato a Fabriano nel 1981, ma risiede a Recanati), che segue “Il pittore è l’unico che sceglie i suoi colori” del 2012 e “Il vizio di vivere” del 2015, si compone di 10 canzoni, o meglio ballate appunto, che vedono ai testi Salvo Lo Galbo (giornalista, poeta e molto altro) e alle musiche lo stesso Sonaglia; la produzione artistica è del marchigiano Paolo Bragaglia, gli arrangiamenti sono di Marco Sonaglia ed il disco è pubblicato dall’etichetta Vrec, label italiana fondata nel 2008 ed in espansione negli ultimi anni nel settore cantautorato/rock italiano.
L’idea di fondo di questo nuovo lavoro è quella di cantare le gesta di eroi resistenti del mondo d’oggi e del mondo passato e viene data una prevalenza maggiore ai testi, sottolineati nelle varie parti da una musica scarna ma incisiva.
Nel far ciò il cantautore marchigiano usa la forma della ballata francese di Francois Villon (solo la prima e l’ultima traccia non sono accompagnate nel titolo dalla parola ballata), intesa, come afferma lo stesso Sonaglia in una intervista, come “poesia medievale realistica e dolente per definizione”.
Marco Sonaglia, tra l’altro anche insegnante di educazione musicale presso l’Accademia dei Cantautori di Recanati, per rendere significative tali ballate dà preminenza ovviamente allo strumento deputato per eccellenza a cantare le gesta dei nostri eroi, ossia la chitarra (sia acustica che elettrica), e si fa accompagnare da pochi altri strumenti come la tastiera e l’elettronica di Paolo Bragaglia ed il violoncello di Julius Cupo.
L’idea di questo lavoro parte dall’incontro nel 2019 con l’artista siciliano Salvo Lo Galbo, con il quale il cantautore marchigiano ha scoperto di avere molte affinità e con il quale ha deciso di musicare, durante il primo lockdown del 2020, queste canzoni che potremo definire militanti o di protesta.
Questi eroi moderni descritti nelle ballate sono i veri e propri protagonisti dell’album e li possiamo sicuramente definire i partigiani dei giorni nostri o gli eroi di una nuova Resistenza: parliamo del povero Stefano Cucchi, del cantante Claudio Lolli, del Sindaco di Riace Mimmo Lucano e del sindacalista Sacko Soumaila.
Ovviamente Marco Sonaglia non indaga solo i giorni nostri, anzi rafforza la visione di conoscenza del passato che serve per evitare di ripetere gli stessi errori in futuro (“Primavera a Lesbo”, “Ballata della vecchia antropofaga”, “Ballata a una ballerina” e “Ballata per Cuba”) e lo fa sottolineando le conquiste dei lavoratori (“La mia classe”), la non unità dei partiti che dovrebbero difendere gli ideali per i quali molti lavoratori hanno dato anche la vita (“Ballata dell’articolo 18”) ed in generale approfondisce la recessione, come dice il titolo stesso dell’album, che tutti stiamo vivendo.
E proprio a proposito di quest’ultimo punto si badi bene che tale recessione è vista in tre accezioni diverse e complementari: sanitaria (a seguito del lockdown iniziato nel marzo 2020), economica e culturale; e tra le tre non sappiamo quale è quella che fa più paura…
Va anche detto che non è un album per niente facile, che ha bisogno di molti ascolti per essere introiettato e che evidenzia come la militanza e le canzoni di protesta possono ancora trovare largo spazio all’interno del cantautorato contemporaneo.
In esse e soprattutto in Marco Sonaglia possiamo trovare molteplici influenze sia musicali sia culturali e le più evidenti sono quelle che riconducono principalmente a Francesco Guccini (al quale il cantautore marchigiano ha sempre dichiarato di ispirarsi), a Fabrizio De Andrè (ricorderete sicuramente il bellissimo album uscito nel 2019 a firma Sambene dedicato proprio all’artista genovese intitolato “I Sambene cantano De Andrè”) e a Claudio Lolli (al quale, come abbiamo già detto, è dedicata una traccia del lavoro).
Personalmente, oltre ad una eccellente pulizia del suono, ho trovato in quest’ultimo lavoro di Sonaglia anche un miglioramento nella voce, che risulta essere calda, limpida e pulita in perfetta armonia con la musica; inoltre l’interpretazione delle canzoni risulta coinvolgente e il cantautore marchigiano le vive con il trasporto necessario, rendendole personali e sincere.
Si parte con “Primavera a Lesbo” (singolo scelto per il lancio dell’album), brano dedicato alle migliaia di profughi in fuga dai bombardamenti delle guerre confinati nell’isola di Lesbo in Grecia; oltre all’indifferenza di tutta la comunità europea i profughi devono anche fare i conti con la pandemia da Covid-19 e per loro il destino è doppiamente segnato (molto significativo a tal proposito l’ultimo verso “Lavatevi le mani!/Teneteci a distanza!”). La chitarra di Sonaglia è la protagonista assoluta della canzone con il suo incedere spedito mitigato dal lamento vero e proprio del violoncello, a sottolineare la drammaticità della situazione.
“Ballata per Cuba” indaga i tradimenti della rivoluzione socialista castrista da parte dei vari apparati burocratici e chiude sul finale con la speranza che tali ideali vengano restituiti alle masse per fare una nuova rivoluzione (“Compagno, è la tua radio che ti parla di nuovo. Nuova la risoluzione: perché l’hai fatta, ora sai rifarla. Questo resta della rivoluzione”). Musicalmente parlando è una ballata dal sapore guthriano/dylaniano/springsteeniano con la chitarra e l’armonica che danno ritmo e velocità al brano.
