Il cimitero di Staglieno e la musica

Pubblicato il 03/05/2015

Topics : Musica - Arte

Il cimitero di Staglieno è una vera e propria miniera d'arte e non per niente è uno dei cimiteri monumentali più importanti d’Europa. Abbiamo approfittato di una mattinata in aprile per andare a fare un tour fotografico tra i suoi monumenti.
Oltre ad una selezione di foto, in questo articolo, riportiamo alcuni punti di contatto tra il cimitero e il mondo della musica.

 

Michele Novaro

Nel cimitero è sepolto Michele Novaro (23 dicembre 1818 – 21 ottobre 1885), il compositore genovese che tra le altre cose ha “firmato” la musica dell'Inno d'Italia,"Il Canto degli italiani", su testo di Goffredo Mameli.
Novaro dedica la sua vita musicale a inni e canti patriottici per supportare il Risorgimento italiano.
Da sottolineare che tra il 1864 e il 1865 fonda la "Scuola Corale Popolare", una scuola gratuita alla quale dedica molte energie. Purtroppo questa bontà d'animo e di ideali, gli creò problemi economici e morì in uno stato di povertà.
Il monumento funebre presente a Staglieno venne finanziato dai suoi ex allievi.
Tra le curiosità riportiamo che Michele Novaro è citato in alcune canzoni, tra cui "Sfiorivano le viole" di Rino Gaetano ("mentre io aspettavo te, Michele Novaro incontra Mameli e insieme scrivono un pezzo tuttora in voga mentre io oh ye aspettavo") e "Cose che non capisco" di Caparezza ("Storia: Risorgimento italiano, non fare il baro o chiamo il notaro. Perché non dirlo, il tema dell'inno non è di Mameli è di Novaro.")

 

Joy Division

I Joy Division, pur con la loro breve durata, sono stati uno dei gruppi più influenti della new wave.
Il collegamento tra i Joy Division e Stagieno è Peter Saville.
La copertina del primo disco dei Joy Division, "Unknown Pleasures" fu progettata dal grafico Peter Saville. L’immagine originale è stata estratta dalla “Cambridge Encyclopedia Of Astronomy” e rappresenta le pulsazioni elettromagnetiche della prima Pulsar scoperta, la CP 1919. L’immagine divenne molto famosa e negli anni successivi comparve in ogni tipo di gadget.
Anche la copertina del disco successivo, "Closer" fu affidata a Saville e questa volta scelse una foto scattata da Bernard Pierre Wolff presso il Cimitero Di Staglieno, che raffigura la tomba della famiglia Appiani. Probabilmente è stata scelta questa foto per esperimere le atmosfere plumbee e decadenti del disco.
Le registrazioni di "Closer" si effettuarono tra il 17 e il 30 marzo del 1980, ma il 18 maggio 1980 Ian Curtis, il cantante del gruppo, viene trovato morto impiccato nella sua casa.
Nel giugno 1980 il disco Closer viene anticipato dal singolo "Love Will Tear Us Apart". Per la copertina della versione 12" del singolo, viene scelta un’altra immagine scattata nel cimitero di Staglieno. Questo brano è l'unico per cui sia stato fatto un video con Ian Curtis in vita.
Il disco "Closer" esce postumo il 18 luglio 1980, a due mesi esatti dalla morte.
Dopo la morte del frontmen, i Joy Division si sciolgono e i tre rimanenti formano i New Order.
Oltre ai due dischi citati, ritengo indispensabili "Steel", "Substance" e le "Peel Session". Le altre uscite sono ennesime raccolte, oppure live con scarsa qualità di registrazione.
Per quanto riguarda la biografia, sono da consigliare "Così vicino, così lontano. La storia di Ian Curtis e dei Joy Division", scritto dalla ex moglie Deborah Woodruff Curtis e "Joy Division. Tutta la storia" scritto da Peter Hook.
Ho trovato anche molto ben fatto il film che narra la storia dei Joy Division, intitolato "Control" e diretto da Anton Corbijn.

 

Fabrizio De André

Fabrizio De André (18 febbraio 1940 - 11 gennaio 1999) è uno dei cantautori più importanti italiani ,ed è stato seppellito a Staglieno nella tomba di Famiglia.
Ha pubblicato 13 album in studio, usciti tra il 1967 (Volume I) e il 1996 (Anime Salve ).
E’ inserito, insieme a Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Gino Paoli e Luigi Tenco, nella cosiddetta “Scuola Genovese”, un movimento che ha rinnovato profondamente la musica italiana.
Di natura libertaria e pacifista, spesso nei suoi brani ha parlato di figure emarginate e ”deboli”.
Nessuno inventa da zero, ma De André è stato particolarmente bravo a recuperare elementi già esistenti sia nella musica che nei testi altrui e a reinterpretarli alla sua maniera, miscelando tendenze e atmosfere colte in giro.
L'ispirazione iniziale di De Andrè è stata fornita dai cantautori francesi, in particolare Brassens.
La popolarità sopraggiunge con il brano "La canzone di Marinella" (non con la sua incisione del 1964, ma con l'interpretazione di Mina).
Nel 1968 esce il primo concept "Tutti morimmo a stento" (ispirato alla poetica di François Villon), nel 1973 il concept "Storia di un impiegato" (la storia di un impiegato nel maggio del 1968) e nel 1970 il concept "La buona novella" con personaggi del vangelo e degli scritti apocrifi.
Non tutti i dischi vennero accolti bene dalla critica, ma molti furono rivalutati successivamente (ad esempio "Storia di un impiegato").
Con il disco Creuza de mä del 1984, assistiamo ad una svolta: è cantato completamente in dialetto genovese, musicalmente può essere considerato un disco di world music, ed è un vero e proprio capolavoro.
E' del 1996 l'ultimo disco, "Anime Salve" anch'esso tra i migliori album del cantautore.
Nel corso della sua carriera De André ha collaborato sia per i testi che per le musiche con moltissime persone: Francesco De Gregori, Massimo Bubola, PFM, Mauro Pagani, Ivano Fossati, ecc.