“Ballata per Stefano”, dedicata a Stefano Cucchi, è una delle prime canzoni che Sonaglia ha inciso prima della pubblicazione dell’album, e narra le tristi vicende riguardanti l’uccisione di Cucchi, avvenuta a 31 anni il 22 ottobre del 2009. Qui l’uso preponderante della chitarra elettrica serve a narrare la drammaticità dell’evento e l’uso distorto dello strumento serve ad evidenziare tutte le distorsioni presenti in questa vicenda.
Con “Ballata per Claudio” Marco Sonaglia rende omaggio ad uno dei cantautori italiani più sottovalutati: Claudio Lolli, scomparso il 17 agosto 2018. Il brano è un vero e proprio omaggio oltre che al cantautore bolognese, anche e soprattutto ai suoi ideali rivoluzionari mai sopiti (“E chi ha più visto zingari felici?”). Anche qui la chitarra è la protagonista, come lo era nelle canzoni di Lolli, insieme ad inserti elettronici di Paolo Bragaglia ben calibrati.
Si arriva a metà album con la “Ballata della vecchia antropofaga”, che sta a simboleggiare la società capitalistica che non hai mai smesso di fare degli uomini carne per altri uomini; qui la voce e la chitarra del cantautore marchigiano hanno quasi un andamento psichedelico, quasi a voler sottolineare il potere ‘cannibalesco’ della vecchia antropofaga.
Si continua con “Ballata a una ballerina”, canzone struggente dedicata agli ultimi istanti dell’esistenza della ballerina polacca ebrea Lola Horovitz (nome d’arte di Franceska Mann), morta a soli 26 anni nel campo di concentramento di Auschwitz dopo aver combattuto strenuamente (“ballata per chi sa che andrà a morire e nell’esempio sceglierà di vivere”); questo è un altro brano che ci insegna come conoscere il passato è fondamentale per evitare di fare gli errori in futuro (come direbbero i Nomadi, altro gruppo a cui Sonaglia si ispira, “ieri impegna l’oggi nel domani”). La drammaticità dell’evento è scandita dal pizzicato lento e triste della chitarra di Sonaglia, con la sua voce perfettamente calata nella parte.
Con “Ballata dello zero” ritorniamo ai giorni nostri, ossia alla figura dell’ex Sindaco di Riace Mimmo Lucano, in particolar modo ad un episodio del giugno 2018 quando l’allora Ministro degli Interni Salvini diede dello “zero” all’allora Sindaco di Riace. Con questo brano, oltre a prendere le parti di Lucano, si rivendica con orgoglio un modo rivoluzionario di concepire l’intera comunità/umanità in contrapposizione al potere costituito da politici senza umanità e senza cuore (“quando non ci sarà un primo e un secondo e, tutti zeri, faremo uno zero, un cerchio solo, un girotondo: il mondo”). Musicalmente parlando sono sempre la voce e la chitarra ad essere i protagonisti della scena, con la chitarra che parte lenta per essere poi avvolgente nel dipanarsi della ballata.
Si va verso il trittico finale con “Ballata per Sacko” dedicata al sindacalista Sacko Soumaila, ucciso a soli 29 anni con una arma da fuoco il 2 giugno 2018 mentre cercava di aiutare i suoi compagni di sfruttamento a costruire un giaciglio di fortuna con delle lamiere (“E’ che lo Stato è il primo che ti spolpa!/Gli sembra sangue il mio finché sono vivo?”); la canzone inizia con una chitarra ritmata che ricorda la Tracy Chapman degli inizi (a me l’inizio ha ricordato “Mountains of things”) e successivamente è un crescendo dolente fino alla fine, dove la tragedia di Sacko esplode in tutta la sua crudeltà fino agli ultimi istanti della sua vita.
La penultima canzone, “Ballata dell’articolo 18”, affronta , partendo da una intervista ad un operaio emiliano, gli effetti derivati dallo smantellamento dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (ad ogni denuncia di questi effetti alla fine “non dico il nome, scrivi “un operaio”); musicalmente sembra quasi un valzer con le denunce di tali effetti evidenziate dalla chitarra ritmata.
L’album si chiude con “La mia classe”, che è una vera e propria riflessione sugli ideali smarriti di una certa sinistra, di un certo sindacato e del movimento operaio, ideali che tuttavia rifioriranno in un futuro forse non troppo lontano (“La mia classe riavrà tutto quando Classe riavrà nome, quando l’altra classe, come classe, avrà odiato e distrutto, e da niente, sarà tutto”); potrebbe sembrare una chiusura senza speranza ma proprio l’ultimo verso ci indica il futuro…e da niente, sarà tutto. Anche qui la voce e la chitarra sono i padroni della scena e grazie al loro ritmo incalzante forniscono ancora più vigore e più significato alle parole di Lo Galbo.
Marco Sonaglia
Ballate dalla Grande Recessione
Género: Cantautorale
Canciones:
- 1) Primavera a Lesbo
- 2) Ballata per Cuba
- 3) Ballata per Stefano
- 4) Ballata per Claudio
- 5) Ballata della vecchia antropofoga
- 6) Ballata a una ballerina
- 7) Ballata dello zero
- 8) Ballata per Sacko
- 9) Ballata dell'articolo 18
- 10) La mia classe