Mario Cappello

Mario Cappello (1895 - 1954) nasce a Genova, è stato un cantante che ha scritto brani in dialetto genovese, di cui il più famoso rimane "Ma se ghe penso". Ebbe molto successo non solo in Italia, ma anche all'estero, in Germania incise dei 78 giri per la Parlophon e in America Latina, dove era forte la presenza di immigrati, fece molte esibizioni. Divertente il fatto che quando partiva per queste tournè si portava sempre dietro sia il pesto che i mazzetti di basilico!

Riportiamo di seguito il testo di "Ma se ghe penso" (in italiano "Ma se ci penso"), una dedica nostalgica alla città di Genova.

« O l'ëa partîo sensa 'na palanca,
l'ëa zà trent'anni, forse anche ciû.
Ô l'aiva lottòu pe mette i dinæ a-a banca
e poèisene ancon ûn giorno turnâ in zû
e fâse a palassinn-a e o giardinetto,
co-o rampicante, co-a cantinn-a e o vin,
a branda attaccâa a-i ærboi, a ûso letto,
pe dâghe 'na schenâa seja e mattin.
Ma o figgio ô ghe dixeiva: "No ghe pensâ
a Zena cöse ti ghe vêu tornâ?!"

Ma se ghe penso allôa mi veddo o mâ,
veddo i mæ monti e a ciassa da Nûnsiâ,
riveddo o Righi e me s'astrenze o chêu,
veddo a lanterna, a cava, lazû o mêu...
Riveddo a-a seja Zena inlûminâa,
veddo là a Fôxe e sento franze o mâ
e allôa mi penso ancon de ritornâ
a pösâ e össe dove'hò mæ madonnâa.

O l'ëa passòu do tempo, forse tróppo,
o figgio o l'inscisteiva: "Stemmo ben,
dove ti vêu anâ, papà?.. pensiemmo dóppo;
o viaggio, o mâ, t'é vëgio, no conven!"
"Oh no, oh no! mi me sento ancon in gamba,
son stanco e no ne pòsso pròppio ciû,
son stûffo de sentî: señor, caramba,
mi vêuggio ritornâmene ancon in zû...
Ti t'é nasciûo e t'hæ parlòu spagnòllo,
mi son nasciûo zeneise e... no ghe mòllo!"

Ma se ghe penso allôa mi veddo o mâ,
veddo i mæ monti e a ciassa da Nûnsiâ,
riveddo o Righi e me s'astrenze o chêu,
veddo a lanterna, a cava, lazû o mêu...
Riveddo a-a seja Zena inlûminâa,
veddo là a Fôxe e sento franze o mâ
e allôa mi penso ancon de ritornâ
a pösâ e osse dove'hò mæ madonnâa.

E sensa tante cöse o l'è partîo
e a Zena o g'ha formòu torna o sêu nîo. »

« Era partito senza un soldo,
erano già trent'anni, forse anche più.
Aveva lottato per mettere i soldi in banca
e potersene un giorno tornare ancora giù
e farsi la palazzina e il giardinetto,
con il rampicante, con la cantina e il vino,
la branda attaccata agli alberi a uso letto,
per coricarcisi sera e mattina.
Ma il figlio gli diceva: "Non ci pensare
a Genova cosa [perché] ci vuoi tornare?!"

Ma se ci penso allora io vedo il mare,
vedo i miei monti e piazza della Nunziata,
rivedo il Righi e mi si stringe il cuore,
vedo la Lanterna, la cava, laggiù il molo...
Rivedo la sera Genova illuminata,
vedo là la Foce e sento frangere il mare
e allora io penso ancora di ritornare
a posare le ossa dove è mia nonna.

Ed era passato del tempo, forse troppo,
il figlio insisteva: "Stiamo bene,
dove vuoi andare, papà?..[ci] penseremo dopo;
il viaggio, il mare, sei vecchio, non conviene!"
"Oh no, oh no! mi sento ancora in gamba,
sono stanco e non ne posso proprio più,
sono stufo di sentire: señor, carramba,
io voglio ritornarmene ancora in giù...
Tu sei nato [qui] e hai parlato spagnolo,
io sono nato genovese e... non ci mollo!"

Ma se ci penso allora io vedo il mare,
vedo i miei monti e piazza della Nunziata,
rivedo Righi e mi si stringe il cuore,
vedo la Lanterna, la cava, laggiù il molo...
Rivedo la sera Genova illuminata,
vedo là la Foce e sento frangere il mare,
e allora io penso ancora di ritornare
a posare le ossa dove sono i miei avi.

E senza tanti indugi è partito
e a Genova ha formato di nuovo il suo nido. »

Photography by Fabrizio Pucci
Photography by Fabrizio Pucci
Photography by Fabrizio Pucci
Photography by Fabrizio Pucci
Copertina del disco "Closer" dei Joy Division
Photography by Fabrizio Pucci
Copertina del 12" "Love will tear us apart" dei Joy Division
Photography by Fabrizio Pucci
Photography by Michele Porcile
Photography by Michele Porcile
Photography by Michele Porcile
Photography by Michele Porcile